VITO BARRESI
Cambio Quotidiano Social Online
Tra titoli di testa e informazioni di coda, prima del fatidico The End che suggella il lungo e articolato racconto di una storia intera, il documentario “Nuremberg its lesson for today”, versione restaurata in occasione del settantesimo anniversario del processo di Norimberga, torna alla luce dopo un lungo periodo di censura, rimozione e oblio da parte delle autorità americane. Un lavoro immenso e unico nel suo genere realizzato da Stuart Schulberg insieme al fratello Budd, su incarico del mitico John Ford di Ombre Rosse, che gli commissionò un'opera sul processo del secolo, dopo che aveva già raccolto nell'estate del ‘45, salvandoli dai roghi, filmati e riprese girate da registi, cineasti e cineoperatori nazisti, che sarebbero divenuti testimonianze autentiche, utili a sostenere le pesanti accuse rivolte ai criminali di guerra. Un archivio storico in immagini, fissate in circa 3 milioni di metri di pellicola, che venne selezionato e poi montato in un tape di quattro ore, la cui proiezione si svolse nel corso delle udienze, davanti agli occhi dei gerarchi nazisti inchiodati dalle prove filmate. Grazie a Sandra Schulberg, figlia di Stuart, che ha voluto recuperare e distribuire l'originale americano, l'opera fordiana torna a essere patrimonio universale, la composizione in sequenze di una memoria eterna che nessuno potrà mai più negare né cancellare. Dagli iniziali piani in cui si susseguono rapide inquadrature di un prigioniero che cammina verso il patibolo, scortato da uomini della Military Police, accompagnato da un reverendo, sotto i ripetuti scatti di flashes fotografici, al drappello di militari che assiste all'esecuzione, quando prima dell'apertura della botola all'uomo viene infilato il cappuccio ed assicurato il cappio al collo, nel flashback ricordo dell’immensa folla radunata per l'anniversario della presa del potere dei nazionalsocialisti nel 1935, la parata militare con stendardi e gagliardetti nazisti, dove Hitler saluta a braccio teso la sfilata delle milizie e i reparti delle organizzazioni giovanili, si giunge alle scene ultime, epilogo comunque parziale e ancora aperto di una radicale critica al militarismo e all'aggressività espansionistica tedesca. All'apparenza materiali eterogenei e sparsi diventano improvvisamente messaggio chiaro, implacabile e unitario in ogni dettaglio particolare, un mosaico della tragedia e del male dove si vede una fotografia di Hitler insieme a Baldur von Schirach, si ascolta l'intervento di von Neurath e quello di Fritzsche, e poi le sagome di Ribbentrop, Keitel, Goering ed Hess seduti nel banco comune degli imputati, con la corte che si alza al termine del processo, il primo piano del patibolo fuori al carcere la zoomata su un'enorme folla, l'esecuzione per impiccagione di Frank, che rimase rigido ed impassibile tra le mani degli incaricati. Le fotografie dei cadaveri di Ribbentrop, Keitel, Goering, il gesto di un militare MP che chiude le porte, sullo sfondo dello stemma con simboli della Legge diventano monitrici per il futuro, tenendo desta l'attenzione della sentinella che dovrebbe essere in noi, su tutto ciò che accadde a Norimberga tra il 1945 e il 1948 e potrebbe tornare a verificarsi. Norimberga ricostruisce sullo schermo cinematografico quello che Picasso dipinse sulla tela di Guernica, ripassando alla moviola l'iconografia di uno sterminio che si ferma sul fotogramma di un soldato statunitense, girato accanto ad una gigantesca croce uncinata sul tetto di un edificio, dove il simbolo nazista venne fatto esplodere. Norimberga non fa parte di un passato dimenticato. Come ha osservato la regista che ha ridato nuova linfa e valore al messaggio di questo inestimabile repertorio morale e giuridico, “il film eleva l'importanza del ruolo della legge, il desiderio di giustizia e di responsabilità, che è qualcosa che può valere per i popoli di tutto il pianeta. Specialmente quando si mostra a giovani studenti di legge che già hanno sete di questo. Dal film si può vedere la struttura del processo, il procedimento dell'accusa e sentire le parole della difesa. Si sentono gli stessi gerarchi nazisti parlare a propria discolpa, il discorso iniziale del procuratore capo Robert Jackson.”
