VITO BARRESI
Cambio Quotidiano Social Online
Quel “ti devi cagare sotto” gridato da De Magistris all’indirizzo di Renzi nel corso di un affollato comizio partenopeo è stato come l’urlo liberatorio prima della grande vittoria elettorale che potrebbe restare memorabile. Il voto che ha spazzato via e che ha quasi definitivamente derenzizzato in una domenica non solo Napoli centrale ma quella che si appresterebbe ad essere, nelle intenzioni del sindaco ‘neo podemosista’, la capitale di un intero e nuovo Mezzogiorno che ha votato compatto e granitico, quasi di corsa e alla garibaldina, contro il Presidente del Consiglio e tutto il suo PD. In questo Sud ribelle e silenzioso, desertificato dall’emorragia demografica e dall’emigrazione dei giovani e delle donne, stanco di pagare l’intero prezzo della crisi del sistema Italia, di portare sulle spalle il peso dei tomi e dei volumi Svimez che ne elencano ogni anno l’Odissea della sua rovina economica, sociale, relazionale, comunitaria, soffia un vento di protesta e di rabbia che sempre di più si coagula attorno al progetto dell’autonomia e dell’autodeterminazione euromediterranea, incarnata nella figura 'neo-peronista' di Gigi De Magistris. Un Mezzogiorno tradito e abbandonato dagli ex comunisti che avevano monopolizzato ‘la questione meridionale’ di gramsciana memoria solo per farne lo strumento della loro cinica scalata di potere personale. Quegli uomini del grande tradimento ideologico capitanato da gente come Giorgio Napolitano e Massimo d’Alema, acompagnati dai loro killer politici che hanno fatto fuori i socialisti e quant'altri avversari e concorrenti. Un Sud rimasto lungamente sotto il tallone di ferro degli ex comunisti al potere che adesso come un boomerang si scaglia contro Renzi e il Pd come fosse la lama affilatissima di una ghigliottina che recide alla gola ogni loro scusa politica e giustificazione storica. La rivolta del Mezzogiorno contro il PD parte da Napoli e si spande a Cosenza, arriva a Noicattaro ed esplede a Crotone, assumendo in molti casi il tono apocalittico di una ribellione ai vecchi feudatari della sinistra, sfidandoli a viso aperto utilizzando con ogni mezzo di passaggio sia esso il Movimento 5 Stelle, gli arancioni di De Magistris, le liste civiche del trasformismo territoriale, fino a drammatizzarsi in una specie di occulto e rancoroso pogroms contro gli ascari di Renzi, una Vandea alla caccia dei corrotti, dei politicanti e dei mestieranti delle amministrazioni locali che nel corso di questi ultimi decenni hanno malversato nei comuni, nelle regioni e nelle province, fino in Parlamento e in Europa. Ecco questa è la 'narrazione' autentica che mai nessun Renzi vi racconterà.
Il nepotismo famelico degli ex comunisti
Proprio questo ceto dirigente emblematicamente sconfitto da De Magistris non sono più in grado di produrre un tessuto connettivo, a generare un sistema coerente e stabile di scelte amministrative in grado di ricomporre la disgregazione e impedire il tragico sprofondamento del Mezzogiorno. Gli stessi che hanno creato una solida rete di feudalesimo clientelare, basato sul criterio esclusivo della parentela e di un familismo corrivo e strutturalmente molto simile a quello delle cosche e affiliazioni camorristiche, mafiose e ‘ndranghetistiche che solo a parole dicevano di voler combattere e debellare. Queste famiglie, eredi del potere di veto e di opposizione oltre che di concreto governo e sottogoverno, un tempo nelle mani del PCI, attraverso i loro governatori regionali, come De Luca in Campania, Crocetta in Sicilia, Oliverio in Calabria, i fratelli Pitella in Basilicata e prima ancora Vendola in Puglia, hanno sempre badato al proprio vantaggio personale sovrapponendo con abilità e scaltrezza la tutela del bene comune con quello sempre superiore del ‘per il bene del partito’.
