LA SINISTRA IMPRENDITRICE ALL’ASSALTO DEI COMUNI ITALIANI

VITO BARRESI
Cambio Quotidiano Social OnLine


Mentre i suoi ‘cavalli normanni alle lor poste frangean la biada con rumor di croste’ nient’altro ha avuto da dire che bugia o panzana più grossa, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi per rinfocolare la stanca truppa del proprio partito detto ‘democratico’ a conclusione di una campagna elettorale per le comunali che si è subito presentata irta di difficoltà e piena di incognite future. Per far breccia sulle tante perplessità, per cercare di superare i numerosi ostacoli apparsi all'impronta evidenti sulla sua strada e ancor di più su quella del suo partito di ‘maggioranza’, il Primo Ministro ha cercato di giocare d’anticipo sulla questione del referendum, dopo aver ‘vinto’ per astensionismo quello delle trivelle Eni, inventandosi di sana pianta un autentico diversivo, un fuoco fatuo, una campagna artificiosa e surreale per spostare l’asse del dibattito politico-elettorale dai Comuni al Parlamento, dai fatti concreti dei cittadini nella vita quotidiana delle metropoli e delle piccole città assediate dalla disgregazione e dal crimine, a quello a suo parere dirimente e vitale dei vecchi partigiani, dell’indimenticabile on. Nilde Iotti, del meno memorabile Giorgio Napolitano che da giovane non ebbe il coraggio di dire no ai carri armati russi né a Budapest né tanto meno a Praga ma che adesso dice spassionatamente si al ‘renzerendum’ per abrogare l’identità profonda della carta costituzionale. Con l’obiettivo poi non tanto malcelato di tacere o di glissare sulle responsabilità di un ceto politico del centro sinistra che governa a man bassa le regioni, le metropoli e le contrade di ogni parte del Paese. Con l’ovvio intento di fare gli interessi di bandiera della sua casta compagnia di governo.


Renzi ha cercato di trasformare il dibattito elettorale in una sorta di Cavallo di Troia posto minacciosamente, ma anche subdolamente, davanti alle mura turrite di esasperate realtà comunali, macchine urbane rimaste in questi anni di crisi economica e di recessione senza benzina, municipi rurali con bilanci dissestati, aree metropolitane sventrate dal declino industriale e dall’immigrazione asiatica ed e africana, infischiandosene platealmente e con impunita arroganza di affrontare progettualmente i grandi temi della crisi del governo delle città, delle rovinose e delinquenziali gestioni di molte amministrazioni con sindaco e giunta del Pd.

Bypassando completamente le questioni poste dall’ormai logoro e asfittico rapporto tra Stato Regioni e Autonomie Locali, senza segnalare l’impatto fallimentare della legge provinciale che ha cancellato un certo numero di province e praticamente destrutturato l’intero crinale delle autonomie provinciali e comunali. L’abbandono da parte della vecchia sinistra dalemiana e bersaniana prima e della nuova sinistra renziana dei territori e la loro progressiva mutazione in macchine da guerra elettoralistiche, stazioni appaltanti del voto di scambio, utilizzate inclusivamente come trampolino di lancio per la carriera degli ambiziosi e degli arrivisti, ha fattualmente immobilizzato l’intera struttura dorsale del sistema della finanza pubblica locale.

E tutto questo nel mentre Renzi vorrebbe contrabbandare senza contraddittorio una riforma costituzionale volta a costruire quello che dovrebbe essere il cardine del prossimo Stato delle Regione o dello Stato delle Autonomie Locali che dir si voglia. C’è da restare davvero basiti, impressionati da tanta pochezza su un tema farlocco e insipiente qual’è quello del suo preteso rinnovamento non dello Stato ma della Carta Costituzionale. Ancor di più di fronte alla gran cassa mediatica che si è scatenata all’uopo a partire dalla partizione mentale del direttore e dei redattori del Tg1 Rai in Bolletta, una testata giornalistica televisiva che varie commissioni parlamentari, non solo quella Rai, dovrebbero avere il coraggio di ‘setacciare’ alla griglia della trasparenza e della par condicio, pur tanto cara ai tempi della berlusconeide, con molta e specifica attenzione. Anche per evitare poi che qualche ‘leghista’ abbia a dire qualcosa sull’elevata concentrazione di cotanto alto numero di giornalisti calabresi in una sola redazione nazionale.

