CAMBIO | Oliviero Toscani. “I bracci della morte puzzano di morte”

Che cosa si può consigliare a quanti vogliono andare a vedere la mostra fotografica di Oliviero Toscani “Noi, nel braccio della morte”, al Palazzo della Cultura di Stazzema in Cardoso? Di guardare e riguardare le foto esposte che non perdono di vigore e attualità seppur scattate nel novembre 1999, anzi. Immagini e volti ripresi da un fotografo costantemente alla ricerca inesausta e vitale del suo più profondo essenziale livello di ‘unlooked’ della comunicazione, che sono il frutto di un’inchiesta sul campo, quasi un’osservazione partecipante oltre il no limits delle sbarre, lungo la linea dell’ombra che segna la demarcazione cosciente, visibile, architettonica e topografica tra la vita e la morte. Insomma un classico a tutta stampa del fotogiornalismo e della ricerca etnografica di alto profilo, esito di un grand tour commissionato dall’associazione ‘Nessuno Tocchi Caino' che scelse Toscani per attraversare la soglia dei penitenziari del Texas, dell’Illinois e della Florida, luoghi simbolo, postazioni fortezza, per parlare con i prigionieri condannati al braccio estremo della pena capitale. Un giro in nove prigioni, non certo posti di delizia quanto invece ‘una combinazione tra medioevo e tecnologie avanzate, con celle che hanno tutta la tecnologia possibile per tenere la gente dentro e dall’altra specchio lucido di una mentalità medievale di eliminare quelli che si pensa vadano eliminati per ragioni di giustizia anche quando da millenni sappiamo che giustizia non è ammazzare la gente come principio.' E proprio perché lo sostiene Toscani sembra di tornare indietro sulle pagine di un vecchio libro, un testo indimenticabile, forse introvabile, com’è stato e com’è ‘Fratelli di Soledad’ di George Jackson, Einaudi, collana Gli Struzzi 49,1970, epigrafato con una frase che dice ‘la storia insegna che il destino futuro di una nazione sta scritto dentro le sue prigioni.” Dice Oliviero con uno dei suoi ‘head line’ immediati e sorgivi che si fanno riflessione aperta nel parlare ad alta voce, che ‘i bracci della morte puzzano di morte'. E questo perché ‘sono dei posti medievali dove si sente proprio un’antica energia medievale, incivile, violenta e nello stesso tempo sì è forse nei posti tecnicamente più avanzati del mondo. Luci, laser, telecamere, serrature elettroniche. Una roba tremenda, un posto molto estremo.' Tutto vero, forse persino inverosimile, riascoltando il racconto, la sua memory autentica che Toscani ha riproposto a Stazzema, paese di per sè emblematico, riandando avanti e non indietro col nastro, dopo tanti anni a quei giorni di un lungo viaggio, comunque appostandola in premessa con un’evidenza che merita sottolineatura, il richiamo e la ‘giustapposizione’: “non tutta l’America ha la pena di morte. Non è giusto dire che gli Usa hanno la pena di morte. Ci sono degli stati americani che non hanno mai avuto la pena di morte anche quando l’avevamo noi. L’America è fatta di 52 stati di cui qualcuno è per la pena di morte altri non lo è. Anzi più della metà non lo è. Perché qualcuno ti dice, guarda che il mio Stato non è mai stato per la pena di morte…”


_vitobarresi@CamBioQuotidiano


La mostra “Noi, nel braccio della morte” si compone di 72 grandi pannelli: accanto ai volti, talvolta in pannelli doppi, si ritrovano le interviste e le storie dei 21 condannati a morte, per i quali le sentenze sono state ormai eseguite, corredate con alcune frasi tratte dalle interviste che fanno da report di storie di vita e di morte, account biografici, rilievi socio psicologici, storia tragica di traiettorie umane e destini disperati.

