ITALO CALVINO A BOLOGNA SOTTO I PORTICI DI VIA INDIPENDENZA

15 aprile 2016, 09:00 100inWeb | di Vito Barresi

Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social Online


Che ne avrebbe detto Italo Calvino dell’immaginario suscitato dalle sue parole sui muri di Bologna? Scenario che si può ammirare, quasi panottico, non sotto i portici in genere felsinei ma in quelli, di cui si dirà speciali, di Via Indipendenza, affissi agli smussi, sulle fiancate, su muri papalini da vicolo cieco improvvisamente squarciato dal gioco surreale, appesi in cornici antiquariato dal logorio della vita moderna, tra colonne e clavature dell’asse prospettico che spacca Bologna, tracciandone l’albero motore a mo di linea retta, insomma a ‘decumano’ moderno. Qui di primavera c’è in mostra la visione calviniana di un paesaggio d’antica sponte settecentesca su cui si cantano gesta, amori ed eroi, del leggendario Barone Rampante che si aggirava tra campi senoni e i falchi di Re Enzo a piedi, con araldiche unità cinofile, nobili mastini, comunque sempre senza cavallino. Come in un almagesto, un atlante, un baedeker, un susseguirsi sghembo ma non asimmetrico, ben ventiquattro tavole incollate una ‘notte di primavera' in bacheche, orgogliosamente espunte d’ordine cronologico, si dipana on air la storia di Cosimo, ‘reinventata’ dall’illustratore spagnolo Robert Olmos, come vero “tributo per immagini al grande Italo Calvino e al suo indimenticabile barone rampante. Con la speranza, e l’illustrato intento, di condurre altri giovani e non alla vita libera e romantica di #Cosimo. Un invito a salire sugli alberi e a guardare lontano, a essere sempre, e nonostante tutto, fedeli a noi stessi. Una trappola per i curiosi o un invito a leggere questo capolavoro della letteratura italiana, che fa germogliare le menti di chi lo legge e non lascia indifferenti, mai”. Per cui straniati dal labirinto artistico ci si sorprende a correre balzo a balzo da un cartellone all’altro, affascinati da un Calvino, visto come scrittore che da forma e voce a un desiderio urbano negato. Appesi dove sono illustrano un’incursione potente nel territorio fondamentalmente straniero e profugo dei principali portici bolognesi, quelli di Via Indipendenza. Asta viaria centrale che è lo scrigno, la nicchia dei desideri di tante generazioni che si sono susseguite nei decenni del Novecento e in questi del Duemila (giovani, ragazze, lavoratori, disoccupati, studenti, flaneur) che qui convergono entusiasti, con gli occhi pieni di felicità, il primo giorno del loro arrivo nella terra dei tortellini alla ricerca di un sogno, dell’affermazione di un proprio desiderio giovanile di respirare e vivere Bologna. Forse come avrebbe scritto Calvino proprio questi portici di Via Indipendenza sono “una specie di sacco o di tubo in cui vorticano materiali eterogenei cui si può attribuire un’identità separata e a loro volta questi frammenti d’identità d’ordine superiore via via sempre più vasta.”


Chi era Cosimo Piovasco protagonista de Il barone rampante è presto letto. Un ragazzo, erede undicenne della famiglia dei marchesi Rondò, che fugge sull’elce piantato davanti casa perché non vuole mandar giù un piatto di lumache.

Siamo sul finire del tronitruante secolo dei Lumi. Il Settecento delle grandi rivoluzioni che sconvolgono il vecchio assetto dinastico europeo, quando Cosimo decidere di dare un taglio con la sua infanzia. Come in un rito di passaggio, sale sull’albero della nuova vita, la postazione da dove può curiosare un mondo diverso, accarezzarlo in volo planare con il pensiero, sentendosi libero da qualsiasi condizionamento, ivi compreso quello degli indigesti escargot, divenuti nel frattempo piatto tipico della cucina Illuminista.

