PIERCAMILLO DAVIGO. DOVE DUOLE IL DENTE A RENZI?

VITO BARRESI
Cambio Quotidiano Social Ondine



Dicono ai piani alti che il Presidente del Consiglio è sempre più nervoso. Vuoi per via del risultato referendario che ha cementato in una sorta di blocco granitico oltre 13 milioni di elettori contrari alla sue idee. Vuoi perché la composizione organica, generazionale, politica e sociale, emersa in questa prova svelerebbe al dettaglio dell’analisi dei flussi, contorni e retroscena più articolati e aspri. Un insieme di notizie e dati che poi si sommano e delineano in maniera chiara l’identikit di un ‘nuovo popolo’ ormai in avanzata fase di formazione e consolidamento politico-elettorale, in gran parte affollato di fasce d’età che vanno dai 18 ai 40 anni, culturalmente e felicemente libero di dichiarare la propria completa avversione al modello Renzi. E vuoi per le esternazioni picconatrici (alla Cossiga verrebbe da dire) del leader dei magistrati italiani Piercamillo Davigo che senza mandargliela a dire ha perentoriamente esternato una verità ormai lapalissiana secondo cui “la classe dirigente di questo Paese quando delinque fa un numero di vittime incomparabilmente più elevato di qualunque delinquente da strada e fa danni più gravi." Siamo pertanto giunti al tornante più difficile. Alla curva a gomito dove adesso arrivano a valanga i tre ‘pilot’, i play-maker del torneo politico italiano, in ordine di apparizione il neo monarca Matteo Renzi, il populismo in espansione che trova davanti a se praterie sconfinate di nuovi consensi a destra, a sinistra e al centro, il terzo potere di controllo e bilanciamento delle magistrature e dei Pubblici Ministeri. Il rischio che si paventa e fa stare in apprensione Renzi e il PD è la possibile congiunzione tra azione dei giudici e crescita smisurata del populismo, tale dicono con enfasi retorica ma bugiarda addirittura da mettere in pericolo la democrazia. Per questo ogni attacco ai politici, qualsiasi parola messa e detta fuori posto, nelle inchieste giudiziarie fino ai gossip intercettati sulla linea dei lussuosi telefonini di servizio in dotazione alle più svariate cricche imprenditrici di lestofanti e corrotti, apparirebbe non più come una lesa maestà all’onore infranto della casta politica ma quasi quasi un reato di alto tradimento, un attentato al prossimo ordine sacrale che si vuole imporre con le ormai vicine riforme costituzionali. La consegna di Renzi, davanti al mostro immaginario di un presunto populismo che potrebbe collegarsi con le inchieste in corso, un populismo che alla sua testa non ha neanche uno straccio di demagogo che ambirebbe alla tirannide (anzi senza pietà da parte dello stesso Renzi, molto scarso in materia di fair-play istituzionale, non si consegnano alla memoria civica e al rispetto neanche i fondatori scomparsi del principale partito di opposizione) ma soltanto una coraggiosa squadra di ragazzi in Parlamento, è quella di evitare questa convergenza, magari spaccando al proprio interno proprio la Magistratura, per sconfiggere e sradicare l'alternanza prima che faccia ulteriori danni al sistema retrogado e vetusto della sua partitocrazia.


Il punto di crisi del sistema istituzionale, più che di quello costituzionale, è certamente rappresentato dal fatto che all’inizio di questa legislatura, davanti allo stallo delle forze politiche, il Presidente della Repubblica Napolitano, facendosi portatore d’interessi di specifiche forze parlamentari ed extra parlamentari, decise di delegare la legittimità a tempo indeterminato a un ‘piccolo monarca’, già ex presidente della Provincia di Firenze e sindaco del capoluogo toscano. Prima intimidito ma non per questo impaurito Renzi ha accettato la parte scoprendo con il passare dei mesi che il vuoto istituzionale assunta la forma di una voragine era talmente vasto da ingigantire immediatamente la figura stessa del monarca, di fatto depositario di un potere potenziato e talvolta assoluto, come fosse un Re Sole costretto a occupare tutti gli appartamenti dell’immensa Reggia romana, un Luigi XIV con la sua corte a Versailles che non ha più alcun altro controllore né regolatore di fronte a lui se non quello dei sondaggi d’opinione.

