Il calcio tra passione, business, gioco e… stadio!

6 settembre 2016, 09:55 Trasferta Libera

di Cinzia Romano

Game over della sessione estiva del calciomercato in cui i club italiani hanno investito circa 1370 milioni di euro tra entrate e uscite. In casa Crotone sono arrivati un portiere, cinque difensori, quattro centrocampisti e quattro attaccanti. Una settimana di pausa che non poteva arrivare nel momento più giusto per amalgamare gli ultimi arrivi della squadra. Lo stilista (FC Crotone) ha disegnato i modelli e ha acquistato le stoffe, ora tocca a Mister Nicola cucire su ogni giocatore l’abito migliore.


C’è solo una pedina importante che manca alla squadra pitagorica: gli ultrà. Il famoso “dodicesimo uomo in campo”, sono i passionali che sostengono la squadra con le geniali coreografie, sono quelli che, per tutta la partita, scandiscono il ritmo ed i tempi delle azioni dei loro beniamini con cori, trombe, tamburi, sciarpe e bandiere.

Nella prima partita “casalinga” di questa storica serie A, il Crotone ha affrontato il Genoa a Pescara, orfano dei sui fedelissimi, colpa di uno stadio incompiuto in cui i rossoblù hanno sempre racimolato punti, un campo ostico per tante squadre che in questi anni hanno calpestato il prato dell’Ezio Scida.

Ma soprattutto i crotonesi non hanno avuto ancora il piacere di rivedere i propri beniamini giocare tra le mura amiche, saltando un’amichevole di lusso con l’Atletico Madrid, la partita di coppa Italia con il Verona e la prima di campionato che avrebbe visto anche il ritorno dell’ex Juric come avversario.

Doveva essere uno stadio in cui quella tifoseria che si era distinta l’anno scorso a San Siro contro il Milan e a Modena nel giorno della matematica promozione, avrebbe mostrato l’entusiasmo, la gioia di esserci, l’orgoglio cantando “il cielo è sempre più blù”.

Invece oggi l’Ezio Scida è un cantiere aperto che raduna curiosi, tifosi e “osservatori speciali”, perché per poter disputare le gare valevoli per il campionato di Lega Nazionale Professionisti Serie A è necessario rispettare dei criteri infrastrutturali ben precisi, tra cui la capienza minima di 20 mila posti, tutti dotati di sedute individuali.

Ed ecco quindi la necessità di rifare il lifting ad uno stadio che negli ultimi 20 anni ha subito più di un ampliamento, ma non sono state poche le difficoltà per decidere quali soluzioni adottare valutando tempi e costi. Tra stop forzati dalla Soprintendenza, denunce delle associazioni che “difendono” i Beni Archeologici, favorevoli, contrari, e chi di calcio non vuole neanche sentir parlare, si iniziano le opere di ampliamento in enorme ritardo.

Se sia stata presa la decisione migliore sarà il tempo a dirlo, ma va sottolineato che l’autorizzazione firmata dal soprintendente Mario Pagano per i lavori di ampliamento dello stadio, prevede come garanzia lo smontaggio entro due anni di tutte le installazioni, oltre ad un cronoprogramma tecnico e amministrativo, formulato e approvato congiuntamente dal Comune di Crotone e dall’FC Crotone Calcio in cui si evincono tempi e fasi attuative relative al programma di realizzazione di un nuovo stadio in altro luogo rispetto all’attuale; al programma di demolizione dell’attuale stadio comunale; al programma di riqualificazione urbana comprensivo di campagne per scavi archeologici.

Sul secondo punto ci sarebbe da riflettere. La vicinanza della stadio al centro della città e la sua edificazione su una zona in cui vi siano reperti archeologici, è antecedente a qualsiasi fabbricazione (vedi l’ospedale nato negli anni ’70 e tutti gli edifici limitrofi). È inaudibile dover demolire un impianto sportivo, costruito nel 1935, per portare alla luce resti della città magno-greca, che da indagini fatte nel 2000, in seguito alla costruzione della curva nord, in gran parte sono andati perduti irrimediabilmente.

Non è certamente demolendo strutture esistenti che si tutelano i beni, le attività culturali e il turismo. La storia della antica Kroton l’hanno scritta anche le imprese sportive, come quelle di Milone pluri-olimpionico, facendo superare ogni altra città greca nel numero di vincitori nei Giochi Olimpici.

La serie A è una realtà e la città ha il diritto e il dovere di portare alto il nome di un posto dimenticato da tutti, in cui politici e saltimbanchi che si sono alternati in 50 anni di varie Amministrazioni, non sono riusciti a realizzare opere pubbliche degne di nota. Nonostante progetti finanziati, sono stati restituiti soldi al mittente, e l’incuria di più amministratori ha portato al degrado costruzioni come la piscina comunale e tanto altro ancora.

Cultura, turismo, sport, devono viaggiare insieme, non per ricordare solo il passato ma, “A mano a mano”, per scrivere le pagine di storia che da troppo tempo mancano alla città di Crotone.