Ma di quali concreti delitti si sarebbe macchiato quello che era all’epoca dei fatti contestati il più importante esponente del PD calabrese della vecchia guardia, salito in direzione nazionale come fedelissimo dell’allora sindaco di Firenze Matteo Renzi, cioè Sandro Principe che andava a Roma con Ernesto Magorno più il veltroniano Marco Minniti, i tre cuperliani Alfredo D'Attorre, Nico Stumpo, Enza Bruno Bossio e la civatiana Maria Carmela Lanzetta? Pesantissimi scrivono, contestualmente e testualmente, i giudici Ferraro, Bombardieri, Bruni e Luberto, che nell’ordinanza di custodia cautelare calano episodi, fatti, eventi, momenti, dialoghi, intercettazioni, tutte fattispecie concrete trasfuse in quelle astratte del codice di procedura penale, che compongono il ‘romanzo criminale’ che sfregia l’immagine personale non solo dei rei e dei correi ma anche del maggior partito di governo a livello nazionale e regionale. A stralcio si può quindi effettuare una orribile campionatura di nefandezze che certo dovrebbe far sommuovere la coscienza del maggior partito della sinistra italiana, il PD, ingiungendogli un repentino atto di resipiscenza morale quale quello di destituire immediatamente l’attuale segretario regionale Ernesto Magorno e di consegnare il Partito a un commissario/a giovane e capace di rimettere legalità, diritto, sicurezza e trasparenza in un ginepraio di spaventosi sospetti. Invece niente di tutto questo. Anzi in Calabria il Pd mostra ancora una volta una faccia di bronzo assolutamente unica nella storia politica recente che getta un’ombra inquietante sul ceto dirigente di un Partito permeabile da parte di forze oscure e lobbies ‘ndranghetistiche, come è già avvenuto in quel di Reggio Calabria e di Crotone, anche con condanne di personalità di spicco poi passate definitivamente in giudicato. Sta di fatto che i più importanti dirigenti del Pd nazionale e calabrese, con in testa la Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, eletta alla Camera come capolista nella circoscrizione Calabria, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai Servizi Segreti, Marco Minniti, candidato ed eletto al Senato nel 2013 come capolista del PD nella regione Calabria e il Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, già eletto in quegli anni oscuri della vicenda rendese Presidente della Provincia di Cosenza, hanno ritenuto di non profferire alcuna parola sull’accaduto, rinchiudendosi in uno stretto, inspiegabile e molto grave silenzio politico a mezzo stampa radio e tv. Nessuna dichiarazione, persino scomparse le tracce di ogni possibile loro collegamento con Principe e compagnia tanto che che su Internat chi incrocia i loro cognomi nei motori di ricerca si imbatterà nella laconica e purtroppo impressionante dicitura “Alcuni risultati possono essere stati rimossi nell'ambito della normativa europea sulla protezione dei dati.”
_vitobarresi@CamBioQuotidiano
Ora tocca a Principe stare alla sbarra con accuse descritte, rappresentate e analizzate con parole che destano vivo allarme allorquando si legge che “la ragione per cui procacciavamo dei voti a favore di Principe e dei candidati appartenenti al suo partito e alla sua coalizione riposavano sul fatto che il Principe, o dal punto di vista amministrativo quando aveva ricoperto cariche pubbliche, ovvero quale leader politico di coalizione quando candidati erano suoi uomini, aveva favorito e favoriva la cosca nel suo complesso oltrechè esponenti di primo piano della cosca medesima. Il vantaggio della cosca si concretizzava nel fatto che parte delle retribuzioni dei dipendenti venivano pagate solo fittiziamente ai medesimi, nel senso che una parte della retribuzione dei singoli dipendenti, confluiva nella bacinella della cosca, infatti nessuno dei dipendenti si poteva sottrarre a finanziare forzosamente le casse della cosca medesima…”
Sempre a dire dei giudici Principe “nella sua veste di leader politico della coalizione e di soggetto in grado di incidere sulle scelte amministrative e procimentali del comune di Rende anche allorché non ricopriva alcuna carica istituzionale e formale, si poneva a disposizione e prometteva, in cambio dell’impegno elettorale da parte di quest’ultimo a favore della coalizione del Principe medesimo, di attivarsi per sollecitare erogazioni pubbliche da parte del comune di Rende a favore della cooperativa Europa Service 2010, favorendo l’assunzione del figlio di un esponente di vertice di una cosca di ‘ndragheta nonché l’ulteriore assunzione di 23 dipendenti risultati legati da vincoli di parentela o affinità o comunque contigui con esponenti di vertice della stessa cosca, i quali, unitamente ad altri dipendenti della coperativa si attivavano per la realizzazione di attività di propaganda elettorale a favore del Principe medesimo o di candidati espressione del predetto Principe nel corso delle varie campagne elettorale…”
The three monkeys the Democratic Party. Marco Minniti, Mario Oliverio and Rosy Bindi in front of the Prince case - But what specific crimes would have spotted what it was at the material time the most important exponent of the Calabrian PD of the old guard, in the national leadership of the then loyalist soared as mayor of Florence, Matteo Renzi, that Sandro Principe who went to Rome Ernesto Magorno more veltroni Marco Minniti, the three cuperliani Alfredo D'Attorre, Nico Stumpo, Enza Bruno Bossio and civatiana Maria Carmela Lanzetta? Heavy write, and simultaneously verbatim, the Ferraro judges, Bombardieri, Bruni and Liberto, that the order for remand fall episodes, facts, events, moments, dialogues, interceptions, all actual cases transfused into abstract ones of the Code of Criminal Procedure and that make up the 'crime novel' scarring personal image not only of offenders and accomplices but also of politics and the majority party of government at national and regional level. A write-off you can then make a horrible sampling of atrocities which certainly should do stir up the conscience of the majority party of the Italian left ordering him in a sudden act of moral remorse as to immediately depose the current regional secretary of PD Magorno and deliver the Party a Commissioner / a young and able to put in a legal quagmire of scary suspects. However none of this fact in Calabria shows the Democratic Party once again a unique poker face that casts ominous shadow on the ruling class of a Party permeable by dark forces and lobbies' ndranghetistiche, as has already happened in that Reggio Calabria and Crotone, also with leading figures convictions then passed definitively judged. The fact is that the most important leaders of the National Democratic Party and Calabria, led by the Chairman of the Parliamentary Anti-Mafia Commission, Rosy Bindi, who was elected to the House as leaders in Calabria constituency, the Secretary to the Prime Minister with responsibility to the Secret Service Marco Minniti, nominated and elected to the Senate in 2013 as leaders of the Democratic Party in the Calabria region and the President of the region of Calabria Mario Oliverio, already elected in those dark years of the story rendese President of the Province of Cosenza, have decided not to utter any words about what happened, locking themselves in no tight, inexplicable and very questionable blackout. No statement, disappeared traces of any possible link them with Prince and company, while that of internees who crosses their surnames will bump in the laconic and unfortunately awesome words "Some of the results may have been removed as part of the European legislation on data protection." _vitobarresi@CamBioQuotidiano