Fu un fatto nuovo nella storia la serie di processi di Norimberga contro i criminali di guerra, poichè formò un’unico gigantesco processo contro i governi e le classi responsabili del Terzo Reich. Un fatto giuridico che certamente ha ancora un peso a venire, una costante e imponderabile proiezione nello sviluppo del diritto interno e internazionale del mondo intero.
Vennero posti principi che gettarono le basi che fondarono nuovi bisogni giuridici.
Il più importante di tali principi, che li presuppone e li sintetizza, è quello della corresponsabilità dei governi in carica, dei regimi e dei capi di stato nella determinazione e dichiarazione dell’atto di guerra.
Una corresponsabilità che era andata via via sfumando con l’evolversi dei sistemi democratici ed elettorali della rappresentanza politica e istituzionale dentro la struttura di uno Stato moderno che aveva reso sempre più vaga e indefinita l’individuazione e l’imputazione, svanita o comunque frastagliata nella più sfuggente ed estesa ripartizione dei poteri.
La suddivisione dei poteri dello stato e il principio della rappresentanza democratica finivano così per determinate una vera e propria area di protezione, una zona franca in cui l’impunità delle classi dirigenti politiche era pressoché garantita, addebitando ogni colpa soltanto alle scelte sbagliate del popolo sovrano.
Con il processo di Norimberga accade per la prima volta nella storia che questa immunità collettiva viene individuata, destrutturata, imputata, processata e punita.
Va da se che tali bilanciamenti e cautele del sistema democratico possono avere un senso e un valore fin che si tratta dell’ordinaria amministrazione di uno stato, allorquando siamo di fronte a leggi che riguardano la vita civile ma diverso è il ragionamento quando si giunge alla deliberazione dell’azione di guerra che richiede altri passaggi e procedimenti costituzionalmente rafforzati.
Norimberga ci insegna che nella ‘processualizzazione’ della guerra devono essere presi in considerazione sia gli atti propedeutici alla formazione della volontà dei parlamenti, dei governi e dei capi di stato, sia l’individuazione della costruzione dell’intera catena di comando bellica che va dalla preparazione fino al modo di conduzione degli attacchi e delle manovre militari.
A Norimberga si elaborò un metodo d’indagine e di valutazione, un sistema di accertamento delle responsabilità dirette, attive e passive, che torna di grande attualità proprio nella diversa e più ampia articolazione della vita mondiale, nel novero dei mutamenti intervenuti con la globalizzazione economica e sociale.
In quella importante scena del crimine politico e statale venne tracciata la mappa della filiera organica di responsabilità gerarchiche che andavano dai capi di stato ai loro collaboratori diretti come i ministri e gli alti burocrati dell’apparato centrale, i generali, gli industriali, i banchieri e via via a scendere e a salire nella imponente macchina di guerra che venne messa a punto nei decenni precedenti la Seconda Guerra Mondiale in Germania.
Ma Norimberga, sul piano dell’esemplarità concreta, rispetto all’enorme quanto inappagato bisogno di giustizia generato dagli orrendi crimini del nazismo, fu anche una cocente quanto amara delusione.
A fronte del numero di circa duecento condannati, furono migliaia e migliaia i responsabili che sfuggirono alla sentenza e alla legge, tanti riprendendo le stesse funzioni e posizioni che avevano prima e durante il conflitto, alcuni sfuggendo nei loro paradisi sudamericani e non solo dove godettero di coperture materiali e deprecabili appoggi morali.
Come pure un aspetto che colpì particolarmente alcuni studiosi fu certamente la sorpresa suscitata dalle idealistiche aspettative dei magistrati che s’impegnarono non solo per dare forza piena a una sentenza che punisse e mettesse fine ai crimini contro l'umanità, ma anche affermare il divieto e la proibizione dell'atto stesso di fare la guerra, cioè andare oltre l’individuazione della colpe singole per inquadrare il crimine dentro una cornice giuridica in cui la guerra diventa illegale.
Norimberga è una lezione per l’attualità nella misura in cui si prende atto che essa non mette capo a un processo fatto dai vincitori ma un fatto giuridico nuovo che si sostanzia nella necessità di dichiarare universalmente la guerra fuori legge, stabilendo che la pietra angolare della legalità mondiale è solamente la pace.
Ancor di più oggi i significati più ampi e generali contenuti in quelle 12 sentenze, tutte personalizzate sui misfatti dei condannati, tra cui quella per Weizsacker, composta di 822 fogli che richiese ben due giorni interi di lettura, rappresentano non la conclusione di un processo ma la sua evoluzione sul piano del diritto internazionale in cui si giocano gli assetti della compagine mondiale.