La discontinuità tra Bologna che sta fuori e quella che si riflette in queste affiches è impressionante, magica, perturbante. Di qua il declino, l’affanno, l’opacità del vedere e dei sensi, di là il multiforme, il movimento dell’immaginario, il desiderio del cambiamento, del superamento che sfocia nel fantastico, con la rottura dello specchio e del vetro del reale.

Tanto che alla fine del giro, tra attori e comparse di questa giostra, comunque sia, esce valida l’impressione di Olmos: “vorrei che ci fossero più Cosimo al mondo. Capaci di essere fedeli al proprio ideale e mantenere le decisioni prese. Mi ha riportato alla mia infanzia, quando giocavo ad arrampicarmi sugli alberi, a fare e immaginare capanne sospese nell’aria fra i rami. La sua vita è come un gioco eterno che sfida la gravità e le leggi del mondo degli adulti e, come tutti, anche io ho pensato a cosa ne sarebbe stato di me se avessi avuto la sua stessa forza e la stessa determinazione. Cosa ne sarebbe stato di tutti noi se non ci fossimo mai arresi?
 In questo libro mi sono appollaiato con Cosimo sui rami, e con lui ho guardato giù e ho potuto vedere quanto tutto sia diverso dalla sua prospettiva. E con lui ho riso.”

Quanta nostalgia del Cosimo che fui. Quando anch'io da piccolo mi arrampicavo e cadevo dagli ulivi secolari di un solitario Sud nel campo du 'zu micu' che aveva leggenda di capo bastone dell'Onorata Società. Ma poi senza paura degli sgherri del massaro con le ginocchia sbucciate si ricominciava insieme. Più testardi di prima. Grazie Olmos per le tue sontuose tavole zeppe di fantastica vitalità.



ITALO CALVINO UNDER THE STREET PORTICI INDEPENDENCE IN BOLOGNA - Who would have said Italo Calvino imaginary aroused by his words on the walls of Bologna? Scenario that one can admire, almost panoptic, not under the arcades typically Bolognese but in those, which will be discussed special, Via Independence, posted runout, on the sides, on Gothic walls from dead end suddenly shattered by the surreal game, hanging in antique frames from the stress of modern life, including columns and axis prospective Clavature that breaks Bologna, tracing the crankshaft by way of a straight line, in short, a 'decumanus' modern. Here Spring is on display Calvino's vision of an ancient eighteenth-century landscape sponte of which are sung exploits, love affairs and heroes, the legendary Baron in the Trees who moved among Senoni fields and Re Enzo hawks walk with heraldic units dogs, noble hounds, always without horse. As in a almagesto, an atlas, a Baedeker, a crooked succession but not asymmetric, twenty-four boards glued together 'spring night in message boards, proudly expunged in chronological order, unfolds on air the story of Cosimo,' reinvented 'by 'Spanish illustrator Robert Olmos, as true "images tribute to the great Italo Calvino and his unforgettable Baron in the Trees. With hope, and shown intent to lead other young people and not to the free and romantic life #Cosimo. An invitation to climb trees and to look away, to be always, and despite everything, true to ourselves. A trap for the curious or invitation to read this masterpiece of Italian literature, which maketh the minds of the reader and does not leave indifferent, ever. " So alienated from the artistic labyrinth we are surprised running leap to leap from one billboard, fascinated by Calvino, seen as a writer that gives shape and voice to an urban desire denied. Hanging where they illustrate powerful foray into fundamentally alien and a refugee of the main porticos of Bologna territory, those of Via Independence. Auction middle road that is a treasure chest, the niche of the desires of so many generations that have followed in the decades of the twentieth century and the millennium these (young people, girls, workers, unemployed, students, flaneur) converging excited here, with full eyes of happiness, the first day of their arrival in the land of tortellini in search of a dream, the affirmation of their own young players desire to breathe and live Bologna. Perhaps as he wrote Calvin precisely these arcades of Via Independence are "a kind of sack or pipe in which swirl heterogeneous materials which can be attributed to a separate identity and in turn these fragments identity of a higher order gradually more and more extensive". - Vito Barresi Social Change Daily Online