Francesca Scordino
Cambio Quotidiano Social
Damnatio memoriae è una locuzione in lingua latina che significa letteralmente condanna della memoria. Nel diritto romano indicava una pena consistente nella cancellazione della memoria di una persona e nella distruzione di qualsiasi traccia che potesse tramandarla ai posteri, come se non fosse mai esistita.
La sentenza che prevede di togliere il figlio a Martina Levato è un fatto di cronaca giudiziaria che ha particolarmente scosso gli italiani. Premesso che non conosco nel dettaglio tutto l'iter che ha seguito il Tribunale per giungere a questa decisione forte, vorrei soffermarmi a fare qualche riflessione.
Mi è tornata in mente una frase di Martin Luther King "La vigliaccheria chiede: è sicuro? L'opportunità chiede è conveniente? La vanagloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede : È GIUSTO? Arriva un momento in cui si deve prendere una posizione che non è né sicura,né conveniente ,né popolare ma la si deve prendere perché la propria coscienza dice che è giusta".
Ecco, mi domando quanto è grande la sicurezza in sé stessi di questi giudici? Possibile che tutte le teorie pedagogiche delle educatrici, citate, tutte le perizie e le prove che hanno messo in luce la condizione di annientamento identitaria di questa donna, dovuto al rapporto perverso e malvagio volutamente instaurato e mantenuto dal suo compagno,abbiano portato il tribunale a esercitare un'ulteriore violenza togliendole il figlio e negandolo pure ai nonni!
Permettetemi di dire, senza voler giudicare, anche se la tentazione è forte, che a mio avviso è stato commesso un'altro omicidio in spregio al diritto. Non vedo, per quanto mi sforzi, il riconoscimento dell'essere umano né il rispetto per una persona che vive, alcuna condizione di estrema fragilità psichica.
Quello che mi arriva è che si cerca di combattere la violenza con altra violenza, tipico di una logica opportunistica.
Probabilmente questa sentenza soddisferà il perbenismo falso e deviante che fa da paravento al degrado generale che stiamo vivendo, ma a me, ripeto, lascia molto perplessa e scossa.