I nuovi Gatti di Vicolo dei Miracoli


Fausto Anderlini | Sociologo
Cambio Quotidiano Social


Raccontino della notte. I rabdogatti alla ricerca del gattoperso.


I disperati cercatori di gatti si muovono nelle ore notturne. Invocano il gatto coi croccantini in mano come fossero lampadine di Diogene. Dopo aver pavesato ogni angolo della zona di supplichevoli annunci nottetempo si recano pateticamente sul luogo della scomparsa muniti di trasportino e agitando il sacchetto delle cibarie chiamano ripetutamente Lulu. Aspettando il tremito fatale. "Lulu, Lulù, Lulùuu !" Lulu è la reginetta di Borkett row dove si struscia alle gambe dei passanti, e questa iper-affettuosità è dovuta al fatto che è un gatto maschio transgender cui è stato imposto di surrogare, cosciente o meno, la scomparsa di una gatta molto amata di nome Tascialilli. Una comparsa della gatta scomparsa, ora scomparso. La proprietaria dell'animale è una splendida indiana Zuni allevatrice di chihuahua e il rabdogatto un goffo vicino di casa i cui animali, un voluminoso gatto texano tigrato rosso dal pelo liscio e un Chihuahua dell'Arizona dal pelo lungo, sono amici per la pelle di Lulù.


Col tempo, spinto dall'indicibile malinconia di quei convivii di uomini e bestie nella desolazione del vicolo, egli si è specializzato in ritrovamenti felini e altre amenità. La Zuni ha pianto per giorni e presa dallo sconforto e dal senso di colpa è anche caduta col motorino escoriandosi in più punti. I due, lei claudicante in corpo e spirito, lui strascicato da una fatale tristezza, si fanno una buona parte della Bolognina da dove vengono ripetute segnalazioni. Durante le ricerche incontrano innumerevoli nottambuli che offrono svariate indicazioni, quasi la Lulu sia diventata, da quelle parti, una presenza familiare.


Tutti giurano d'averla scorta, la Lulù. Ma è l'ombra del gatto perduto che alberga in loro come uno spirito. Molti arabi, altri strani individui e diverse donne, spesso tatuate, sovrappeso o smagrite da dolorose mancanze, che girano accompagnate non da uomini, amici, amanti, fidanzati o consorti, bensì da cani grossi e bellicosi. Una di queste ha con sè due bambini ed è munita di un cane medico che registra la glicemia di uno dei due fanciulli. Fa annusare il trasportino dal cane medico e lo lancia nella notte facendosi trainare al guinzaglio, coi bambini dietro.


Invano vengono consultati occupanti di case magrebini sotto una bandiera rossa e cenacoli di indo-pachistani che sostano sui prati della sede del comune, rigorosamente separati per genere e seduti come ai margini del deserto. Assenti gli elettori accerchiano il comune confabulando nei loro idiomi. Nella calda notte di fine estate il quartiere ha un aspetto trasandato come mai e promiscuo come un suk di Marrakesch. E' così da almeno un ventennio, da quando le fabbriche hanno chiuso o si sono trasferite, ma fino a dieci anni fa la gente aveva fiducia che l'Alta velocità e la nuova sede comunale avrebbero funzionato come volani di una grande quanto indefinibile riqualificazione. Però i tempi si son rivelati lunghi e molti gli effetti indesiderati. L'area è diventata mutante: maggese sociale, edilizio ed antropico. Nella notte svettano dietro l'ex mercato ortofrutticolo le sagome sinistre di grandi casermoni residenziali lasciati a metà come le casette sulla costa salentina o i ruderi di Beirut.

Lì, in quel vuoto, i rabdogatti penetrano fra le sterpaglie illuminate da una luna liciniana facendo tirini miagolanti come Amalasunte e agitando freneticamente i croccantini come maracas. In un goffo samba felino. Nell'aria ferma della notte il richiamo si dovrebbe sentire a chilometri di distanza. Ma invano. Infruttuosamente penetrano nei caotici e scalcinati cortili dei casamenti. Di Lulu nessuna traccia. Unica risposta al richiamo una torma di ratti guidati da un topo-capo che in uno di questi cortili si precipita eccitata dall'odore dei croccantini verso i rabdogatti, costringendoli a una fuga precipitosa. Da come queste pantegane scorazzano impavide e fameliche si direbbe che il gatto sia da queste parti una specie estinta.Ne intravedono uno solo che si dilegua timoroso dietro i battenti di una finestra come un siciliano durante un comizio comunista di Li Causi nei '50 sulla Piazza di Caltanisetta. Sono scomparsi i fieri operai sindacalizzati dell'Acma, della Sasib, della Minganti e della Cevolani.


Con i gatti selvaggi, ma anche domestici, al seguito. La Bolognina, Stalingrado de noantri, si presenta al tremebondo osservatore come una zona de-industrializzata e de-felinizzata. Un'oasi tenebrosa di ratti, alieni, rotweiler e ceto medio impoverito. Tutti con la bava alla bocca. E allora un pensiero tremendo affligge gli sperduti rabdogatti, segretamente insufflato dai pregiudizi. E se il Lulù fosse già stato macinato nel pastone di un kebabbaro, o peggio, servito come anatra all'arancia in un bistrot cinese ? Il mondo è una tetra suggestione e ai rabdogatti non resta che stringersi l'uno all'altro riparando nel McDonald della stazione. Triste e sconsolato è il mondo senza il gatto, e i cani di taglia piccola, che sono, in fondo, gli ultimi lembi di tenera socialità di un'umanità perduta. Torna a casa Lulù.