VITO BARRESI
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Per adesso i Verdi si sono fermati al Brennero sulla nuova linea di contenimento dell’ondata anti migratoria. E al fresco estivo di uno dei valichi leggendari nell’iconografia della storia europea, confine tra Italia e Austria, dove venne conficcato un cippo con su scritto “Fin qui, madre Roma, si sente la tua voce”, davanti a un passo che è un autentico totem freudiano nell’immaginario collettivo della Mittleuropa, ora siedono perplessi i seguaci del Presidente ecologista Alexander Van Der Bellen. Lo stesso che aveva raccolto il 50,3% delle preferenze contro il 49,7% dell'ultranazionalista Norbert Hofer, con uno scarto di appena 31.026 voti. Sono loro, infatti, che hanno in mano la bussola della politica europea che si dimena contro lo spauracchio del populismo, il terrorismo dei baloridi e la paura delle destre xenofobe, con solo poche settimane per potere rilanciare destino e riscossa dei Grunen non solo in Austria ma nella nuova Unione. Quella rifatta al trucco del suo primitivo conio, dopo la Brexit e l’ammaina bandiera a Bruxelles della Regina Elisabetta.
VERDI EUROPEI ALLE PRESE DI PROBLEMI SOCIO-DEMOGRAFICI PRIMA ANCORA CHE ECOLOGICI, economici senza alcun orpello di naturalismo, che sono quelli di un Austria, varco da cui sono transitati un milione di migranti nel 2015, depositando 90 mila domande d'asilo, 18 mila nei primi quattro mesi del 2016, alle prese con una complicata recessione che ha fatto perdere competitività alle imprese del miracolo a marca tirolese, provocando un abbassamento del tenore di vita, a fronte di uno stato assistenziale al collasso per il picco di popolazione anziana.
COME IN UN QUADRO DI FINE SECOLO in cui le figure dell’arte viennese si dispongono fluide e sinuose ma diverse e contrapposte, il Presidente virtualmente in carica soltanto per un un mese si è visto immediatamente delegittimato dalla Corte Costituzionale austriaca con l’annullamento del risultato del 22 maggio, invalidato a causa di irregolarità in 14 circoscrizioni elettorali. E tutto questo ha un senso che va oltre il fotogramma di cronaca da quando la Corte ha accolto il ricorso presentato dall’Fpoe e per la prima volta Vienna ha annullato un ballottaggio in Austria. Votazioni senza brogli ma senza il rispetto delle procedure elettorali come la norma che impone di aspettare i risultati del voto nei seggi prima di iniziare il conteggio dei voti per posta che arrivano due settimane prima. Molti testimoni sentiti dalla Corte in udienze pubbliche si sono difesi dicendo che in passato «si era sempre fatto così e che avevano altri lavori da svolgere». Ma ora il clima nel Paese è mutato, creando instabilità politica nel piccolo Paese alpino.
LA FRAGILITÀ DEI VERDI IN AUSTRIA COME IN ITALIA sta tutta nel loro informale e debole impianto politico-elettorale. Alla loro origine furono il collettore dei voti di protesta. Ma poi confluirono in vari schieramenti di centro-sinistra, partecipando spesso disastrosamente anche a molti governi. Ora agli eredi di quelle passate e fallimentari stagioni della politica, soprattutto in Italia, rimangono i problemi di identità politica e di fedeltà ai temi fondamentali dell’ecologismo, proprio mentre nel nuovo secolo sono profondamente cambiate le questioni che avevano favorito la nascita e fissato l’identità dei partiti verdi.
I VERDI SONO ANCORA UN’ALTERNATIVA ALLA POLITICA TRADIZIONALE? Essi non hanno mai avuto la pretesa, come sta accadendo per il Movimento Cinque Stelle, di voler assurgere a partito di massa, forza politica maggioritaria, con l’intento di sostituire le vecchie famiglie della politica italiana. Per questo c’è da domandarsi come mai i Verdi riescano ancora ad emanare un bagliore di speranza, comunque a segnalare la loro persistenza nonostante queste devastanti debolezze. E cioè quale ruolo essi possono ancora giocare, in quanto famiglia politica consolidata con l’esperienza, nel cambiamento e nella prossima evoluzione dell’Unione Europea. In questo senso sono da approfondire le recenti opinioni del tedesco Joschka Fischer che dopo Brexit ha sottolineato l’importanza di un rinnovato progetto d’integrazione europea, laddove l’Ue dovrebbe essere intesa non solo in termini di mercato unico economico ma in quanto ‘il più importante progetto storico dell’Europa. Essa ha tentato, fino a questo momento con successo, di trarre la debita lezione da secoli di guerre apparentemente interminabili, costruendo un nuovo sistema di stati paneuropei che non si basa più sul solo equilibrio di poteri, ma anche sul superamento delle ostilità nazionali tramite l’istituzionalizzazione degli interessi comuni e su valori condivisi.'
APRIRE L’ORIZZONTE POLITICO DEL FEDERALISMO EUROPEO anche dentro il cerchio di un’Unione più corta è il tragitto che bisogna imboccare anche da parte dei Verdi italiani. Come pure da altra forze politiche innovative altrimenti e dispregiativamente escluse e de etichettate negativamente. Che giustamente incalzano le ormai vecchie famiglie del patriziato politico europeo, divenute come i nobili di un tempo rigide strutture di parentele endogamiche.