Dorina Bianchi alla ‘prima’ di Serie A tra calcio e archeologia

14 luglio 2016, 17:00 Trasferta Libera


VITO BARRESI



E adesso a chi tocca sbloccare gli ultimi centimetri di quel collo di bottiglia che è diventato l’Ezio Scida, che separano la moltitudine dei tifosi del Crotone Calcio dall’agognata Serie A giocata in casa? A chi se non a te, come cantava a squarciagola Fausto Leali, se non al sottoministro dei Beni Culturali e Turismo, dottoressa Dorina Bianchi, dopo che è rimbombato perentorio come una doccia fredda sul caldo afoso dell'estate prima del campionato, il parere negativo della Sovrintendenza Archeologica della Calabria? Non altra autorità superiore c'è e cioè in tal caso paradigmatico se non quella ministeriale della mobilissima sottoministra crotonese ma nativa di Pisa che potrà realmente permettere, ma ovviamente non d’imperio ma in concordia, ‘coram populo’ ultras, vengano spezzati i lacci e i lacciuoli di coccio e vasellame vario, che qui dai più sono sempre stati considerati alla stregua d’inutili intralci, tranne ovviamente che non siano materia prima di bronzo, marmo e moneta per la fiorente economia dei tombaroli, sempre perennemente lì che esportano sulle migliori piazze del mondo, le ‘reminiscenze’ di un ricca e feconda archeologia invisibile. Magna parte della quale posta tra colline e calanchi d’argilla che fanno bella mostra davanti all’azzurro orizzonte del Mare Jonio, proprio nel luogo dove poco meno di un secolo fa cominciò la storia moderna del football pitagorico. Sta di fatto che, anche a memoria della sua schietta esultanza postata via internet sul proprio sito il 30 aprile 2016, la Bianchi esternava la sua fede rossoblù con tanta ardente felicità e con un discreto uso di commosse frasi di circostanza, tipo ‘oggi è un giorno storico per Crotone e la Calabria si tinge di RossoBlu. Si realizza un sogno per tutti i crotonesi. Secoli dopo i gloriosi giochi della magna grecia, dopo aver conquistato la vetrina internazionale nella vela, Crotone riscopre la sua vocazione nello sport, questa volta al vertice del calcio nazionale.
 Oggi non è solo la festa dei tifosi, è la festa di tutta la città. Anche da qui passa il riscatto di una terra con grandi sofferenze, ma dalle enormi potenzialità’, per la tifoseria rossoblu non dovrebbe esserci alcun problema.



Ma il quesito, visto che siamo in partibus infidelium, almeno dal punto di vista della filosofia spicciola, a modello teorema di Pitagora che da immateriale diventa una graziosa aiuola da baby parco giochi nel centro un tempo pulsante dell'industriosa città, si pone, più o meno come nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo, quando le squadre vanno negli spogliatoi, a rilassare la muscolatura striata e a bere un sorso di remineralizzante.


Alla punta del calcio d'angolo premerebbe infatti sapere con chiarezza e trasparenza, chi vincerà questa strana partita tra archeologia e calcio. E soprattutto da quale parte farà correre la palla il sottoministro Bianchi che di fatto ne è diventato anche l’arbitro in gonnella?


Con il suo imperioso fischietto, Ella dovrà tener conto, fatto sta, che nel sottosuolo pubblico e statale dello Scida purtroppo non ci sono tuberi di patate né tanto meno coltivazioni di cicorie, pasto preferito di pecore, virdeddri e vavaluci come chiamano da queste parti le lumache, bensì tesori che fanno gola agli educational di Alberto Angela a proposito di civiltà scomparse.


Vale a dire una preziosa maglia urbana della città antica dove sono state messe in luce aree artigianali con pozzi e fornaci per la produzione di metalli e di ceramica, databili a partire dall'età arcaica, l'agorà situata nella zona delle Cooperative edilizie, tra via XXV Aprile, via Mario Nicoletta e via Di Vittorio, delimitata da strutture porticate, con un tempietto di ordine dorico databile al IV sec. a.C., di cui si sono conservate alcune colonne di pietra e sime leonine.


Proprio tra il Campo sportivo e l'Ospedale San Giovanni di Dio, è stato rilevato un quartiere artigianale d'epoca ellenistica, il cosiddetto 'ceramico'. Era il quartiere dei vasai composto da spazi aperti e chiusi nei quali si effettuava l’intero ciclo produttivo dell'argilla.


A meno che per rompere l’anello finale del tunnel in cui si trovano Crotone Calcio, popolo dei tifosi, e le stesse istituzioni sportive a partire dalla Lega professionisti, non si vogliano usare due misure diverse, insomma una specie di albero motore rettificato e differenziato tra varie zone archeologiche della città, quelle a fruizione immediata e le altre ancora abbandonate al sonno del tempo.


Ma il calcio che conta, come si sa, corre in fretta. E per il Crotone, anche auspicando ogni rapida e apicale decisione della sottoministra in veste di Hera, Venere o Minerva, non aspetta neanche un solo minuto di recupero.