VITO BARRESI
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Ma l'inchino era di destra o di sinistra? La riverenza era bipartisan oppure bisognava usare qualche speciale bilancino per soppesare, comparare e infine farsi un idea di chi si genuflette? Insomma, qualche anno fa a girare per processioni, quasi si finiva di non avere più che santo votare. Tutto venne alla luce dopo il caso nazionale della festa di Oppido Mamertina finita sotto casa del boss della mala locale. Un tema che stava a cuore per il vero non solo a certi giornalisti antiscopellitiani in carriera che cominciarono a rumoreggiare risentimenti per via di intricati e ombrosi rapporti tra le parrocchie polvere della religiosità popolare e la 'ndrangheta, sempre dipinta con la maschera orrifica di onnipotente dominatrice a raggio planetario. Gli iconoclasti furiosi insieme agli zelanti portavalori morali dei soliti politicanti, come implacabili accusatori muniti di mezzi mediali e carta stampata, si gettarono a capo fitto nel pozzo di San Patrizio, un vero e proprio patrimonio etnografico lasciato dalla Chiesa all'abbandono, un bacino di valenza antropologica universale, messo a rischio dalle infiltrazioni malavitose e dunque indifeso e facile oggetto di una massiccia campagna di infiltrazione e criminalizzazione. Non ci fu festa di paese che non passava allo scanner. L'occhio aguzzo di un sinistro Kgb giornalistico - giudiziario - politico di stampo antimafiogeno doc, scartabellò tutta l'infinita sequela delle oltre mille processioni comunali e frazionali che nel corso dell'anno si svolgono in Calabria. Di Delrio non ci fu traccia e si dovette aspettare invece del Corriere di Reggio Calabria la Gazzetta di Reggio Emilia. Eravamo in piena epoca del Re Giorgio Napolitano. Il Francischiello seduto sul trono del Quirinale, capo assoluto della moderna sinistra post-comunista, per Delrio aveva un cuore che lo amava tanto, ma non si dica certo come alla voce limpida dell'infangato e povero Mino Reitano. Ma da li prese via una spietata caccia ai volti dei politici, dei prelati e degli alti funzionari dello stato, noti e meno noti, locali, regionali e nazionali, magari colti in cilicio o in contrito pellegrinaggio. Da quel gigantesco quanto disordinato book, quasi esclusivamente in mano ai media locali e alle varie cinefoto di paese, ecco saltar fuori dagli archivi iconografici la foto che ritrae il numero due del governo di Matteo Renzi, l'ormai potentissimo uomo di stato, Graziano Delrio, quando era sindaco di Reggio Emilia, in fascia tricolore d'ordinanza, immortalato in gloria per la cronaca, durante una missione diplomatico-municipale, proprio alla processione del Santissimo Crocefisso di Cutro, cupa, profonda e 'banditesca' Calabria. Scomoda presenza considerata da alcuni arbitraria tanto da suscitare qualche timido scalpore. Come si sa Cutro non è certo il paese del Rio Bo di Palazzeschi. Sicuramente una comunità operosa, ricca di storie, memorie democratiche, presidi di straordinaria cultura materiale che vanno dall'argilla al grano, dal pane forno a legna all'olio d'oliva, purtroppo come tutte nel mondo, e specie in questa regione, condizionata dal crimine organizzato, da atavici insediamenti di 'ndrangheta, locale e familistica. Ma di forni in politica ce ne sono sempre due o almeno altrettanti. Come quelli che dalle urne emiliane sfornarono i voti giusti per un PD in debito di consensi fortemente esposto alla terribile tentazione dell'inquinamento criminale e del voto di scambio 'ndranghetista.
Perché allora l'ignaro sottosegretario Delrio riuscì a pasaare la nottata scansando un vero guaio? Tutto raccontato in quel che adesso, dopo Oppido Mamertina, si presenta come un esemplare retroreport, la cui rilettura quanto meno lascia sorpresi. Il suo nome fu al centro di un pesantissimo pezzo apparso su Libero con la firma di Giacomo Amadori, sotto il titolo “Interrogato dalla Dda. Il ministro Delrio in processione nel Paese dei boss”. Qui si raccontava che in tanti in questi anni erano 'scesi' nella Calabria jonica a 'caccia' di voti per vincere le elezioni nella brumosa pianura padana.
Tra la via Emilia e il West, si concentrano oltre diecimila cittadini reggiani che vantano le loro origini cutresi. Il cronista annotava che tra i globe-trotter della preferenza unica, c’era pure l’ex sindaco di Reggio Emilia Graziano Del Rio, ministro e braccio destro di Matteo Renzi nell’opa sul Partito democratico. Lui a Cutro arrivò (ma è scritto 'atterrato') nell’aprile del 2009, alla vigilia delle elezioni per il suo secondo mandato. E fu per questo che la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, nel trascorso autunno 2012, lo audì come persona informata dei fatti (e non come indagato) nell’ambito di una complessa indagine di mafia. L’ufficio stampa di Delrio giustificò la visita a Cutro come un viaggio elettorale che “si svolse in un periodo di grande significato sociale e religioso per la comunità cutrese: la festa del Santissimo Crocifisso, patrono della città”.
Un monumento ligneo che, come avvenne per i grandi letterati Francesco Grisi e Carlo Betocchi, suscitò commosse parole e riveriti pensieri spirituali anche al primo cittadino dell'evoluta e laica Reggio Emilia esternate con gratitudine di cuore perché “alla città di Cutro ci lega una lunga amicizia, fondata sull’accoglienza reciproca e la laboriosità”.
Graziano Delrio. The minister and crucified. Frames of a trip from Reggio Emilia in Cutro - But the bow was right or left? Reverence was bipartisan, or you had to use some special sling to weigh, compare and finally get an idea of who kneels? In short, a few years ago to run for processions, as if not to have ended more than holy vote. Everything came to light after the Oppido Mamertina the party national case came under the house of the local mob boss. An issue that was at the heart for true only to certain journalists antiscopellitiani career that began to resent because of intricate and shadowy relationship between dust parishes of popular religiosity and the 'Ndrangheta painted omnipotent and planetary radius. Iconoclasts furious along with the moral valuables zealous of the usual politicians, implacable accusers, threw themselves headlong in front of that real ethnographic heritage, a universal anthropological significance basin, put at risk, and easy infeso subject of a massive campaign of criminalization , which passed to the scanner as a real though journalistic political and judicial KGB antimafiogeno Doc, all the infinite succession of over a thousand municipal and fractional processions that take place throughout the year in Calabria. Del Rio there was still no trace. We were in the heyday of power by Giorgio Napolitano II, the Francischiello of modern post-communist left. But he took them off a relentless hunt to the faces of politicians, prelates and senior state officials, known and unknown, local, regional and national, perhaps caught in a hair shirt or contrite pilgrimage. From that giant as messy book, almost exclusively in the hands of local media and the various cine pictures of the country, we find some by iconografic archives, the photo that showed the number two in the government of Matteo Renzi, the now powerful statesman Graziano Delrio, when he was mayor of Reggio Emilia, in an ordinance tricolor flag, immortalized in glory for the record, during a diplomatic mission municipal, just to the Holy Crucifix procession Cutro in Calabria. A presence considered by some arbitrary enough to stir up some buzz. As you know Cutro is not the country of the Rio Bo Palazzeschi. Definitely a hard-working community, full of stories, memories democratic, extraordinary material culture principals ranging from clay to wheat, bread from the wood oven with olive oil, unfortunately, like all the world, and especially in this region, conditioning by organized crime, in atavistic settlements' Ndrangheta, the local and familistic.
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