A settembre 2009, il Comitato Esecutivo Uefa, avvia il fair play finanziario, un progetto che nasce con l’obiettivo di ridurre il gap tra le società che, nel calcio moderno, non possono competere economicamente in egual misura. Secondo Michel Platinì, per la sopravvivenza delle grandi e piccole società, l'unica soluzione è monitorare il pareggio di bilancio.
di Cinzia Romano
Ad essere in difficoltà sono persino club blasonati come Milan, Inter e Roma. Dopo trent’anni Silvio Berlusconi vende ai cinesi e mentre Zhang Jindong, numero uno di Suning, a giugno prometteva ai tifosi interisti rinforzi di primo livello e si scervellava per trovare uno stratagemma con cui potesse “eludere” l’accordo firmato lo scorso anno da Thohir con la Uefa, il Crotone il fair play finanziario lo rispetta in pieno.
Dopo alcuni passi falsi fatti nei primi anni della loro gestione, Raffaele e Gianni Vrenna, sposano l’idea di puntare sui giovani talenti trovati in modo impeccabile dal ds Beppe Ursino. Campagne acquisti sobrie e intuitive rivolte alla valorizzazione di quei giovani che garantivano un ritorno economico, permettendo di affrontare i campionati successivi.
Dopo più di 20 anni arriva però il risvolto della medaglia, se da un lato i conti tornano, dall’altro si ha una squadra di serie A che ha iniziato il campionato già da due settimane, ma la cui rosa, sia per quantità che per qualità, è lontana dai canoni della massima serie. Rimangono poche ore a disposizione dalla chiusura del calciomercato, per intervenire e allestire una squadra competitiva che possa far sognare una salvezza vista già lontana dai tifosi e dagli addetti ai lavori.
Sono molti i club che non hanno fatto il passo più lungo della gamba: ricordiamo Anconetani, che portò ai vertici del calcio italiano il Pisa calcio dimostrando che è possibile comprare una squadra con 300 milioni di vecchie lire e cederlo quando il valore era di 27 miliardi; Luca Campedelli, Presidente del Chievo Verona, che ha ereditato la società dal papà, a soli 23 anni, mentre militava in C1 e che mai ha messo a repentaglio l’azienda Paluani a causa di eccessive spese nel calcio, ma che in serie A presidia da anni; Giorgio Squinzi, patron del Sassuolo dal 2002, che quando approdò tre anni fa nella massima serie mantenne la struttura della squadra neopromossa e dopo un avvio in sordina, prese le giuste contromisure in una campagna acquisti che a gennaio vide la sua formazione regina del mercato con 11 nuovi giocatori riuscendo ad ottenere la salvezza grazie a questo enorme sacrificio economico.
Ora si chiede ai fratelli Vrenna, pur rispettando la scelta di adottare un modello di impresa low cost, di spostare l’ago della bilancia e riuscire a portare in Calabria quanti più giocatori possibili, perché quello che verrà sarà un campionato pieno di insidie, dove ci saranno squalifiche, infortuni e indisponibilità.
A riequilibrare il conto economico del FC Crotone, per una volta ci si penserà dopo, cercando di incassare utili provenienti da diritti televisivi, da sponsor, incassi da stadio, gadget, cessioni e prestiti di giocatori.
Anche mister Nicola, condividendo la linea della proprietà, è in attesa di veder completare una squadra che seppur priva di alternative, ha dato i primi segnali positivi sul piano organizzativo e del carattere.