Giobbe Covatta perchè non ce l’ha fatta? Verdi tra Podemos e ‘biodiversità’ italiana

VITO BARRESI
Cambio Quotidiano Social Online



Giobbe ha dalla sua tanta simpatia da parte del grande pubblico che non lo ha dimenticato. Chi lo ama per la sua lunga militanza di comico e di persona che si è impegnato e speso sempre a favore di grandi campagne di umanità e di giustizia, continua a seguirlo. Tranne evidentemente nelle urne elettorali, quali quelle di Roma. Questa volta infatti Covatta non ce la fatta perché non ha trovato il consenso, non ha avuto dalla sua parte gli elettori di Roma che hanno dato scarso risalto alla sua presenza nella Lista Verde capitolina schierata con il Pd di Renzi e di Giachetti. Così che il sentimento dei romani in qualche modo si esprime su un di più, cioè non solo su un semplice candidato ma sul portavoce nazionale della Federazione dei Verdi. Dunque, un segnale più forte, più politico, forse l’ennesimo, che mette in luce anche questa volta e sul serio la necessità di comprendere le ragioni dell’enorme distanza che si è venuta a determinare fra l’elettorato italiano e un pensiero verde più che mai di attualità non solo a Vienna, in Europa, in California ma anche oltre il Tevere come ci ricorda la recente enciclica ‘Laudato’ che Francesco ha dedicato alle questioni ambientali, prese in conto per il loro respiro universale, per l’ampiezza geografica planetaria, per le connessioni politiche mondiali, per la dimensione strategica e strutturale che la questione ecologica ha sempre di più nel futuro del cosmo e del sistema solare in cui vivono i popoli. Non credo ci si sbagli a ribadire che vi è oggi in Italia un’enorme domanda di novità politica che va oltre i preconcetti, gli steccati, gli asti e le contrapposizioni del tutto fittizie, al di là delle formule, delle nomenclature, delle vetuste ideologie. Un bisogno e una domanda in crescente tensione che cova sia nella protesta che nell’astensionismo contro i partiti, che è alla ricerca di qualificare quel discorso in frammento negativo, da altri detto populista o antisistema, antipolitico o antipartitico che dir si voglia, ma che resta stabilmente deluso in ogni passaggio elettorale, vuoi perché non vi sono le liste adatte a raccoglierlo, vuoi pure perché non si concretizza e non si organizza una nuova concentrazione culturale e politica che punta all’ecologia politica, all’ecologia della conoscenza, alla profonda e radicale trasformazione della democrazia in senso realmente innovativo ed evolutivo. Mettendosi così al passo con la mente nuova del mondo attuale e dell’umanità futura. Ci sono per questo a disposizione tutti i grandi temi. Essi vanno dalla qualità della vita alla trasformazione dell’economia di mercato capitalistica, alla mobilità e al multiculturalismo, dall’emigrazione al confronto post coloniale con le periferie dello sviluppo. Insomma tutti questioni che non solo i comici, siano essi Beppe Grillo o Giobbe Covatta, devono porgere in termini comunicativi alla grande platea degli italiani. Personalmente penso che sia il tempo di una politica flessibile, aperta, giusta, pulita, ecologicamente compatibile e che su tutti i problemi e le opportunità, oggi è necessario più che mai esibire un ‘certificato biologico’ da allegare a programmi, progetti, visioni, costruzioni, impostazioni e strategie, conformi alla sostenibilità ecologica delle società e delle istituzioni. Il flop di Giobbe Covatta, a cui per altro va tutta la mia stima e simpatia, è certamente un sintomo di qualcosa di più profondo e di vero che rimanda al grande apporto unitivo e armonizzante che la cultura verde può dare in Italia e in Europa. Ma per tornare ad esserci bisogna accantonare il passato e rinnovare profondamente, oserei dire spiritualmente, lo sguardo verde e indignato verso l’Italia, la società e il suo popolo che cambia, abiurando definitivamente alla logica della politica, ai suoi rituali comunicativi ed elettoralistici con i suoi blocchi e apparati di regime. Contemplare il cambiamento significa costruire il paesaggio di oggi e del domani. Uno sforzo che si vede germogliare, per esempio, nella generazione spagnola degli ‘indignados’ e di Podemos. E che qui in Italia potrebbe ripartire proprio dalla formazione di una nuova ‘tink-tank’ ecologista e indignata, senza neanche mettere nel freezer della storia anche il primigenio seme verde del sole che ride.