Le elezioni comunali di domenica 5 giugno 2016 sono il banco di prova di una grande operazione politico finanziaria che mira a determinare le condizioni favorevoli in sede comunale, provinciale, regionale e territoriale per attuare una colossale svendita patrimoniale e immobiliare del Bene Italia, dei tesori nascosti o abbandonati del Paese, sul mercato globale del ‘real estate’, ai fondi sovrani interessati ad accappararsi i posti al sole più belli affacciati sui panorami e sui paesaggi mediterraneo più prestigiosi e ambiti del mondo.

Un progetto che starebbe molto a cuore agli ambienti decisionali che ruotano attorno al governo di Matteo Renzi poiché prefigurato come consimile a quel ‘volano edilizio’ da cui scaturì il famoso ‘boom italiano’, lo sviluppo e la crescita dell’economia nazionale tra gli anni Cinquanta e Sessanta dello scorso Novecento.


COMUNALI POSTA IN GIOCO UN IMMENSO PATRIMONIO IMMOBILIARE ‘REAL ESTATE’


I comuni, con i loro prossimi piani regolatori generali, con le tante deroghe facilmente lucrabili ogni anno attraverso le varie Finanziarie, per meglio pilotare il quadro deliberativo e regolamentare in tema di scelte urbanistiche, l’annunciata trasformazione di Equitalia che in questi decenni si è fortemente patrimonializzata con la confisca e l’esproprio di una ingente mole di proprietà immobiliare soggetta al debito privato, sono al centro dell’attenzione degli esperti di governo che intenderebbero capitalizzare questo immenso stock di risorse altrimenti inutilizzati, per aprire un varco a una ripresa economica che tarda a venire, imponendo un modello di sviluppo basato sul turismo, l’arte, la museificazione, la moda e il food.


LA SINISTRA IMPRENDITRICE MODELLO ITALIA-CROCIERA: UN POSTO AL SOLE AFFACCIATO SUI PIU’ BEI PANORAMI D’EUROPA


Tutto questo anche in forza di un più marcato interesse di capitali esteri come i fondi Usa Blackstone, Apollo e Cerberus, i fondi sovrani mediorientali passando per investitori istituzionali europei , che stanno diventando sempre di più interlocutori e protagonisti per quanto riguarda il real estate istituzionale e commerciale direttamente con i settori specifici del governo centrale.

Uno slancio da parte degli investitori facilitato dai bassi tassi di interesse, dalla liquidità in circolazione, da un euro debole, dal Quantitative easing della Bce e il prezzo del petrolio in discesa. In un report pubblicato da Scenari Immobiliari e intitolato “Cinquanta sfumature di ripresa” si evidenzia che se la ripresa dell'Italia risulta lenta e faticosa a causa di fondamentali ancora molto deboli e delle incertezze sugli esiti delle riforme del Governo Renzi ciò non di meno bisognerebbe capire se la crisi ‘ha trasformato a tal punto gli equilibri interni, favorendo le condizioni per una crescita solida e duratura del mercato immobiliare italiano tornato a crescere dopo sette anni di crisi. La rinnova fiducia nel sistema Paese e l'interesse dimostrato da parte degli investitori internazionali, orientati principalmente verso gli immobili di qualità, hanno migliorato il sentiment anche sul mercato residenziale, la fetta più importante del real estate nel nostro Paese che rappresenta nell'industria immobiliare italiana oltre l'80% del fatturato complessivo. Fatturato che peraltro è salito a quota 81 miliardi di euro grazie all'aumento di oltre l'1% delle compravendite (415mila abitazioni a fine anno). Secondo gli ultimi dati dell'agenzia delle Entrate particolare forza ha dimostrato il quarto trimestre 2014 con transazioni salite del 7,1% rispetto a un anno prima.