Siamo alla fine di un ciclo che è durato oltre un secolo e mezzo in cui abbiamo costruito due modelli di democrazia rappresentativa e uno di autoritarismo e dittatura. Una prima democrazia politica figlia del liberalismo politico, del risorgimento e dell’unità nazionale, e una seconda democrazia di tipo sociale fortemente influenzata dalle ideologie socialdemocratiche. Nell’universo politico italiano è evidente che tutto si è ridotto a un testa a testa tra il neo monarca Matteo Renzi e l’opinione pubblica.

L’opinione pubblica ha fatto un irruzione assolutamente diretta nel gioco politico e sociale, sia per permettere che per interdire, bocciare determinate riforme specie quelle di tipo istituzionale.

Questo è avvenuto anche grazie al completo e impressionante ridimensionamento di ogni altra espressione sociale, politica e istituzionale dal Parlamento ai sindacati, dal padronato industriale alle organizzazioni d’interesse generale. Più la società civile s’impoverisce, meno è ricca in termini di confronto, rappresentanza e democrazia, più sale l’importanza dei sondaggi d’opinione che divengono di fatto il vero indicatore di un solo e reale contro-potere, messo di fronte a un sistema totalmente centralizzato. Tutto ciò rende più evidente il pericolo di una convergenza tra azione della magistratura ed espressione della democrazia d’opinione che sta mettendo ansia, paura e agitazione in quanti paventano la deriva populista contro la politica corrotta.

Ma cosa significa populismo o populista è tutto da capire. Si smetta di asserire ignoranti e beceri luoghi comuni e si prenda atto che in Italia il populismo non è il male in sé né tanto meno la causa dei guasti, delle degerazioni e del disastri in cui è stato gettato e accecato un Paese, tramortito e piegato dalla corruzione e dalla ‘violenza’ illeggittima di certa parte del sistema politico e istituzionale. Anzi la sana reazione della ‘plebe’, oltre ogni Aventino, appare sempre di più come l’unica risposta compatibile con le regole minime della politica, dunque fisiologica e razionale, paradossalmente nel solco stesso della Costituzione e nell'alveo grande della democrazia diretta e rappresentativa.


PIERCAMILLO DAVIGO. WHERE COMPLAINS THE TOOTH A RENZI? The possible convergence between Onesti Judges and populist advanced - They say the upper floors that the President of the Council is increasingly nervous. Either by way of the referendum result that cemented into a sort of block of granite over 13 million voters opposed to his ideas. Or because the organic composition, generational and social policy, this test would reveal the detailed analysis of flows, contours and more complex background and bitter, news and data which then add up and delineate clearly the identikit of a 'new people 'now in advanced stages of training and political and electoral consolidation, most crowded part of ages ranging from 18 to 40 years old, culturally and happily free to declare their opposition to Renzi model. Look for the utterances picconatrici (the Cossiga would say) of the magistrates leading Italian Pier Camillo Davigo that without mandargliela to say peremptorily has voiced a now self-evident truth that "the ruling class of this country when it breaks the law makes a number of incomparably more victims higher than any street thug and does more damage". We came to the most difficult hairpin. At the sharp bend where there's now snowballing the three 'pilot', the play-maker of the political Italian tournament, the new monarch Matteo Renzi in order of appearance, populism in expansion that lies ahead of him boundless prairies of new consensus on the right , left and center, the third power of control and balancing of magistrates and public prosecutors. The risk that are likely to emerge is the conjunction between action of the judges and expansion of populism would even to seriously endanger democracy. This is why every attack on politicians, and said any word put out of place, in judicial investigations up to gossip intercepted the luxurious service phones of various cracks appear as more like a treason honor shattered the political class but almost almost a crime of high treason, a attenantato the next sacral order that you want to impose with the now nearby constitutional reforms. The delivery of Renzi, in front of the imaginary monster of an alleged populism that could connect with their ongoing investigations, a populism that does not have at its head even a demagogue (indeed mercilessly not deliver to respect even the founders of the main opposition party ) but only a brave team of guys in Parliament, is to avoid this convergence, maybe speccando internally precisely the Judiciary, to defeat and eradicate it before it gets any further damage to his party-system. - VITO BARRESI CAMBIO QUOTIDIANO SOCIAL ON LINE