Renzi e il suo lanciafiamme Pokemon
Tutto questo nonostante il premier Renzi sia rimasto in questi mesi, continuativamente, non sullo sfondo ma in primo piano nel corso dello scontro elettorale meridionale inaugurando grandi opere come il ponte Terna tra la Calabria e la Sicilia, strade e autostrade, e anche dopo la sconfitta al primo turno a Napoli, sempre attivo e presente tra Marcianise e Bagnoli sulla questione della bonifica e della trasformazione urbana delle ex aree industriali del Golfo.
Il suo lanciafiamme Pokemon dovrà districare una selva di interessi e tornaconti, rompere le inerzie della cricca che ha devastato il Sud, agire in queste sacche di resistenza della rendita politica post comunista che stringono in una morsa di compromessi, commerci, scambi clientelari e affaristici, ambiguità e tornacontismi, trucchetti istituzionali e giochi di palazzo le Regioni del Mezzogiorno, soffocandone l’anelito alla liberazione, al rinnovamento e lo sviluppo moderno.
A Napoli come altrove ormai il PD è un partito in decomposizione sociale e politica nonostante gli ultimi tentativi di queste stesse corporazioni rosso-rosacee di avviare un processo di rinnovamento bocciato sonoramente dagli elettori. Ogni loro assemblea, ogni riunione dei vertici che decidono e comandano in barba alle istanze e alla richiesta di democratizzazione della loro stessa base, si trasforma in una rissa, uno scontro che finisce in bagarre, presentando all’opinione pubblica l’immagine di un PD senza vergogna.
PD allo sbando senza una linea politica
Ovunque fioccano comunicati e prese di posizione che inneggiano a una svolta invocata da una platea che nelle sezioni e nei circoli come nelle federazioni provinciali grida a squarciagola ‘vi dovete vergognare, siete una vergogna, dimettetevi tutti. Quello a cui stiamo assistendo è la fine di un Partito finto e senza ideali, il definitivo smembramento della vecchia e antica comunità storica e solidale della sinistra comunista meridionale. Il voto popolare ha reso visibile l’isolamento dell’intero gruppo dirigente del PD nel Mezzogiorno, con il suo spettacolo indecoroso di uomini abbarbicati alla poltrona che non hanno intenzione di farsi da parte e dimettersi.
Manca una linea politica e le parole di Renzi risuonano vane. La tensione per la catastrofe elettorale è alle stelle. E tutto questo davanti al quadro organico di risultati che fanno scendere attorno al 10% complessivo il peso del Partito democratico in ogni parte della geopolitica territoriale del Sud.
WIND SOUTH AGAINST RENZI AND DEMOCRATIC PARTY - That "you have to shit out" shouted by De Magistris at Renzi during a crowded rally Neapolitan was as liberating scream before the big election victory. The vote that swept away and has almost definitely derenzizzato on a Sunday not only central Naples, but one that is preparing to be, in the intentions of the mayor 'neo podemosista', the capital of a whole new Mezzogiorno who voted compact and granite , almost running and Garibaldi, against the President of the Council and all its PD. In this rebellious South and quiet, desertified dall'emorragia demographic and migration of young people and women, tired of paying the full price of the crisis of the Italian system, to carry on his shoulders the weight of tomes and volumes SVIMEZ who sing every year the Odyssey of his economic ruin, social, relational, community, blowing a wind of protest and anger that increasingly coagulates around the autonomy and self-Euro-Mediterranean project, embodied in the figure of Gigi De neo Peronist Magistris. A South betrayed and abandoned by the former communists who had monopolized 'the Southern question' of Gramsci's memory just to make it the instrument of cynical ascent of personal power of those men of great ideological betrayal as Giorgio Napolitano and Massimo d'Alema, now as a boomerang comes out against Renzi and the Democratic Party like the sharp blade of a guillotine that cuts the throat every excuse and justification. The revolt of the South against the PD from Naples to Cosenza, Crotone from Noicattaro has assumed in many cases an apocalyptic tone of rebellion and defiance, becoming a kind of occult and rancorous pogroms against the Ascari Renzi, a Vendée hunting corrupt , the politicians and hacks of the administrations in the course of recent decades have embezzled in the municipalities, the regions and the provinces, up in Parliament and Europe.