L’ITALIA DI RENZI SENZA NE’ PROGRESSO NE’ SVILUPPO

9 giugno 2016, 08:31 100inWeb | di Vito Barresi

VITO BARRESI
Cambio Quotidiano Social Online



Immaginare di uscire dalla condizione d’instabilità e di perenne precarietà in cui Renzi e il Pd hanno fatto cadere in questi ultimi anni l’intero Paese, pensare di superare propositivamente e migliorativamente quel che resta su strada del totale fallimento del loro progetto di rimodulare il vecchio sistema di potere a vantaggio di ben determinate concentrazioni finanziarie, ministeriali e industriali, è certamente oggi, anche alla luce dei più recenti risultati elettorali, sovrapposto ai sentimenti sondati degli italiani che non hanno più fiducia nel futuro della nazione, il prioritario compito politico e culturale di chi intenda veramente impegnarsi in una grande e rapida opera di riallineamento e rilancio attivo dell’Italia in Europa e nel mondo. A guardare senza pregiudizi e distorsioni ideologiche l’immagine reale dell’Italia di Renzi, della società italiana nell’epoca del renzismo e del Pd, mi ritorna in mente quanto scriveva Pier Paolo Pasolini, già nel lontano 1974, anno che la storia economica ricorda come data del primo grande ‘shock’ petrolifero, quello delle domeniche a targhe alterne e del razionamento della benzina. Il giornalista corsaro affermava infatti che ‘bisogna farla una buona volta una distinzione drastica tra i due termini: “progresso” e “sviluppo”. Si può concepire uno sviluppo senza progresso, cosa mostruosa che viviamo in due terzi d’Italia; ma in fondo si può concepire anche un progresso senza sviluppo, come accadrebbe se in certe zone contadine si applicassero nuovi modi di vita culturale e civile anche senza, o con un minimo di sviluppo materiale”. Non si tratta di paroloni generici, quelli che come al solito finiscono al vento, quanto invece di un’esigenza sempre più diffusa di dare fiducia all’idea che possa manifestarsi anche da noi, come in altre parti dell’Unione Europea, una ripresa complessiva dell’impegno senza proclami per mettere immediatamente in moto l’alternanza non solo in politica ma soprattutto nella struttura materiale del sistema nazionale, regionale, comunale e territoriale. Vale a dire rinnovare nel profondo le fondamenta e i pilastri del lavoro, dell’economia, della manifattura, dei servizi pubblici e privati, dell’ambiente e dei beni comuni. Per farlo occorre rinunciare a pensare che la politica si faccia semplicemente sostituendo o clonando l’immagine di quanti hanno precedentemente conquistato o avuto nelle proprie mani il potere dello stato e delle istituzioni. L'Italia è un Paese pluralista a parole e monopolista nei fatti. Chi comanda non vuole rogne o grilli parlanti dietro le spalle o davanti a se. Non vuol sentir nè critiche nè ragioni. E' tutto se stesso. Questa mancanza di cooperazione e di condivisione con gli altri ha letteralemente bloccato il rinnovamento. Tuttavia, per quel ne sappiamo oggi, per la dotazione scientifica di cui dispongono la società, l’economia e le istituzioni democratiche, mai come in questa fase di grandi trasformazioni mondiali, possiamo prospettare una diversa visione del futuro italiano, a partire dal fatto che i nuovi parametri della crescita e dello sviluppo sono sempre più coincidenti con quelli dell’ambiente, della qualità della vita, del risparmio delle risorse territoriali, vale a dire con quel che denominiamo più ‘eticamente’ un progresso concretamente costruito intorno agli assi di uno sviluppo compatibile con l'ambiente, sostenibile con le risorse.



Da qui ne discende che un nuovo parlamento e un nuovo governo per il progresso e lo sviluppo del Paese avranno il compito immediato di affrontare grandi questioni tra le quali spiccano le seguenti a titolo d'interrogazioni:

POPOLAZIONE - Quale programma di progresso e di sviluppo dare alle problematiche poste simultaneamente dal persistente crollo delle nascite e dalla corretta e civile accettazione dei profughi e degli immigrati nel tessuto anagrafico e produttivo?

CASA E SANITA' - Quale programma di progresso e di sviluppo dare alla richiesta abitativa delle nuove generazioni e delle nuove famiglie soprattutto nel nord del paese e nelle aree metropolitane come pure alle diverse esigenze urbane e residenziali poste dall’invecchiamento della popolazione?

