BREX-SAILS, L’ISOLA SENZA TESORO

Patrizia Muzzi
Cambio Quotidiano Social Online


Strane coincidenze interstellari, il caldo e algoritmi da social media, hanno indotto nella mia psiche una strana associazione d’idee. David Randall, nell’articolo ‘Le ragioni della Brexit spiegate da un inglese’ appena apparso sull’Internazionale, analizza la decisione del Regno Unito di uscire dall’Unione Europea. Lo fa partendo da molto lontano e cioè da quando i ghiacci polari si sciolsero provocando la nascita di una grande isola che sarebbe rimasta separata dal quel resto del continente che ora chiamiamo Europa. Le popolazioni che decisero di utilizzare quella terra come loro dimora svilupparono con il tempo una sorta di anticorpo anti-Continente che l’autore definisce ‘mentalità scettica’ nei confronti degli europei e delle loro ‘ideologie totalitarie’ nonché dei loro ‘grandiosi progetti politici’. Il popolo inglese, non avrebbe mai gradito fino in fondo l’idea di appartenere all’UE e grazie alla decisione di Gordon Brown di rimanere fuori dalla zona euro, grazie ai problemi interni al partito di David Cameron, grazie alla formazione di un nuovo partito di euroscettici capitanato dal famigerato Nigel Farage, grazie alla crisi finanziaria del 2008 che ha portato il cosiddetto ceto medio ad odiare banche, banchieri e tutta la combriccola ad essi affiliata, grazie alla forte ondata di immigrazione concentrata in un lasso di tempo che non avrebbe permesso al ‘sistema’ di riorganizzarsi, il popolo dei britanni ha detto: ‘Noi non siamo delle pecore’. Randall, la definisce ‘la rivolta democratica di 17 milioni di persone della classe operaia e della classe media contro una élite protetta’. Da alcuni anni mi occupo di pirati: quelli con le gambe di legno e le cicatrici sulla faccia, sì proprio loro. Due anni fa ho scoperto che il nordico Björn Larsson si era portato sulle spalle il fardello più grande che uno scrittore di romanzi d’avventura avesse potuto prendersi: aveva scritto il seguito dell’Isola del Tesoro di Stevenson.


Nel suo libro ‘Diario di uno scrittore’, spiega come gli sia nata questa bizzarra idea e risponde inoltre alla domanda sul perché il popolo italiano abbia amato in modo particolare questa sua opera facendolo schizzare in alto nelle classifiche di vendita. La risposta che si è dato a suo tempo è stata la seguente: ‘Ho in fondo l’impressione che l’amore particolare per Silver si fondi sul sogno irrealizzato di molti italiani di vivere una vita più libera di quella che hanno, ma senza sapere bene come, legati come sono mani e piedi e famiglia, radici e mangiar bene’.
Che spocchia questo Larsson! M’irritò non poco. Il mio orgoglio mi stava trasformando in nazionalista e stavo per chiudere lì con l’autore e i suoi libri… Tzè!
Il vecchio Björn aveva ragione o su di noi ci sono troppi pregiudizi? Qualcosa non mi tornava…
Quando ho scoperto Black Sails, serie tv prequel dell’Isola del Tesoro, credo di avere provato la sensazione che prova un tifoso di calcio quando la propria nazionale fa goal al 90° vincendo così i mondiali.
Or dunque, cosa caspita c’entrano il Capitano Flint e i pirati di Nassau? Che cosa trasportano di così potente sulle proprie navi questi loschi figuri, da giungere fino a noi passando dalla realtà alla finzione narrata dalle mani di Stevenson fino a quelle degli autori di Black Sails (che dio li benedica)?
Sono reduce da una full immersion della terza serie che è stata mandata in onda in lingua originale dal 23 gennaio scorso nei paesi di lingua anglosassone e sentite cosa dice il capitano Flint (ex aristocratico passato dall’altra parte della barricata) discutendo con la donna che guida una comunità di ribelli cimarroni a loro volta vessati dalla corona inglese: ‘…L’Inghilterra si impossessa di ciò che vuole, quando vuole, e come vuole. Senza alcun riguardo. Vite, amori, fatiche, anime, case. Questo è quanto ha sottratto a me, e ho motivo di credere che una sorte analoga sia toccata a voi. E quando il velo che vi protegge sarà caduto, essa tornerà a prendere il resto.’
E sempre Flint parlando con il futuro pirata Long John Silver ‘ …Ci sono stati momenti in cui ho avuto la tentazione di arrendermi però quello fu in qualche misura il giorno in cui io vidi la rovina dell’Inghilterra e qualcuno prima o poi avrebbe dovuto opporre resistenza’. E cosa dice il pirata Vane mentre discute con Flint a proposito delle loro scelte di vita: ‘…L’arma più micidiale che il nemico abbia tra le mani è il canto delle sirene: la nostra sottomissione, in cambio di un’esistenza più agiata e sicura. No, non esiste alcuna comodità che valga un simile prezzo.’
E ancora, ecco cosa risponde Vane al prete che gli vuole dare l’estrema unzione prima dell’impiccagione: Vane - Se provo rimorso per qualcosa o non ne provo, è solamente affar mio. E il fatto che non voglia condividerlo con te, dovrebbe farti riflettere sul tuo ruolo nella vita.
Prete - Pensi..? Io sono un pastore, inviato per condurti sul sentiero del perdono divino. Vane - Un pastore…Tu sei la pecora. Qualunque cosa debba dire a dio la dirò personalmente. O non la dirò.’
Ed infine le parole pronunciate da Vane al popolo di Nassau, mentre con il cappio al collo impedisce ai propri compagni di salvargli la vita: ‘Gli uomini che mi hanno portato qui oggi non hanno paura di me, mi hanno portato qui perché hanno paura di voi. Perché sanno che la mia voce, una voce che rifiuta di essere ridotta in schiavitù, viveva anche dentro di voi e forse è ancora viva. Mi hanno portato qui per mostravi la morte e spaventarvi al punto di ignorare quella voce. Ma ricordatevi che noi siamo tanti e loro sono pochi. La paura della morte è una scelta. Non possono impiccarci tutti.’
Ecco, a differenza di Larsson, credo che questa ‘voce che rifiuta di essere messa in schiavitù’ alberghi dentro ognuno di noi. Come Vane, credo ci siano persone capaci di non abbassare mai la testa e per questo facciano spesso la sua malaugurata fine, ma è anche vero quello che dice subito prima di morire: siamo in tanti, non possono impiccarci tutti.
In questa specie di gioco infinito, il britanno Flint e il suo gruppo di pirati ci ricordano che i popoli sono in grado di opporre resistenza.
Il popolo inglese ha detto la propria: noi non siamo pecore, non potete impiccarci tutti.