PRIMO MAGGIO PER GIULIO REGENI. Festa in memoria di un martire dei diritti e della libertà

9 aprile 2016, 09:27 100inWeb | di Vito Barresi

di VITO BARRESI
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Ci vorrà forse un appello popolare, un insieme di testimonianze tipo grandi firme, come un tempo si usava raccogliere tra intellettuali à la page, artisti e uomini della cultura e dello spettacolo, per convincere i tre ‘leader’ del sindacalismo storico, la famosa triplice Cgil-Cisl-Uil, che la festa del primo maggio 2016 sia dedicata a un solo nome, quello di un autentico, e forse persino ignaro del suo straordinario esempio umano, politico, valoriale e morale, martire della libertà sindacale nell’epoca della globalizzazione e del mercato sregolato, qual è stato ed è per tutti in Italia, il compianto e ancora senza giustizia Giulio Regeni? Noi riteniamo che il gesto dovrebbe già prorompere spontaneo, onorando il nome di un giovane che si è aggiunto con candore e coraggio, con l’olocausto della sua stessa vita, alla lunga lista epocale di tanti combattenti per la libertà sindacale e i diritti dei lavoratori, purtroppo ormai calpestati nella nuova e spesso infernale geografia del post fordismo e del dopo capitalismo novecentesco. Con avvertita sofferenza e altrettanto forte sentimento di umanità e solidarietà viene da dire che a Giulio non mancano i titoli per ottenere questa giusta commemorazione nazionale, collettiva e corale, per far giungere in ogni dove si lotta e si combatte per i diritti la voce operaia di un Italia che vede i suoi ragazzi, maschi e femmine, subire l’onta e il dolore di non avere speranza di una lavoro stabile e sicuro, l’opportunità di costruire il loro e il nostro Paese del futuro e dell’oggi. Occorre quindi far sgorgare in ogni piazza d’Italia, negli uffici e negli opifici ancora aperti, un immenso grido di giustizia e verità su Giulio come su Valeria Solesin (anche lei vittima della barbarie terroristica, anche lei esperta e impegnata sui temi difficili e controversi del lavoro) dedicando in Italia e poi anche altrove in Europa, la titolazione di un Primo Maggio diverso dal solito diversivo ad amarcord tra le belle bandiere di una scialba liturgia, magari soltanto ravvivata da qualche folata di rock and roll. Scrivendo a proposito del sindacalismo indipendente in Egitto Giulio annotava che “la strada appare ancora lunga e accidentata, ma è unicamente da questi fermenti sociali che può scaturire la speranza per un Egitto realmente democratico. E gli sviluppi di queste iniziative meritano di essere seguiti con attenzione e vicinanza, anche da questa parte del Mediterraneo. Sono gli stessi sindacalisti egiziani che ce lo chiedono, facendo appello a realtà sociali simili a loro in Italia e in Europa, per sviluppare forme di scambio, solidarietà e cooperazione che possano rafforzarli e incoraggiarli in questa delicata fase storica. Questi esperimenti dal basso potrebbero forse indicare anche a noi nuove traiettorie per un sindacalismo – al contempo combattivo e democratico – al passo con le trasformazioni imposte dalla globalizzazione del ventunesimo secolo.”


*Design Thinker Pierpaolo Barresi / thisisyobi.com


Fu quella di Giulio Regeni una scelta di vita, il riconoscersi parte dei problemi degli altri, un attaccamento alla causa dei marginali, dei diseguali, degli esclusi, degli sfruttati in ogni parte del mondo, nel quadro urbano de Il Cairo, un immenso quartiere della globalizzazione distorta, dove costantemente si negano i tre diritti fondamentali alla terra e al territorio, al lavoro e al sindacato, alla libertà di difesa e tutela delle più elementari e sacrosante norme di rispetto, alla casa e alla sicurezza personale e sociale, ritrovandosi nell’intrico infernale di una tragedia umana, dopo aver consapevolmente affrontato la battaglia per una giusta causa, partecipando alle lotte e alle battaglie dei lavoratori egiziani, dando ennesimo esempio di quanto sia grande, ammirevole ed eroico lo spirito e il valore dell’internazionalismo che un tempo si chiamava proletario.

