NO al Referendum come Legge Truffa. Ricorso al Tar contro Scheda e Quesiti

Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social



Che cosa significa affermare che un ordinamento costituzionale è rappresentativo? A questa domanda, di evidente attualità politica, parlando alla Camera, l’8 dicembre del 1952, contro la legge elettorale del ministro degli Interni Mario Scelba, rispondeva Palmiro Togliatti, uno dei tanti nonni del Pd di Matteo Renzi, con un lungo e articolato ragionamento, un discorso che certo ben dovrebbe ricordare almeno il di lui giovin allievo Giorgio Napolitano. Per Togliatti, ma non per Renzi e Napolitano, se guardassimo un pò di più alla storia, si ritroverebbe traccia delle ‘assemblee rappresentative elette secondo il principio della curia, applicando il quale si ha in partenza una schiacciante maggioranza di “deputati” delle classi possidenti e una minima rappresentanza di operai, di contadini, di lavoratori”. Il leader comunista definiva quella forma ‘bizzarra’, in quanto altro non era che "la degenerazione di un’istituzione rappresentativa”, ‘maggiormente’ somigliante alla legge proposta da Mario Scelba. La stessa Legge Scelba che lasciava intravedere un Parlamento diviso in curie, non più secondo un criterio economico o sociale, ma secondo un criterio politico. Lo stesso che avrebbe preceduto all’elezione del Parlamento, e cioè a ‘un’azione del governo per riuscire, partendo dai dati delle precedenti consultazioni, a raccoglier determinate forze politiche a proprio appoggio. A questo gruppo è quindi già assegnato, prima che si sia proceduto alle elezioni, un numero fisso di mandati, e un numero fisso e ridotto di mandati è assegnato, in modo precostituito, agli oppositori del governo’. Per quanto curiosa possa sembrare la comparazione storica, più o meno allo stesso risultato di Scelba, ‘al Parlamento eletto per curie, ordinate secondo un criterio politico’, vorrebbe portarci anche la scheda elettorale del prossimo Referendum di Renzi e Mattarella su cui soffia sempre più forte il vento della polemica politica e l’accusa di grave strumentalizzazione di un istituto delicato e molto articolato come è il referendum, sia per le leggi ordinarie, e ancor più per quelle di revisione costituzionale.



Sinistra Italiana e M5S si rivolgono al Tar del Lazio contro il testo del quesito del Referendum. Secondo i ricorrenti "il quesito così formulato finisce per tradursi in una sorta di ' spot pubblicitario', tanto suggestivo quanto incompleto e fuorviante, a favore del Governo che ha preso l'iniziativa della revisione e che ora ne chiede impropriamente la conferma ai cittadini, che non meritano di essere ingannati in modo così plateale".

Il Tar Lazio è sollecitato a decidere sul Decreto del Presidente della Repubblica con cui, indicendo il referendum per il prossimo 4 dicembre, "è stato tra l'altro stabilito il quesito che dovrebbe comparire sulla scheda di votazione".

Gli avvocati Enzo Palumbo e Giuseppe Bozzi, nella loro qualità di elettori e di esponenti del Comitato Liberali x il NO e del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, insieme ai senatori Vito Claudio Crimi (M5S) e Loredana De Petris (Sinistra Italiana-SEL) “lamentano che il quesito predisposto dal Quirinale non tiene conto di quanto stabilito dall'art. 16 della legge 352-1970, secondo cui, quando si tratti di revisione della Costituzione, il quesito referendario deve recare la specifica indicazione "degli articoli" revisionati e di ciò che essi "concernono". Per gli stessi ricorrenti il quesito che appare nella scheda "oltre a non specificare quali siano gli articoli della Costituzione interessati dalla riforma, alcuni dei quali ben più importanti di quelli citati (come la nuove modalità di elezione del Presidente della Repubblica e dei Giudici costituzionali di derivazione parlamentare), si limita invece a riprodurre il titolo del ddl di revisione, che, assieme al corretto ma insufficiente riferimento ad alcuni istituti incisi dalla revisione, riporta impropriamente anche una presunta finalità della legge (il c. d. contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni), che non trova specifico riferimento in alcuna delle norme revisionate, potendone semmai essere una conseguenza, neppure certa e comunque irrisoria".

Secca la reazione del Quirinale che liquida le dichiarazioni dei ricorrenti, i quali in una nota hanno attribuito alla Presidenza della Repubblica la formulazione del quesito referendario, precisando che il quesito che comparirà sulla scheda è stato valutato e ammesso, con proprio provvedimento, dalla Corte di Cassazione, in base a quanto previsto dall'art 12 della legge 352 del 1970, e riproduce il titolo della legge quale approvato dal Parlamento.