TRASPORTI E TECNOLOGIE - Quale programma di progresso e di sviluppo dare a un Paese che non è ancora in grado di dotarsi di un assetto viario complessivo e compatibile alla rete nazionale ferroviaria, stradale, autostradale, portuale, aerea, in cui lo sviluppo e la modernizzazione dei trasporti pubblici urbani si è praticamente fermata prima ancora di venti anni fa?

INDUSTRIA ED E-COMMERCE - Quale programma di progresso e di sviluppo opporre al declino e alla definitiva cancellazione del vecchio apparato produttivo inquinante, bastato su altiforni e raffinerie, sulla proliferazione territoriale e l'insediamento diffusivo dei capannoni, impostando rapidamente le linee guida di una green industry, che punti sulle eccellenze e l'artigianato tecnologico, sulle invenzioni e i brevetti, sui servizi innovativi e creativi, oltre che sulle energie rinnovabili e le risorse compatibili della natura e del territorio?

AGRICOLTURA E AGRO ALIMENTARE – Quale programma di progresso e di sviluppo ridare al settore primario del Paese, alla filiera ecologica e biologica di un produzione agricola che deve stare sempre di più dentro il quadro qualitativo del food italiano, differenziandosi dal sistema produttivo intensivo e capitalistico imposto dalla lobby agricola che ha il comando della produzione alimentare e industriale nell'Unione Europea?

TURISMO, CULTURA, NATURA – Quale programma di progresso e di sviluppo dare all’industria e ai servizi turistici, alle nuove idee di accoglienza, alla strumentalizzazione immobiliare che rischia di sfigurare le città d'arte, senza che i flussi turistici mondiali verso l'Italia si trasformino in un flagello per città d’arte, bacini archeologici, coste e parchi che sono l’immensa ricchezza e il patrimonio inestimabile del sistema italiano?

Su tali punti, aprendo questo libro delle interrogazioni si può immediatamente cominciare a discutere e unirsi per adeguare l’Italia e gli italiani ai loro stessi sentimenti autentici. Senza aspettare di ricordarci che ambiente ecologia,progresso e sviluppo sono intrinsecamente legati, strategicamente integrati e relazionalmente connessi non solo nei libri del Papa ma anche nella concretezza della vita materiale.


ITALY OF RENZI WITHOUT PROGRESS AND DEVELOPMENT - Imagine the exit of instability and constant insecurity in which Renzi and the Democratic Party have dropped in recent years the entire country, to think proactively and to overcome migliorativamente what remains of total road failure of their plan to reshape old system of power to the advantage of clearly defined concentrations, ministerial and industrial is certainly today, especially in light of the most recent election results superimposed on the Italian probed feelings that no longer have confidence in the future of the nation, the priority political and cultural task of those who intend to really engage in a great and rapid work of realignment and active revival of Italy in Europe and in the world. A look without prejudice and ideological distortions of the real image of Renzi, of Italian society in the era of renzismo and the Democratic Party, comes back to me what he wrote Pier Paolo Pasolini, as long ago as 1974, the year that the economic history remembers as the date of the first great 'shock' oil, that of Sundays to alternate plates and petrol rationing, 'you should give it a good once a drastic distinction between the two terms "progress" and "development." One can conceive of a development without progress, monstrous thing that we live in two-thirds of Italy; but in the end you can even conceive of a progress without development, as would occur in certain rural areas were to apply new ways of cultural and civic life without it, or with a minimum of material development ". This is not generic big words, those that typically end up in the wind, but rather of a growing need to provide confidence to the idea that it can also manifest to us, as in other European Union partners, an overall recovery engagement without proclamations to immediately set in motion the alternation not only in politics but above all in the material structure of the national, regional system, municipal and territorial namely in labor pillars of the economy, manufacturing, public services and private, the environment and public goods. To do this it must give up thinking that politics just do by replacing or by cloning the image of those who have previously won or had state power and institutions. As far as we know today, for the scientific equipment available to the company, the economy and democratic institutions, never as in this time of great global transformations, we can envisage a different vision of the future Italian starting with the fact that the new criteria growth and development are increasingly coincident with those of the environment, quality of life, the savings of local resources, that is, with what we call as 'ethically' progress. VITO BARRESI Social Change Daily Online