Per tutto questo deve essere onorato e ringraziato, qualunque sia la nostra idea, qualunque sia la nostra opinione. Assumendosi per intero il rischio delle sue indagini socio economiche, scrivendo coraggiosamente i suoi report politici e giuridici, egli ha portato avanti il compito più alto della legalità, del servizio verso gli altri, nell’abnegazione motivata e limpida della pacifica e ragionata lotta, di una irriducibile ribellione contro l’ingiustizia sociale.

Forse per questo, facendo anche nostre le parole recentemente pronunciate da Papa Francesco in Bolivia, ci accadrà di pensare che “quando guardiamo il volto di quelli che soffrono, il volto del contadino minacciato, del lavoratore escluso, dell’indigeno oppresso, della famiglia senza tetto, del migrante perseguitato, del giovane disoccupato, del bambino sfruttato, della madre che ha perso il figlio in una sparatoria perché il quartiere è stato preso dal traffico di droga, del padre che ha perso la figlia perché è stata sottoposta alla schiavitù”, sembrerà di vedere il sorriso solare e udire la bella voce di Giulio fino a commuoverci nel profondo.

Giulio è davvero il volto e la voce, le bandiere di una nuova Italia orgogliosa e aperta, intelligente solidale, colta e popolare, rispettosa del diverso e degli altri, un simbolo di umanità nuova e di speranza che ha saputo piantare tra le lacrime dei suoi stessi amici e compagni egiziani un seme di libertà proprio in un angolo abbandonato, una periferia dimentica del piante, dove il suo sguardo d’amore, la tenerezza della sua gioventù, la gioia ingenua del suo impegno sapranno dare per tutti davvero frutti rigogliosi.


GIULIO REGENI AND ITS MAY DAY. Why spend Labor Day weekend to a young martyr of freedom of Trade Unions - It may take a popular appeal, a petition, a group of large type testimonies sign, as in the past they used to collect between intellectual à la page, artists and men of culture and entertainment, to convince the three 'leaders' of unionism old, the famous triple Cgil-Cisl-Uil, to hope that the festival of may 1, 2016 is dedicated to a single name, that of an authentic, and perhaps even unaware of his extraordinary human testimony, political, and moral values, martyr freedom of Association in the era of globalization and unregulated market, which has been and is for everyone in Italy, the late and still no justice Giulio Regeni? We believe that the gesture should already spontaneously burst, leaving the name of the young who joined with candor and courage, with the burnt offering of his own life, to add to the long list of many epochal fighters for the freedom of association and workers' rights which unfortunately they are now trampled into new and often infernal geography of post-Fordism and post-twentieth-century capitalism. With suffering and felt so strong sense of humanity and solidarity is to say that Giulio no shortage of titles to get this right national commemoration, collective and unanimous, the voice of a working Italian who sees his children, male and female, suffer the 'shame and the pain of not having the hope of a job, the opportunity to build their and our country of the future and of today, doing so gushing in every square in Italy, in offices and factories still open, an immense cry of justice and truth about Giulio like Valeria Solesin (also a victim of the terrorist barbarity, she experienced and committed on through hard and controversial issues of labor) devoted to Italy and then elsewhere in Europe, the titration of a May Day differently diversion from the usual amarcord between beautiful flags of a dull liturgy enlivened only by some gust of rock and roll. In writing about the independent trade unionism in Egypt Giulio he noted that "the road appears still long and bumpy, but it is only by these social ferments that may well hope for a truly democratic Egypt. And the development of these initiatives deserve to be followed with care and closeness, even on this side of the Mediterranean. Are the same Egyptian trade unionists who were asking him, appealing to social realities similar to them in Italy and in Europe, to develop forms of exchange, solidarity and cooperation that can strengthen them and encourage them in this delicate phase of history. These experiments from below could perhaps indicate to us new paths for fighting and democratic trade unionism -at the same time - in step with the change imposed by globalization of the twenty-first century." _vitobarresi@CambioQuotidianoSocial