Cinque Stelle o Cinque Cerchi? La Raggi frantuma l’arroganza del Coni

Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social



Cinque Cerchi? No Grazie. Meglio Roma a Cinque stelle. La coraggiosa decisione del sindaco di Roma di dire no alla candidatura di Roma alle Olimpiadi, frantumando ogni genere di volgare ricatto mediale e politico, pone fine a una lunghissima, fin troppo tollerata, stagione di arroganza e sicumera da parte di una dinastia di satrapi che con la scusa di presunti, quanto pseudo valori sportivi di carattere ‘apolitico’, da oltre un cinquantennio comanda e tiranneggia nello sport italiano, trovando sempre facili connivenze e immediate coperture nei partiti di governo e nel variegato sottobosco parlamentare della varie poche repubblicane. La scelta del ‘no Olimpic Game’ di Virginia Raggi è stata puntigliosamente argomentata, avanzando critiche sia nel merito e che nel merito nella decisione di assegnare a Roma tale poderosa incombenza organizzativa e logistica poiché la Capitale sta “ancora pagando i debiti per gli espropri di Roma 1960. Non abbiamo nulla contro le Olimpiadi e contro lo sport ma non vogliamo che lo sport venga usato come pretesto per una nuova colata di cemento in città. Diciamo No alle Olimpiadi del mattone. Vengono fatte tante promesse in occasione delle Olimpiadi. Ci ricordiamo bene come sono andati i Mondiali di Nuoto, ci siamo ritrovati con impianti abbandonati, inutilizzati che restano come scheletri e gusci vuoti. Le Olimpiadi sono un assegno in bianco che firmano le città ospitanti: ciò lo dice l'Università di Oxford in uno studio. Le Olimpiadi sono un sogno che diventa incubo. Non abbiamo dati di Rio ma abbiamo negli occhi le immagini degli abitanti di Rio".


La decisione di dire ‘No Grazie Olimpiadi’ ha letteralmente gettato nello scompiglio i sostenitori delle Olimpiadi a Roma. Per Matteo Renzi, nel giorno del suo onomastico, si tratta di una figuraccia cosmica dopo che si era lanciato in arditi quanto discutibili affermazioni favorevoli durante i recenti giochi di Rio.

Scomposte e molto criticabili sono state le dichiarazioni a caldo del plenipotenziario renziano, il presidente del Coni Malagò che, invece di prende atto della sua sconfitta e rassegnare immediatamente le dimissioni dal posto che ricopre, ha preferito molto sgarbatamente continuare ad attaccare il sindaco di Roma, dichiarandosi (sic!) molto urtato per aver fatto l’anticamera come tanti altri normali cittadini: "il sindaco di Roma avrebbe dovuto dedicare al mondo dello sport un pò più di attenzione e rispetto. Ci hanno convocato alle 14.30 - racconta Malagò - e abbiamo scoperto che la sindaca aveva fissato una conferenza stampa per le 15.30. Per educazione e rispetto istituzionale siamo andati anche se un'ora per affrontare questi temi è un pò poco. Ci hanno fatto accomodare nel salottino del sindaco. C'era il suo portavoce. Intorno alle 14.50 ho chiesto notizie della sindaca, mi hanno detto che stava arrivando. Intorno alle 15 ci hanno detto che aveva un impegno istituzionale con Delrio. Ma la sindaca è uscita alle 13.15 dal ministero delle Infrastrutture. Alle 15.07 dopo 37 minuti, visto che 23 minuti dopo c'era la conferenza stampa, siamo andati via, pensando che se ci avesse voluto parlare ci avrebbe dovuto dedicare un pò più di attenzione e di rispetto".

Con una decisione netta che ha la caratura di un atto politico di valore internazionale, Virginia Raggi ha assestato un colpo durissimo a quella che in varie occasioni è stata etichettata, e non erroneamente, la casta dello sport italiano, un immenso potere diffuso in tutto il territorio nazionale che gestisce i più importanti fascicoli dl business dello spettacolo, sotto lo bandiera dell’autonomia e dell’autogoverno di un Ente Pubblico che solo formalmente si è detto estraneo, ma non avulso, dalla regola più saggia e completa della direzione politica parlamentare e di governo. Di fatto, sempre prendendo grandi decisioni che coinvolgono l’insieme del sistema Italia, il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), il cui fine è quello di curare l'organizzazione e il potenziamento dello sport attraverso le federazioni nazionali sportive e in particolare la preparazione degli atleti al fine di consentirne la partecipazione alle Olimpiadi, è non solo un importante strumento nelle mani del governo in carica per gestire e orientare la politica sportiva, operando direttamente nella più remunerativa polpa dell’ambito industriale e di servizio, laddove spettacolo, gioco, cerimonie, e venti e manifestazioni, diventano un grande attrottare di investimenti con alti margini di profitti, il volano di interessi e influenze di natura politica ed economica.

D’altra parte sappiano che la partita giocata tra la neo prima cittadina della Capitale e i vecchi, quanto scaltri e questa volta maldestri, marpioni del vasto sottobosco e del bel mondo che gira attorno al Coni, come hanno raccontato non tutte ma alcune cronache giornalistiche, è stata talmente arroventata, con accuse e mosse che poco hanno a che fare con il declamato ‘fair play’ dei soloni olimpici del Foro Italico, evidentemente per la grandezza della posta in palio.

Infine Renzi prenda nota degli esiti disastrosi della sguaiata campagna antifemminista fatta orchestrare dai giornalisti, dalla stampa e dai media al suo servizio contro la Raggi e la Appendino.

Dimostri adesso di avere più rispetto, a partire da una radicale bonifica del suo linguaggi. Cancelli e cassi definitivamente dal suo eloquio fiorentino quella parola ‘sindaca’ che stona e quasi offende. La Raggi è una donna coraggiosa, prima fra tutti i sindaci di Roma, ha spezzato con forza e autorevolezza i cinque cerchi di ferro a difesa ‘paramilitare’ di un gruppo di potere senza controllo né verifica che ha piegato al proprio volere l’intero sport italiano.


Five-Star or Five Rings? Virginia Raggi shatters the arrogance of CONI - Five Rings? No thanks. Better Rome Five stars. The courageous decision of the mayor of Rome to say no to the candidacy of Rome in the Olympics, shattering all sorts of vulgar medial and political blackmail, puts an end to a long, all-too-tolerated season of arrogance and complacency on the part of a dynasty of princes who with the excuse of alleged, as pseudo sporting values ​​of character 'apolitical', for over fifty years and tyrannize commands in Italian sport, finding it easy connivance and immediate cover in the governing parties and the parliamentary varied undergrowth of various few republican. The choice of 'no Olimpic Game' Virginia Rays was meticulously argued, advancing criticism both on the merits and the merits of the decision to award in Rome this powerful organizational and logistical task because the capital is "still paying the debts for the expropriation of Roma 1960. we have nothing against the Olympics and against the sport, but we do not want the sport to be used as a pretext for a new poured concrete base. We say No to brick Olympics. many promises are made for the Olympics. We remember well how they went the Swimming World Cup, we ended up with abandoned plants, which remain unused as skeletons and empty shells. The Olympics are a blank check Signing the host cities: what says the Oxford University in a study. The Olympics are a dream come nightmare. We have no data of Rio but in the eyes the images of the inhabitants of Rio ". Vito Barresi Cambio Quotidiano Social