VITO BARRESI
Cambio Quotidiano Social Online
Sono passati ormai oltre 25 anni dal giorno in cui veniva approvata la Convenzione per i diritti dell’infanzia dalle Nazioni Unite a New York. Era il novembre del 1989, l’anno della caduta del Muro di Berlino. In quei giorni si trovava negli Stati Uniti una delle firme più importanti del giornalismo italiano, a quel tempo inviato del quotidiano torinese La Stampa, Furio Colombo che scriveva e inviava a Torino per le pagine di Società&Cultura, un ampio reportage dal titolo “Bambini. E’ancora il tempo di Erode”. Una sinistra mappa che coinvolgeva tutti i Paesi: violenze torture, morte anche nei più civili. I figli dei boat people nell’orrore dei lager. La prassi omicidiaria del gruppo terrorista andino Sendero Luminoso che metteva tra le mani innocenti di ignari fanciulli mazzi di fiori esplosivi mandandoli al macello. Un’inchiesta illustrata dalla foto di un bimbo in mezzo alle rovine di Beirut che stringeva al petto il proprio gatto proprio come avviene ancora a Damasco, Aleppo e in tante altri luoghi. I diritti dei bambini profughi, e non solo, sono ancora oggi calpestati come lo erano nello scorso secolo? Perché gli stessi punti della crisi geopolitica che investe intere nazioni e popolazioni tornano adesso più visibili nelle tragedie infantili fotografate sullo sfondo azzurro di un mare che li annega in un naufragio offerto puntualmente alla vasta platea dello spettacolo mediale? La differenza tra ieri e oggi è che ciò che sta accadendo non avviene altrove ma in un contesto mondiale profondamente mutato rispetto al secolo scorso. Dentro il novero degli stati che tra loro si riconoscono e insieme fanno parte delle Nazioni Unite, le democrazie e i governi in carica, pur dotati di strumenti giuridici utili e necessari ad affrontare almeno in parte le contraddizioni determinate dalle diseguaglianze strutturali e asimmetriche dalle economie e dai poteri pubblici e privati, non riescono a dare alcuna certezza al diritto comune in materia di tutela dell’infanzia, a salvaguardare e far rispettare le norme di tutela che riguardano i profughi bambini. Il silenzio di Papa Francesco a Lesbo davanti al pianto e ai singhiozzi dei bambini profughi diventa ora e qui tanto più eloquente come lo furono le parole di Martin Luther King che si batteva per la non violenza e per l’eguaglianza. Questo perché Francesco è di fatto la prima personalità di spicco nell’attuale contesto internazionale che legittima moralmente, giuridicamente e politicamente le richieste di una vera e propria ‘minoranza’ planetaria che supera le sembianze di una moltitudine non identificabile, un soggetto definibile che porta prole che si configura come una vero e proprio nuovo ‘proletariato mondiale’. Si tratta di un fatto nuovo che va rilevato e inserito dentro e non fuori la dinamica degli stati cosiddetti avenazati e progrediti. Ciò che è sancito nella Convenzione per Diritti dell’infanzia non è niente di straordinario, scriveva Furio Colombo. La società degli adulti ha il dovere di proteggere i bambini e loro hanno il diritto di essere protetti, di non avere fame, di non avere paura, di non essere sfruttati, abusati, abbandonati, feriti, uccisi.
Per quanto irregolare e divergente possa sembrare il ragionamento dei fatti, l’esito dei mutamenti reali che cambiano lo stato di cose presente, la poderosa spinta delle nuove correnti migratorie convergenti verso l’Europa dall’Asia e dall’Africa, mette gli Stati del capitalismo avanzato, le nazioni economicamente e socialmente più potenti, di fronte al fallimento delle loro politiche di aiuto e approccio allo sviluppo dei paesi sottosviluppati.
