Regione Calabria tra Aeroporti & Affari. Quando il Presidente Oliverio voleva uno Scalo anche a Sibari

Vito Barresi

Cambio Quotidiano Social


Acque molto agitate nel potere politico regionale calabrese più che mai accentrato, monopolisticamente, nelle mani di una specifica ‘cricca dominante’ che fa capo al Pd (Minniti, Magorno, ecc.) e al Presidente della Regione Mario Oliverio, ben munita di addentellati satellitari e mediali a propria disposizione. Proprio quest’ultimo, è ormai permanentemente ed esclusivamente occupato e indaffarato nel cercare di rompere il drammatico isolamento in cui si trova ormai da più mesi, dopo il totale crollo di ogni indice di consenso sia elettorale (tranne a Reggio, dove politicamente vivacchia il figliuolo di Falcomatà, in questi anni ha provveduto a perdere i comuni di Catanzaro, Lamezia, Cosenza e Crotone, cioè proprio l’80% dei calabresi che vorrebbero cacciarlo via a furor di popolo), a seguito di tanti rilevazioni demoscopiche che lo vedono fanalino di coda tra i vari Governatori italiani. Così severamente sanzionato da una serie di sondaggi incrociati che ne certificano l’insipienza sia politica che gestionale, tremando di fronte alla possibilità che tutti i suoi avversari da 5 Stelle al centro destra, dalla fronda Pd a Sinistra Italiana, convergano per sfruttare il prossimo referendum del 4 Dicembre come un voto contro, una specie di plotone di esecuzione politicamente puntato contro di lui, il nostro eroe gioachimita, continua ad aggirarsi come un Ceausescu della Sila Grande, senza riuscire più a cavare un ragno dal buco dalla sua fallimentare Giunta Regionale.


In attesa di rivedere al pascolo silano nuove vacche grasse, il Presidente della Regione ha cercato, ma molto inutilmente, di erigere vere e proprie mura turrite intorno alla sua Cittadella fortino in quel di Germaneto, senza mai riuscire a determinare una svolta profonda ed epocale in una Regione in cui è continuato il malvezzo di cinquant'anni di oscurantismo. Ancora una volta, infatti, l’intreccio di vecchi e nuovi ceti dominanti, parassitari, fondiari, imprenditoriali e malavitosi, stringono il loro assedio sulla macchina politica regionale controllandola, strumentalizzandola e distorcendola con le clientele e il voto di scambio illecito, esattamente come narrano le indagini, le inchieste e le iniziative giudiziarie della Magistratura calabrese. Crimine, malaffare e struttura della vita politica hanno così assunto la forma di una vera e propria ‘ndrangheta occulta e parapubblica’, fatta di insospettabili nomi della ricchezza clandestina, della prepotenza dei politici e parlamentari locali, regionali e romani, e guardingo controllo del territorio da parte delle varie ‘sezioni’ in cui i soliti noti capeggiano province, comuni e municipalità.

Ormai in molti pensano che il destino di Mario Oliverio, in qualità di presidente della Regione Calabria sia segnato. La sua ‘inaffidabilità’ politica e amministrativa avrebbe raggiunto il colmo e il culmine proprio nella corrente vicenda degli Aeroporti regionali, il bando Enac per la gestione degli hub minori di Reggio Calabria e Crotone, un grande affare, molto appetitoso per varie cordate di appaltatori e affaristi, che da settimane sta mobilitando interessi, fazioni, lobbie e gruppi di pressione finanziaria e politica. Sulla scalata agli aeroporti calabresi, si giocano gli assetti e la definizione di una nuova spartizione tra politica e imprenditori. Ed è qui che Oliverio, che si atteggia al 'Napolitanicchio' di contrada Palla Palla, sconta in termini di debolezza e incoerenza la pesanre eredita del suo opaco e sempre poco brillante excursus di politico a vita, già consigliere regionale e poi assessore, deputato, senatore, Presidente della Provincia di Cosenza, allorquando qui, roboante come i motori di un jet a propulsione patatifera, divenne proverbiale la sua indefessa battaglia per costruire il quarto aeroporto calabrese a Sibari.

Per cui nelle riunioni che si susseguirono in queste ore tra le ‘sindacation’ e commissioni di manager interessati circolerebbero molte fotocopie con alcune delle dichiarazioni epocali del Presidente florense, tra cui una in cui si leggeva che “Tra le infrastrutture che realizzeremo sicuramente come Provincia di Cosenza un posto di primo piano occupa la costruzione dell’aeroporto di Sibari, al quale abbiamo destinato venti milioni di euro nel nostro Piano degli Investimenti”.

Era il martedì 10 Maggio del 2001, quando Oliverio con accento da statista titolato asseriva convinto, nel corso di una seduta del Consiglio Provinciale Bruzio che “l’aeroporto, che non è solo l’aeroporto di Sibari ma dell’intera provincia di Cosenza sarà sicuramente realizzato. Questa Provincia, che è la più grande della Calabria, che ha enormi potenzialità al suo interno, non può rinunciare ad una infrastruttura come questa. Tant’è che la Regione negli anni passati ha stanziato risorse importanti per approntare il progetto. Lo ha fatto prima con Loiero e, successivamente, con Scopelliti, che ha assunto impegni precisi con la Sibaritide. Mi auguro che questi impegni siano ora rispettati”.

Per la storia, a rigor di cronaca, aggiunse anche che “se la Regione dovesse venire meno a questo impegno si aprirebbe un problema serio nella nostra regione e noi andremmo avanti lo stesso perché noi saremo quelli che apriranno il cantiere dell’aeroporto! Una volta per tutte dobbiamo finirla con le logiche campanilistiche che fanno pendere la bilancia nella utilizzazione delle risorse finanziarie che sono nella disponibilità della Regione a seconda del certificato di nascita del presidente pro tempore. In questa direzione non ci fermerà nessuno”.

Sulla certezza del suo pensiero retrospettivo, almeno non c'è alcun dubbio. Dove si volerà domani, per il Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, è un altro conto.