Il nuovo calcio cognitivo di Antonio Conte

27 giugno 2016, 20:27 Trasferta Libera

Vito Barresi
Quotidiano Social Online


Il nuovo format Italia si conferma con la Spagna. Spagnoli umiliati. Neanche il goal della bandiera. Capolavoro dell'Italia. Spagna a casa. Il pingue Vincente Del Bosque si è alzato dalla panchina solo nei dieci minuti finali ma poi si è definitivamente riseduto con il goal che ha stesso i suoi rossi. Conte è stata una ballerina di Degas. Non si è mai fermato un istante. Straordinario il suo rinvio al segnalinee che entra nelle pagine degli highlights memorabili. Iniesta praticamente annullato stenta a trovare il filo del tiro anche nei suoi sempre esemplari numeri all'ultimo minuto... Conte è riuscito fin qui ad innestare efficacemente nel proprio assetto di gioco un'importante innovazione di primissima qualità. Non si tratta di filosofeggiare di cambiamento di mentalità. Sono cose antiquate. Adesso è il momento di parlare proprio del nuovo calcio cognitivo di Antonio Conte. Un foot-ball meditato ed esecutivo che non si limita a leggere la partita solo dal punto di vista dello schema meramente calcistico ma pone un forte accento sulla comprensione psico dinamica degli assetti morali delle due squadre a confronto. Così come sulla tessitura mentale e non meramente muscolare dei calciatori, puntando dritto sulle loro reali ambizioni in campo. Alla fine i singoli atleti risultano come frastornati, sottoposti a un lavorio disorientante che gli fa completamente perdere orientamento ed orizzonti. Gli spagnoli che normalmente guardano la palla in spazi stretti hanno dovuto rimodularsi guardando gli avversari, sperdendosi nelle fasce laterali, smarrendo completamente lo specchio della porta e la via del goal. Quel che fa Conte diverso a mio modo di vedere è che lui analizza ampiamente la psicologia della squadra avversaria, cerca di comprenderne l'identità per carpirne il codice tattico e annientarli. Fino ad ora ha inquadrato le partire in un contesto ampio, strutturato senza mai farsi tentare dalla logica della casualità, tanto che vuoi la palla è rotonda, andando oltre l'episodio. La gara si sviluppa a blocchi e segmenti di gioco pari a intervalli di 15-20 minuti che tatticamente misurano la pressione e la disarticolazione psico-fisica sul breve e sul lungo periodo della squadra nemica. La panchina degli altri è letteralmente sovrastata dalla sua voce, dal suo movimento che sulla linea dell'out fa di lui il 13°giocatore in campo con giacca e cravatta. Una volta dato l'incipit, o se si vuole l'arché, il comando, per certi versi tolto persino all'arbitro, imposta un primo tempo asciutto senza leziosità individualistiche, fa una gestalt di gruppo, ritrovandosi in mano la partita e l'insieme della sua squadra negli spogliatoi. Qui inquadra definitivamente il secondo tempo. Per dirla alla Roland Barthes (non il portiere dei bleu) la sua è una vera e propria psicologia del calcio che, in qualche modo non saprei dire, se avrebbe fatto più piacere a Gianni Brera o a Gianni Agnelli. Ci aspetta un'altra partita tosta con la Germania...Certamente molto più difficile di questa.. Italia metà Atletico metà Barcellona...