Per cui sembra di sentire il sound track di un film, l ticchettio del tempo che scorre, i rumori interiori della sofferenza, le urla e le imprecazioni nelle celle del silenzio, le preghiere e le bestemmie contro se stessi, le parole, sì soltanto le parole anche mute, l'amore immenso che mai più potrà esprimersi verso qualcuno, una cosa, un attimo un momento, tutto un vissuto implosivo che narra l’altra faccia del mondo, il parallello tetragono del volto del disumano, il vizio assurdo di continuare a credere nella vita. Anche quando non c’è più all’orizzonte del mondo né giustizia, né misericordia, né speranza.

Le foto di Oliviero non sono realtà edulcorate nemmeno favole belle.

Vi racconterò due storie, avverte quasi sottovoce, velocemente. “Mi ricordo quando ero bambino, avrò avuto dieci anni, che alla radio si sentiva parlare di un condannato che lo mettevano sulla sedia elettrica e poi all’ultimo momento lo mandavano indietro. E’ andato avanti dodici volte. Dodici volte si è seduto sulla sedia elettrica e per dodici volte è stato riportato via finchè alla fine riuscirono a bruciarlo. E mi ricordo questa cosa qui da ragazzo che mi aveva affascinato. E quando sono diventato membro dell’associazione Nessuno Tocchi Caino sono riuscito a mettere insieme un lavoro abbinandolo a un catalogo della Benetton. E’ una cosa assurda…uno dice è una cosa assurda fare un catalogo di modelli che vogliamo eliminare e di abiti che non si possono comperare. Quindi già un’azione contro tutto il sistema del marketing e del consumo. Mi ricordo le discussioni con Luciano Benetton. Giusto, lo facciamo. E devo dire che è stata l’azione più importante nel mondo della pubblicità. E’ stato un lavoro che tutti si ricordano perché andò contro le regole del mercato e nello stesso tempo ha fatto del marchio, il marchio più conosciuto al mondo in quel momento.”


Oliviero Toscani. The arms of death stink of death - What can you recommend to those who want to go to see the exhibition Photographic exhibition by Oliviero Toscani "We on death row", the Palace of Culture in Cardoso of Stazzema? To see again and the photos on display that do not lose vigor and relevance albeit taken in November 1999, in fact. Images and faces taken by a photographer constantly inexhaustible research and life of its most essential deeper level of 'unlooked' communication, which are the result of an investigation on the field, almost no limits beyond the participant observation of the bars along the shadow line that marks the conscious demarcation, visible, architectural and topographical between life and death. In short, a classic full-press of photojournalism and ethnographic research of high-profile, the result of a grand tour commissioned by 'HOC Toscani who chose to cross the threshold of prisons in Texas, Illinois and Florida, landmarks , fortress stations, to talk to prisoners sentenced to the extreme wing of capital punishment. A tour in nine prisons, certainly not as places of delight rather 'a combination of medieval and advanced technologies, with cells that have all the possible technology to keep people inside and the other shiny mirror of a medieval mentality to eliminate those that think should be removed for reasons of justice for thousands of years even when we know that justice is not killing people as a principle. "And because it supports Toscani seems to turn back the pages of an old book, a memorable text, perhaps impossible to find, as it is It was and how 'Soledad Brothers' George Jackson, Einaudi, necklace Ostriches 49.1970, epigrafato with a sentence that says' history teaches that the future destiny of a nation is written inside its prisons. "He says Oliviero with its its' headline 'they do open reflection and loudly that' the arms of the stink death of death ". And this is because 'are medieval places just feels ancient medieval energy, uncivilized, violent and at the same time so it is perhaps in the most technically advanced places in the world. Lights, lasers, cameras, electronic locks. A tremendous stuff, a very extreme place. "All true, perhaps even far-fetched, listening again to the story, the true memory that Toscani has revived in Stazzema, a town in itself symbolic, reminiscing and having no back after so many years in those days a long journey, still lurking in the premise evidence that deserves emphasis, recall and 'juxtaposition': "not all America has the death penalty. It is fair to say that the US has the death penalty. There are some American states that have never had the death penalty even when we had ourselves. America is made up of 52 states where someone is for the other death penalty is not. Indeed more than half is not. Because someone tells you, look what my status was never for the death penalty ... " _vitobarresi@CamBioQuotidiano