VITO BARRESI
Cambio Quotidiano Social Online
C’è un’impropria dicotomia in Italia che fa spesso riferimento al 25 Aprile 1945 come immagine di un Paese dai valori spezzati dove a un Nord liberatore, gigante orgoglioso delle proprie memorie resistenziali,fa da contrappasso un Sud smemorato e neghittoso, raccontato come una zattera mediterranea atavicamente sospesa tra la “marcia su Roma” e lo swing al cioccolato delle truppe anglo-americane.Dunque un Sud “costituzionalmente” minorato, in quanto liberato e subitaneamente “colonizzato” da forze esterne e transatlantiche, una congerie di comunità di fatto incapace d’interne propulsioni antifasciste, socialmente alieno dalla passione civile e dal riscatto democratico. E’ reale questa ‘fotografia’, questo filmato d’epoca o invece non corrisponde a verità? Ora si dirà che tutto ciò non onora né la verità né la storia così come essa si è svolta né la storiografia nazionale come è stata scritta e divulgata. Anzi proprio il permanere di tale pregiudizio ingrandisce a lacuna argomenti già passati al primo scandaglio e poi più profusamente rivalutati (si confrontino i lavori della storica Gloria Chianese, le ricostruzioni minuziose di una mappa dell’antifascismo e della Resistenza nel Mezzogiorno, a suo tempo proposta dalla rivista Nord-Sud, le memorialistiche di Giorgio Spini sulla “strada della Liberazione”) anche in forma di genere letterario, come attestano sia i classici dei confinati politici ‘assegnati’ a varie località del Mezzogiorno (Levi e Pavese non solo e tra gli altri), le diaristiche di statisti illustri (Ingrao, Gullo, Dorso, La Malfa, Rossi Doria, e in specie la nutrita corrente intellettuale azionista e meridionalista), le storie di vita di antifascisti luminosi, somma quella del Salvemini, la riscoperta di eventi esemplari come l’eccidio di Barletta e persino le narrazioni cinematografiche (Nanni Loy,1962) che con le fiction televisive sulle “quattro giornate” di Napoli e su Salvo D’Acquisto hanno espanso verso il grande pubblico la vicenda ancora complessa e carsica di una “Resistenza” antifascista nelle terre del sud.
Tuttavia qui non si intende sperdere il punto sul vellutato tappeto dei medaglieri resistenziali quanto ribadire che occorre definitivamente infrangere quel mito di una Resistenza esclusivamente settentrionale, spesso fonte inquinante (e ideologicamente inquinata) di un subdolo negazionismo (anche di sinistra) che assegnerebbe alla Liberazione l’ambigua e duplice valenza di una guerra civile in campo nordista e di un invasione straniera nel ‘latifondo’ meridionale, trale plebi, le mafie ed il notabilato ex fascista.
Per cui non si potrà cogliere il carattere unitario e nazionale della Liberazione della Patria finchè non si darà atto che proprio nel Mezzogiorno si determinarono le premesse politico-istituzionali (il Regno del Sud, la tregua istituzionale, l’ingresso del PCI nel governo, il ritorno di Togliatti e la “svolta di Salerno”, la prima articolazione di un tessuto democratico dei partiti uniti nei Cln locali, la questione della defascistizzazione dell’apparto dello stato, la gestione delle emergenze sociali, prima di tutto le lotte contadine e bracciantili in Calabria) e le condizioni logistico-militari (la presenza militare degli alleati, il ruolo geopolitico del mezzogiorno nello scacchiere europeo e mediterraneo, quale propaggine della linea continentale anticomunista) per dar vita e radicare lo stesso movimento della Resistenza in Alta Italia.
Le questioni che restano ancora aperte sono altre e molteplici. Chè a pesare infatti è non solo la memoria dispersa e i racconti dimenticati (anche dei tanti soldati del sud coraggiosamente divenuti partigiani nelle valli del nord) quanto la ricostruzione critica di una più ampia e pluralistica storia della Resistenza italiana, dove il posto che spetta al Mezzogiorno, ieri come oggi, è ancora quello di una Liberazione intesa come punto di crisi di vecchi assetti sociali conservatori, passaggio obbligato verso la modernizzazione dei rapporti sociali.
Quella “Rivoluzione meridionale” purtroppo sempre sognata ma tante volte mancata.
APRIL 25, 1945. THAT FALSE HISTORICAL SOUTH WITHOUT NATIONAL LIBERATION - There is an improper dichotomy in Italy and often refers to April 25, 1945 as the image of a country broken by values where a North deliverer, proud of their giant-strength memoirs, acts as a retaliation South forgetful and indolent, it told as a Mediterranean raft ancestrally suspended between the "march on Rome" and swing chocolate Anglo-South americane.Dunque troops a "constitutionally" lame, because suddenly released and "colonized" by external and transatlantic forces, a congeries of factual communities incapable of internal propulsion antifascist, socially alien civil and democratic redemption passion. E'reale this 'photograph', this classic movie, or rather not true? Now it will say that all this does not honor neither the truth nor the story as it took place nor the national historiography as it was written and disseminated. Indeed, precisely the persistence of such injury magnifies a loophole arguments already passed the first sounder and more profusely then reassessed (compare the work of the historical Gloria Chianese, the meticulous reconstruction of a map of anti and Resistance in the South, at the time proposed the North-South magazine, the memoirs of George Spini on "Liberation road") also in the form of literary genre, as attested by both the classics of political prisoners 'assigned' to various locations in Southern Italy (Levi and Pavese, and not only among other), the diaries of distinguished statesmen (Ingrao, Gullo, Back, La Malfa, Rossi Doria, and especially the fed current shareholder intellectual and Southern Italy), the life stories of bright anti-fascists, the sum of Salvemini, the rediscovery of events specimens such as the massacre of Barletta and even cinematic narratives (Nanni Loy, 1962) that with television dramas on the "four days" of Naples and Salvo D'Acquisto have expanded to the general public and even complex story of a karst "Resistance" anti-fascist in the southern lands. Vito Barresi Cambio Quotidiano Social Online