Cambio > CENTOMILA SEMI DI GHIACCIO. La cassaforte artica che conserva i germogli di Madre Natura

Come dice la neuropsichiatra pazza in una delle ultime puntate di Dexter: ‘Più un hobby si discosta dal nostro lavoro quotidiano più ci appaga’. Allo spuntare del primo germoglio mi sono dedicata alla pulizia del mio balcone, la primavera si avvicina e tutto deve essere pronto affinché piante e fiori possano crescere al meglio. Da alcuni anni mi diverto anche a fare l’ortolana e a produrre vasetti di ottima conserva di pomodoro. Iniziato per caso, il mio è diventato un vero hobby. Così mi sono preparata leggendo manuali, studiando, chiedendo informazioni a chi aveva più esperienza di me. La prima cosa che ho imparato dagli abitanti della campagna è che ‘La terra è bassa!’: qualsiasi anziano passi davanti al tuo orto mentre stai disperatamente cercando di raccogliere fagiolini distinguendoli dalle foglie dello stesso colore (poi ho scoperto che esistono quelli gialli), ti ripeterà questa frase aggiungendo una bella risata. I contadini sanno essere spietati… Durante la fase di studio ero entrata in una sorta di paranoia: ‘Questo seme può germogliare?’ mi domandavo mentre raccattavo semi per strada e tentavo di farli sviluppare sul terrazzo. Facevo esperimenti lasciando un pezzo di orto libero di crescere spontaneamente. Ricordo il momento in cui mi trasformai in Scrat e inseguii una ghianda. Pensai di salvarla dalla distruzione infilandola in un piccolo vasetto di vetro. Lo feci con altri semi volati sul mio terrazzo e con quelli raccolti nei prati: sentivo che Madre Natura, annientata da una guerra globale, da un meteorite o dall’inquinamento, grazie al mio gesto gratuito sarebbe risorta. Come nel film d’animazione WALL-E, volevo permettere a questo pianeta di rigenerarsi. Temevo di avere sviluppato una certa dose di megalomania quando scoprii che alcuni tra gli uomini più potenti e ricchi del mondo avevano avuto la mia stessa idea: angosciati per il futuro e vittime dei film di animazione Disney, avevano deciso di creare sulle isole Svalbard un luogo inaccessibile dove poter conservare migliaia di semi provenienti da ogni angolo del Pianeta Terra. Si tratta di una vera e propria banca dei semi denominata ‘Svalbard Global Seed Vault’. L’accesso a questa piccola fortezza tra i ghiacci dell’artico ricorda il ‘monolito‘ di Kubrick (sarà un caso?).


_PatriziaMuzzi@CamBioQuotidiano


Per gratificarmi dovrei dire che l’idea è geniale, ma lo è nella misura in cui è anche angosciante e richiama alla mente il periodo della guerra fredda durante il quale negli Stati Uniti i bunker crescevano come funghi nei giardini di chi se li poteva permettere. Questo ‘Eden ibernato’, come lo ha definito il presidente della Commissione Europea Barroso durante l’inaugurazione avvenuta nel 2008, ha lo scopo di conservare intatto il patrimonio genetico delle più importanti specie vegetali, qualsiasi cosa accada. Parole di Barroso. Ci sentiamo più sereni? A dire il vero non molto.

L’idea di collezionare il DNA vegetale non era nuova: già dal 1984 la Nordic Gene Bank (NGB) si era preoccupata di mantenere in vita una collezione di almeno 300 specie diverse raccogliendo anche semi provenienti dalla Southern African Development Community (SADC). Negli anni le due banche si unirono in un’unica struttura denominata per l’appunto Svalbard Global Seed Valnut. Dal 2008 a oggi il numero di semi raccolti è passato da 187 mila a 840 mila, per un totale di 4 mila specie diverse. I semi sono conservati in buste di alluminio sigillate all’interno di scatole di plastica su scaffalature metalliche a una temperatura di -18 °C. La bassa temperatura e la scarsità di ossigeno ritardano l’invecchiamento dei semi riducendone il metabolismo. Hanno pensato a tutto, poiché nel caso in cui venga a mancare l’energia elettrica all’interno della struttura, il permafrost che circonda questo impianto manterrà comunque la temperatura molto bassa. L’obiettivo dichiarato è quello di tenere in affido i semi delle principali colture della terra tra cui riso, mais, frumento, patate, mele, manioca, taro, noce di cocco.

La struttura appartiene al governo Norvegese ma i geni (o i semi) appartengono alle rispettive banche dei geni. Il costo dell’iniziativa ammonta a 30 milioni di euro di cui 25 milioni sono stati donati dalla Bill & Melinda Gates Foundation; i rimanenti dalla Rockefeller Foundation, da Monsanto, gruppo Syngenta, Du Pont/Pioneer Hi-Bred, il Gruppo Consultivo per la Ricerca Agricola Internazionale (CGIAR) e dal governo norvegese.

Un po’ come farsi curare da Hannibal Lecter. Infatti, la cosa che inquieta maggiormente è il messaggio che questa struttura vuole lanciare, perché è vero che si prendono in considerazione eventi climatici catastrofici che potrebbero colpire alcune nazioni come è già capitato nel caso delle Filippine, ma perfino nei loro video promozionale si parla esplicitamente di guerre. Il fatto stesso che dentro al consiglio di amministrazione vi siano le più potenti multinazionali in campo agroalimentare è ancora più inquietante. L’idea sta funzionando perché i semi non sono solo stati stoccati ma sono stati rispediti ai centri che ne hanno fatto richiesta: Marocco, Siria, Afghanistan, Iraq. Quindi: nessun avvenimento climatico bensì per motivi di guerra. Le speculazioni le lascio a voi.


SITO UFFICIALE: https://www.regjeringen.no/en/topics/food-fisheries-and-agriculture/landbruk/svalbard-global-seed-vault/id462220/