Non a caso il punto più controverso e innovativo fu costituito dalla concentrica e insistente opposizione di molti dei vertici militari, con l’obiettivo di delegittimare la portata vincolante del Tribunale americano, in quanto il processo metteva sotto accusa sia ufficiali che civili insieme. Che non ci fosse un tribunale militare era una forte preoccupazione non solo in Germania, ma anche tra alcuni esponenti dela Difesa Usa.
Una minaccia ancora avvertita tanto da sottendere al motivo prioritario che ha spinto l'amministrazione Bush a non appoggiare la Corte Penale Internazionale, per evitare di esporre gli ufficiali americani ad azioni penali future.
Tutto ciò per chiarire che l’attualità di Norimberga, anche nello specifico nazionale del 25 Aprile, si dipana attorno ai nessi normativi che pone la guerra come atto sociale e statale, ormai storicamente fuori da ogni diritto naturale e positivo.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale solo la pace è legale, costituzionalmente dentro il solco del diritto comune e internazionale.
Norimberga ha sancito questo principio. Nessuno di noi, prima di tutto i capi di stato e gli uomini politici possono e devono più negarlo.
NUREMBERG A LESSON OF NEWS '. War is Out Law only Peace is Legal - Among the titles and queue information, before the fateful The End that seals the long and complex story of a whole story, the documentary "Nuremberg its lesson for today", restored version on the occasion of the seventieth anniversary of the Nuremberg trials, returns to light after a long period of censorship, repression and neglect by the American authorities. An immense work, and one of a kind produced by Stuart Schulberg and his brother Budd, commissioned by the legendary John Ford's Stagecoach, who commissioned a 'work on the process, after he had already gathered in the summer of '45, saving from bonfires, films and recordings made by directors, filmmakers and videographers Nazis, who would become authentic witnesses, to support heavy charges against the war criminals. A historical archive images, fixed in about 3 million meters of film, which was mounted in a four-hour tape, whose projection took place during the hearings, before the eyes of Nazi nailed from the filmed evidence. Thanks to Sandra Schulberg, the daughter of Stuart, who wanted to recover and distribute the original, the Fordian work back to be universal heritage, a composition for sequences of an eternal memory that no one will ever again be denied or erased. From the initial plans in which successive rapid shots of a prisoner walking toward the gallows, escorted by men of the Military Police, accompanied by a reverend, under the repeated flashes of shots, the squad of soldiers who attended the performance, when the first of the hatch aperture man is threaded cap and secured the noose around his neck, in the memory of the immense crowd gathered in flashbacks on the anniversary of the seizure of power of the National Socialists in 1935, the military parade with banners and pennants Nazis, where Hitler salutes at arm the parade of militias and departments of youth organizations, until the last scene, however partial and epilogue still open for a radical critique of militarism and aggression German expansionism. heterogeneous and scattered materials that become clear message, implacable and united in every particular detail, even where we see a photograph of Hitler with Baldur von Schirach, you listen to the intervention of von Neurath and to Fritzsche, and then Ribbentrop, Keitel, Goering and Hess sat in the town dock, with the court that rises at the end of the process, the framing of the gallows off to prison, and a huge crowd, the execution by hanging of Frank, who remained rigid and impassive between hands of those in charge. The photographs of the corpses Ribbentrop, Keitel, Goering, the gesture of a military MP which closes the doors, in the background of the emblem with the Law symbols become tutorial staff for the future, taking into arouses the attention of the watchman in us, of all that it happened in Nuremberg between 1945 and 1948. Nuremberg reconstructs the silver screen that Picasso painted on the canvas of Guernica, going in slow motion the iconography of an extermination which stops on the frame of a US soldier, shot next to a giant swastika on the roof of a building, where the Nazi symbol was detonated. Nuremberg is not part of a forgotten past. As noted by the director who has given new life and value to the message of this invaluable moral and legal repertoire, "the film elevates the importance of the rule of law, the desire for justice and accountability, which is something that may be true for people all over the planet. Especially when it shows a young law students who already have a thirst for it. From the movie you can see the structure of the process, the prosecution proceedings and hear the words of the defense. They feel the same Nazi leaders speak in her defense, the opening speech of the chief prosecutor Robert Jackson. "