CAMBIO | NON E’ CHINOTTO SE NON C“E” L’OTTO

L’ELZEVIRO di VENTURINO LAZZARO


Cari amici buona domenica. Oggi piove, e sono sollevato da programmi, gite, passeggiate, e sono "costretto" a un momento di calma, riposo e qualche riflessione. I giornali di questa settimana sembrano un macabro libro, mal riuscito, di bassa fantascenza noir. L'altro giorno, a un amico che mi sembrava preoccupato, ho chiesto (con garbo) se ci fosse qualcosa che non va. Lui mi ha detto "niente", solo un'amica che stava poco bene, ma preferiva non parlarne. Prima di andare, stringendomi la mano, però mi ha chiesto, di sfuggita, se quella alterazione di colore, una specie di pallòre, poteva essere significativo di qualcosa. E visto che c'era, ha voluto sapere che cosa doveva farle mangiare. E poi se poteva farla uscire, e che acqua doveva bere, e anche che tinture poteva usare e che vestiti poteva indossare e di cosa doveva parlare, e fino a che ora poteva dormire e che canti poteva cantare e che balli poteva ballare e che musica poteva ascoltare e che cosa si doveva aspettare e dove doveva andare, e se pioveva che doveva fare e se il chinotto fa male, e se il prosciutto cotto lo poteva mangiare. O se era meglio il crudo. Poi se n'è andato. Ero frastornato dalla sua ansia (o dalla dedizione) ma oggi, chiuso in casa tra i giornali, penso che un eccesso di attenzione è da preferire a quel deserto che uccide e che prosciuga rapporti inesistenti, a figli sconosciuti ai genitori, a padri distanti, a madri evanescenti. Oggi lasagne coi broccoli (buone e bellissime). Buon pranzo.