PRIGIONI D’EPOCA E CASE POPOLARI NEL MIRINO DI UNA NUOVA SPECULAZIONE


Per cui ciò che si prospetterebbe in Italia è l’emergere tendenziale di una vera e propria ‘guerra dei Comuni’, una sorta di ‘Tumulto dei Ciompi’ che Renzi non solo vorrebbe edulcorare ma mettere dentro il fumogeno del referendum costituzionale dove si perde l’orizzonte vero del conflitto che si va aprendo in ogni parte d’Italia lungo la linea che separa e unisce identità locale, memoria storica nazionale, proprietà pubblica e collettiva dei beni comuni, che si contrappone al paperonico progetto di gentrificazione di città intese come veri e propri gioielli buttate nel letamaio da far entrare nei forzieri e nelle casse forti delle banche e della sinistra imprenditrice. Si parla di Napoli, di Bologna, di Milano, di Roma, di Torino, insomma delle cento città d’Italia più belle e a forte vocazione turistica. Tutti luoghi usurati dal debito privato e dalla recessione economica dove si dovrebbe giocare una partita nuova e alta tra municipalismo e globalismo proprio in tempi in cui l’Italia è il fronte più avanzato dell’immigrazione.

Tutto diventa affare persino le veccie case popolari o le carceri d’epoca. Ecco perché per Renzi e la sinistra imprenditrice la posta in palio sul tavolo dei Comuni è davvero appetibile.


LEFT THE ENTREPRENEUR ONSLAUGHT OF ITALIAN MUNICIPALITIES - While his 'horses Normans to their frangean put the corn with the sound of scabs' had nothing else to say to lie or lie thickest, Matteo Renzi President of the Council to rekindle the tired ranks of its said 'democratic party' in conclusion of an election campaign for municipal who immediately presented fraught with difficulties and future full of unknowns. To make inroads on many doubts, to try to overcome the many obstacles appeared immediately evident in his way and even more so on that of its 'majority' party, the Prime Minister tried to act in advance of the referendum on the issue, after have 'won' for abstention that of Eni drills, inventing out of whole cloth a real red herring, false lights, an artificial country and surreal to move the axis of the political-electoral debate from municipalities to the Parliament, from the facts of the citizens in life daily, metropolitan and smaller cities besieged by the disintegration and crime, that in his opinion nullifying and vital of the old partisans, on the unforgettable. Nilde Iotti, the less memorable Giorgio Napolitano, who as a young man who did not have the courage to say no to the Russian tanks in Budapest nor even less in Prague but now says dispassionately you to 'renzerendum' to repeal the profound identity of the Constitutional Charter . With the aim not so much undisguised to be silent or to skirt the issue on the responsibilities of a political class that governs the center left to plunder the regions, cities and districts all over the country. With the obvious intention of making the national interests of his government company caste, Renzi has tried to transform the electoral debate in a sort of Trojan horse placed menacingly, but also subtly, in front of the turreted walls of extreme communal reality, machines urban remained in these years of economic crisis and recession without gasoline, rural municipalities with uneven budgets, metropolitan areas gutted by industrial decline and Asian immigration and the African and, blatantly disregarding with impunity and arrogance of the big issues facing design point of crisis governance of cities, of ruinous and delinquent managements of many governments with the mayor and council of the Democratic Party. Completely bypassing the questions posed by the now worn out and feeble relationship between Regions and Local Autonomy State, without reporting the bankruptcy impact of provincial law which erased a number of provinces and virtually unstructured inrero the ridge of the provincial and municipal governments. The abandonment by the old left and dalemiana bersaniana before and the new left gentian of the territories and their progressive mutation from elettoralistiche war, contracting of the exchange voting machines, used inclusively as a springboard for the careers of ambitious and careerists, factually has immobilized the entire ridge structure of the local government finance system. And all this in while Renzi would smuggle without contradiction a constitutional reform to build what should be the cornerstone of the next State of the Region or the State of Local Authorities, whatever you want. There is to be really stunned, impressed by such inadequacy on an issue phony and foolish what that of its alleged non-renewal of the State but of the Constitution. Even more so in front of the large media cash that is being waged for this purpose from the director of mental partition and Tg1 Rai editors Bill, a television news program that various parliamentary committees, not only that Rai, should have the courage to 'sift' grilled transparency and a level playing field so dear to the times of Berlusconeide very carefully. Also to avoid then that some 'League' has to say something on the high concentration of such a large number of journalists from Calabria in a single national desk. VITO BARRESI Social Change Daily OnLine