Apri al Profugo che bussa alla tua Porta | di Mons.Giuseppe Caiazzo


Li abbiamo visti correre la sera per raggiungere una corriera che li porterà nella loro casa, precaria, provvisoria, sognata, immaginata, desiderata. Spesso tutto il loro mondo, la propria vita, i sentimenti, i rimorsi, i rimpianti, il dolore e la delusione sono chiusi in quella busta di plastica da cui non si staccano mai. Dentro ci sono tutti i loro averi, la propria orgogliosa e dignitosa identità di uomini, donne e bambini in fuga verso la libertà, un mondo che pensano migliore. Il tema della diritto alla casa per i migranti e i profughi sta emergendo sempre di più in Italia sotto la pressione di una sempre più forte e avvertita sfida migratoria che sta cambiando società locali e territori. Sono una minaccia o una risorsa? Un pericolo o un’opportunità. In questi giorni torna a far discutere la posizione della Chiesa espressa con un appello alla solidarietà del Vescovo di Matera, il quale ha chiesto che "anche pochi profughi" vengano ospitati "in alcune delle tantissime case sfitte presenti sul nostro territorio". La richiesta è rivolta al clero e ai fedeli dall'arcivescovo di Matera, monsignor Pino Caiazzo. per accogliere coloro che fuggono "da paesi in guerra, affamati e senza più niente".



Mons. Giuseppe Caiazzo | Arcivescovo Matera



Carissimi Confratelli nel sacerdozio, Diaconi, Religiosi e Religiose, Popolo santo di Dio, il 16 aprile di quest’anno mentre facevo l’ingresso ufficiale e l’insediamento nell’Arcidiocesi di Matera - Irsina, Papa Francesco si recava nell’isola di Lesbo. Incontrando i profughi, tra l’altro, disse: “Abbiamo viaggiato fin qui per guardarvi negli occhi, sentire le vostre voci e tenere le vostre mani”. E prima di salire sull’aereo scriveva questo tweet: “I profughi non sono numeri, sono persone: sono volti, nomi, storie, e come tali vanno trattati”. Venendo tra voi ho avuto modo di vedere e toccare con mano come il cuore dei Lucani è grande. Tanti fratelli provenienti da paesi in guerra, affamati e senza più niente (non persone extracomunitarie come ci hanno abituato a dire: nel linguaggio cristiano esiste la famiglia umana) li ho incontrati nelle famiglie, in centri gestiti dalla Prefettura, da Cooperative, dalla Caritas, in diverse parrocchie.


Vi ringrazio per quanto avete fatto e state facendo. Siete una benedizione di Dio che dice: “Non è piuttosto questo il digiuno che io voglio…dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che è nudo…?” (Is 58,7); e ancora: “Da’ il tuo pane a chi ha fame e fa’ parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Da’ in elemosina quanto ti sopravanza…”(Tobia 4,16).

Un’emergenza umanitaria che, purtroppo, sta avendo risvolti davvero impressionanti. Storie di uomini, donne, giovani, bambini davanti ai quali, ascoltandoli, è impossibile non piangere o rimanere indifferenti.

S.E. il Prefetto, Sig.ra Antonella Bellomo, è in serie difficoltà nel trovare disponibilità di accoglienza nei nostri Comuni. Si vorrebbe optare per una tendopoli!

Vi chiedo di invitare le nostre comunità parrocchiali ad accogliere anche pochi profughi da sistemare in alcune delle tantissime case sfitte presenti sul nostro territorio.

Mi ritornano in mente alcune frasi di Don Tonino Bello: “A voi che non contate nulla agli occhi degli uomini, ma che davanti agli occhi di Dio siete grandi, coraggio! Dio non fa graduatorie. Non sempre si lascia incantare da chi sa parlare meglio. Non sempre, rispetto ai sospiri dignitosi del povero, dà la precedenza al canto gregoriano che risuona nelle chiese. Non sempre si fa sedurre dal profumo dell’incenso, più di quanto non si accorga del tanfo che sale dai sotterranei della storia”. (dagli scritti di Don Tonino Bello).

Conto molto sulla vostra sensibilità e impegno. Vi ringrazio ancora per quanto state facendo e, ne sono certo, farete ancora. Per le adesioni rivolgersi direttamente alla Caritas Diocesana.

Vi abbraccio e benedico.
+Don Pino, Arcivescovo