VITO BARRESI
Cambio Quotidiano Social Online
Bravo, bravo, bravo, tre volte bravo Piero Pelù il rocker contro della musica fiorentina che predica e canta proprio come un neo Savonarola. Sprofonda Firenze, vien giù il Lungarno. E di chi può essere la colpa se non di Renzi e delle sue disattenzioni e sottovalutazioni amministrative? Non più di tanto in opere e omissioni per far si che sulla pagina del profilo venisse pubblicata questa amara considerazione: “Dissesto / Disastro Idrogeologico nel cuore di Firenze a Ponte Vecchio, la merce di scambio preferita del renzismo più becero. Ma tanto a Firenze buca più buca meno...” Comunque coincidenza fu che c’era stato pure l’acquazzone del giorno prima e poi la schiarita del maltempo durante l'infiorata nel punto esatto in cui il predicatore fu arso in piazza della Signoria per ricordare i 518 anni dal supplizio di Savonarola. Una pioggia di petali di rosa sulla lapide, il punto della piazza davanti a Palazzo Vecchio in cui il frà Girolamo Savonarola fu impiccato e arso. Poi mesto e silenzioso ma mai domo il corteo della Repubblica fiorentina si è diretto al Ponte Vecchio per gettare i fiori nell’Arno. Un rocker contro un politico. Tra loro da anni è in corso uno scontro diretto senza paludamenti o mascherature sui temi dell’industria culturale, dell’identità generazionale della nuova Italia che mette a confronto due visioni contrapposte. Da un lato il modello della ‘sinistra imprenditrice’ capitanata da Renzi che nell’ambito dei beni culturali si è già strutturata con un suo staff di gradimento e un personale direttivo selezionato e al servizio assoluto del premier. Dall’altro il pluralismo culturale e partecipativo del borgo antico, un diverso sistema collettivo di produzione artistica, l’artigianato culturale contro l’industria del consumo culturale, sempre controcorrente e senza intermediazioni politiche e d'agenzia, che parta dal basso, proposto dall’ex Litfiba che punta sul coinvolgimento dei talenti, sulla formazione permanente all’arte e alla musica, sulla contaminazione trasparente, mettendo fuori il profitto e gli interessi dal campo dei miracoli della dimensione estetica in sé. Dunque netta separazione tra arte e strumentalizzazione politica, nessuna concessione alla neo ideologia della bellezza come fonte che cementa il consenso di regime. Due modelli e un duello che potrebbe sollevarsi di tono e asprezza se solo volessero i media, la voce del padrone, mettere nel giusto rilievo oltre il colore del gossip l’alterità e lo scontro tra Piero Pelù e Matteo Renzi. Due che hanno frequentato lo stesso liceo a Firenze, un faccia a faccia tra volti generazionali tanto diversi, che appassionerebbe almeno in parte questo Paese spento e assopito. Doppia proiezione e immagine di Firenze e della sua realtà sociale, delle proprie identità e rappresentazioni ideologiche e culturali contemporanee. E se il cantante sembra fare il verso al frate storico che tanto piace agli indignados di ogni latitudine e nazione, Renzi invece sarebbe il bellimbusto che fa l’imitazione di Lorenzo dei Medici insieme ai potenti e ai ricchi che ha preso a disegno per la sua ‘sinistra imprenditrice’.
Dite comunque ai buffoni di non farne semplice caricatura, di non dedicargli semplici caroselli ma di ignorarlo. Scenda un poco di silenzio. Cosa dovrebbe fare di più Piero Pelù, cambiare forse le sue strofe, i propri accordi musicali? E poi perché, per chi dovrebbe cantare? Forse per essere riammesso nei ritrovi della compagnia della Leopolda, tra i potenti renziani fiorentini, per essere un protetto della casta del non più giovane Matteo, uno di quei cantanti portati ai festival dell’Unità?
Mettiamo subito in chiaro che se lui attacca Renzi lo fa per certo per non essere confuso con qualche oscarizzato e holliwoodiano Pinocchio che gioca a nascondino dietro le antiche greppie di Televacca. A non ammassarsi nel gregge con quelli che avean ben cavalcato i titoli della Costituzione Italiana. Vi ricordate? Viene in mente la faccia di chi la portò in prima serata come uno show business sui canali Rai pagati in bolletta?
Da qui al referendum contro Renzi l’unico vero testimonial antagonista è proprio Pelù. Lo sfidante, the challenger, il contestatore pronto alla disfida. Il nemico subdolo numero uno del Matteo distruttore creativo della Carta di Calamandrei e Dossetti. La stessa che i suoi amici d’agenzia concionavano come la ‘Costituzione più bella del mondo’. Stima e ammirazione per Pelù non dovrebbero mancare. Ne tanto meno gaudio per le sue cronache veraci, il suo schietto e malapartiano modo di scudisciare come un fantino un ‘cavallo di razza’ post fanfaniano.
Quello che nella sua guerra di Piero lui ha definito con netta semplicità “il non eletto, ovvero il boy-scout di Licio Gelli, colui che deve capire che in Italia c’è una grande guerra interna, e si chiama disoccupazione, corruzione, voto di scambio, mafia, camorra, ‘ndrangheta. Fa elemosine da 80 euro: noi però abbiamo bisogno di lavoro».
VORAGINE FI-RENZI. PIERO PELU' THE ROCKER SAVONAROLA THAT PLAYS A MATTEO - Bravo, bravo, bravo, bravo three times Pelù rocker against the Florentine music that preaches and sings just like a neo Savonarola. Sinks Florence, coming down the Lungarno. And who can blame if not Renzi and its neglect and underestimation administrative? Not much in the works and omissions to ensure that on the profile page was published this bitter consideration: "Dissesto / Disaster Idrogeologico in the heart of Florence, Ponte Vecchio, the preferred commodity exchange of the most vulgar renzismo. But so much more to Florence hole to hole less ... "However coincidence was that there had been pure shower the day before and then lightened to bad weather during the floral display in the exact spot where the preacher was burned in Piazza della Signoria to commemorate the 518 years from the execution of Fra 'Girolamo Savonarola. A shower of rose petals on the tombstone, the point of the square in front of Palazzo Vecchio where the Friar Girolamo Savonarola was hanged and burned. Then sad and silent, but never tamed the procession of the Florentine Republic was directed to the Old Bridge to throw flowers into the Arno. A rocker against a politician. Each other for years is being a direct confrontation with no trappings or masking the cultural industry issues, generational identity of the new Italy that compares two opposing visions. On the one hand the 'Left entrepreneur model' led by Renzi that in the cultural heritage is already structured with his approval staff and a Management and staff selected to direct the premier service. Other cultural and participatory pluralism of the village, a different system of collective production, cultural crafts against the cultural industry consumption, direct and counter without political mediation, from the bottom up proposed by former Litfiba pointing involvement talent, lifelong learning art and music, on the transparent contamination, putting out the profit and interest from the field of art in itself miracles. Two models and a duel that may arise in tone and sharpness if only they wanted the media to put in the right relief otherness and the clash between Pelù and Matteo Renzi. Two who attended the same high school in Florence, a face-off between faces generational so different, that appassionerebbe least in part this country off and dozed, two projections and images of Florence and its social realities, their own identity and contemporary cultural representations . And if the singer seems to do the verse to the old monk who much like the indignados of all latitudes and nation, Renzi instead would be the dude that does the imitation of Lorenzo de 'Medici together with the powerful and wealthy who took to design for her 'entrepreneur left'. VITO BARRESI Cambio Quotidiano Social Online