Le stesse missioni umanitarie di tante benemerite organizzazioni governative e terze non sono riuscite a scalfire nessuna delle cause dell’ineguaglianza e a delineare una prospettiva futura per l’infanzia del terzo e del quarto mondo.
Ecco perché di fronte a questo storico smacco risulta difficile prendere atto di una verità evidente che mette quanti chiedono di entrare in Europa in una condizione di forza morale indiscutibile in quanto i soli che hanno preso la diretta iniziativa di dare forma concreta ai diritti dell’infanzia sanciti da quella Carta ormai per noi quasi inutile e dimenticata.
Una forza morale sostanziata nella tragica esperienza della violenza e della guerra, dei soprusi e delle iniquità generati da scontri armati in cui i bambini sono parte lesa immediata in quanto affamati, colpiti in modo metodico, rastrellati, braccati, abbandonati, lasciati orfani e facile preda di criminali e malviventi.
Il fatto poi non tanto inedito è dunque rappresentato proprio da quello che potrebbe essere definito come il nuovo protagonismo dei profughi in tema di diritti posto con immediatezza sull’arena dell’opinione pubblica mediale, davanti al giornalismo internazionale, alle cineprese dei registi e dei documentaristi, ai costanti e quotidiani reportage dei media globali e nazionali che mette sotto scacco l’intera impalcatura istituzionale europea che nel confronto in atto in Grecia e in Austria ha assunto il ruolo di una parte che sistematicamente e deliberatamente sta violando alcuni principi cardine della Carta infantile specie quelli afferenti al diritto al reclamo, alla sorveglianza e al controllo dei livelli minimi di umanità, sia sul piano materiale che psicologico.
REFUGEE CHILDREN SHAME OF EUROPE - It is now over 25 years since the day it was approved the Convention on the Rights of the United Nations in New York. It was November of 1989, the year of the fall of the Berlin Wall. In those days he was in the United States one of the most important names in Italian journalism, at that time correspondent for the Turin daily La Stampa, Furio Colombo, who wrote and sent to Turin to the pages of Society & Culture, a comprehensive report entitled "Children. It is still the time of Herod. " A left map that involved all countries: torture violence, even death in the most civilized. The sons of the boat people in the horror of the concentration camps. The homicidal practices of the terrorist group Shining Path Andean that put among the innocent hands of unsuspecting children bouquets of flowers explosive sending them to slaughter. A survey illustrated by photos of a child in the midst of the ruins of Beirut clutching to his chest his own cat as still happens in Damascus, Aleppo and in many other places. The rights of refugee children, and not only, are still trampled as they were in the last century? Because the same points of geopolitical crisis affecting whole nations and peoples back more visible now in childhood tragedies photographed on the light blue background of a sea that drowns them in a shipwreck offered regularly to the vast audience of media spectacle? The difference between then and now is that what is happening does not happen anywhere else but in a global context changed profoundly over the last century. Within the ranks of states that recognize each other and with members of the United Nations, democracies and governments in office, despite having legal instruments useful and necessary to address at least in part determined by the structural contradictions and inequalities by asymmetrical economies and public and private powers, they can not give any certainty to the common law relating to child protection, to protect and enforce the protection regulations concerning children refugees. The silence of Pope Francesco in Lesvos before the tears and sobs of refugee children becomes here and now all the more eloquent as were the words of Martin Luther King who fought for non-violence and equality. That's because Francis is in fact the first leading figure in the current international context that legitimate morally, legally and politically the demands of a real 'minority' planetary exceeding the appearance of a multitude unidentifiable, a subject definable leading offspring which is configured as a real new 'world proletariat'. It is a new fact that should be noted and entered inside and not outside the dynamics of states called avenazati and advanced. What is enshrined in the Convention on the Rights is not nothing extraordinary, wrote Furio Colombo. The adult society has a duty to protect children and they have the right to be protected, not hungry, not to be afraid, not to be exploited, abused, abandoned, injured, killed. - VITO BARRESI CHANGE DAILY SOCIAL ONLINE