IL PD NON E’ UNA NAZIONE. Lo si capisce da come non lo vota la gente

Fausto Anderlini
Sociologo
Cambio Quotidiano Social Online


C'è un grande livore attorno al Pd. Un livore onnivoro e cieco.
 Il blocco sociale che sostenne il centro-sinistra e la lotta ventennale al berlusconismo era composto da una parte del lavoro dipendente, dalle classi medie riflessive, dai lavoratori del settore istituzionale (Istruzione, sanità, pubblico impiego), e dai residui in quiescenza dell'epoca industrale e welfarista. Organizzati in corpi intermedi e costituenti territoriali e urbane (come nelle regioni rosse e nelle grandi città, ma non solo...). Il sistema uninominale (il vituperato Mattarellum) ne favorì l'aggregazione e la tenuta sancendo il valore aggiunto delle forze capaci di coalizione e radicamento. Per questo fu avversato e alla fine divelto. Quando al governo il centro-sinistra, per via della sua inclinazione masochista, si guardò bene dal gratificare la base sociale a suo sostegno. Ma evitò sempre con cura di intaccarne l'autostima. Anzi a misura che proseguiva il suo immiserimento materiale tanto più ne rivendicava la funzione simbolica sociale e nazionale. L'idea comunista, maieutica e sacrificale, della classe che si fa Stato, elevandosi a classe generale, rinunciando a una parte delle proprie pretese particolari restò in qualche modo viva nella lunga transizione. Lo stesso Pd veltroniano era in linea con la tradizione. Liquido pigliatutti e americano fin che si vuole, ma non disposto a buttare a mare la costituente storica del centro-sinistra. La radicalità innovativa del renzismo consiste proprio in quello che sta sotto la 'rottamazione ideologica'. Cioè l'esplicita additazione di quel blocco come capro espiatorio. Renzi non lo ha certo intaccato materialmente più di quanto abbia provveduto la crisi e la riconversione neo-liberista. In compenso ha fatto di più: lo ha svergognato e messo alla gogna. Lo ha umiliato e irriso. Laddove la destra lo aveva combattuto, in qualche modo confermandolo nella sua fierezza. Questi flussi di frustrazione, prima compressi nell'apatia, stanno ora liberandosi. Con acredine virulenta. C'è una morfogenesi psicologica in corso. Chi è stato umiliato cerca la rivalsa. Di norma qualcuno dove conficcare le spine. E senza troppi distinguo. Ancora più cattivi sono quelli che 'avevano creduto'. Ed a ragione, giacchè su di loro incombe anche la sensazione di una presa per il culo biografico retroattiva. La storia non è solo l'emergere di soggetti 'nuovi' ma anche la revanche dei 'vecchi'. E chi è stato trattato da mostro raramente si da alle belle lettere.