Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social
Si dirà, ma che c’entrano le sempre più contraddittorie ‘Direzioni Nazionali’ del Pd, il partito che dovrebbe almeno in apparenza rappresentare la maggioranza unita e coesa dei cittadini italiani, sempre più somiglianti a strazianti sedute psicoanalitiche più che assise di politica, con i famosi ‘ladri di Pisa’? Per carità, assolutamente nulla, se non il fatto metaforico di far venire in mente, per associazione analitica e rigurgito del profondo inconscio, lo sfondo ambientale e contestuale da cui quest’attuale leadership della sinistra, proviene in abbondonza, cioè la Toscana di Firenze e del suo ex sindaco che ha scalato i ranghi del potere senza essere parlamentare, la Pisa di tanti passati ministri e capi di governo con le loro Scuole d’eccellenza, la Livorno conquistata da Grillo, la Siena del Monte Paschi del 'gotha' politico finanziario del Partito, le banche del papà del Ministro Boschi. Dunque, niente di più che un simpatico richiamo ai titoli del 'Vernacoliere', uno spunto per citare il Dizionario del Corriere ove si legge “fare come i ladri di Pisa, essere inseparabili nonostante le liti e i diverbi continui. La tradizione toscana vuole che i ladri di Pisa andassero a rubare insieme durante la notte e poi litigassero fra loro tutto il giorno per dividere il bottino.”
E però non si tratta solo di questo. Perché su un punto si può dar conferma a Renzi è cioè che dei loro prologhi prolissi, delle ipocrite pantomime retoriche, dei giri di valzer dell’io-ideologia dominante "gli elettori non ne possono più".
Tuttavia la questione è un’altra, cioè quella del congresso del suo partito e della sfida che è stata lanciata contro la sua segreteria, definita dai suoi sempre più acerrimi avversari talvolta una monarchica tal altra persino una tirannia (dove tirannia è propriamente parola di etimologia etrusca!).
Ed è lo stesso Renzi (i cui dati auditel dei suoi ormai casalinghi passaggi in tv segnalano un drammatico naufragio della sua immagine… d’altra parte, sembrano dire i telespettatori, oltre ad averci fatto pagar una cara bolletta ti dobbiamo anche ‘sciroppare’ a reti unificate?) a parlarne a mezza bocca allorquando evidenzia testualmente che il problema non è ‘cacciare Bersani? Ovviamente no’, ma far "decidere gli elettori del Pd a chi dare la guida del partito col congresso nel 2017. Chi avrà un voto in più vincerà, chi uno in meno farà opposizione. Ma il referendum non c'entra col Pd".
Ora appare evidente che se questa non è bugia comunque esprime una posizione difficilmente sostenibile. Basterebbe solo immaginare lo scenario favorevole al Si per arguire, naturalmente, che fine farebbe fare Renzi all’opposizione nel suo partito.
Ciò che, invece, non si dice, è quale sarebbe il motivo per cui gli elettori italiani dovrebbero fidarsi di stravolgere il sistema complessivo delle garanzia costituzionali, l’architrave del bilanciamento dei poteri istituzionali, dando un pieno di credito elettorale a fondo perduto, a un leader che, non solo non ha più il comando di metà del suo stesso partito, essendo avversato da interi e consistenti pezzi della base e dell’apparato, ma che si sottrae, con battutine e risentite rimbeccate, dalla nuda verità di una simile forza politica frammentata, divisa, ondivaga, lacerata da una lotta interna, talvolta, persino sordida, dai lui stesso etichettata come superflua e inconcludente.
Proprio a conclusione dell’ultima seduta psicoanalitica della Direzione Nazionale del Pd, quel che se ne ricava è che loro, i dirigenti politici, i ministri, i parlamentari e la loro corte e codazzo, non hanno pagato la visita medica né tanto meno prendono atto della diagnosi molto grave.
Ecco allora che litigano in apparenza e si stringono in segreto per farne fare le spese ancora una volta al Paese, a chi doverosamente andrà a votare per un Referendum farsa, o truffa che dir si voglia, dove si confondono capre e cavoli, si strumentalizza la scelta democratica e il consenso elettorale.
Per cui, conclusivamente, per rimanere sul pezzo, ossia rimarcare il grado di collegamento allegorico, tra i Ladri di Pisa e il Pd, alla fine il Popolo Sovrano, rischia sempre di fare la fine del famoso ispettore di Ferrandino, Pino Pentecoste ne Il Rispetto.
Un detective, un uomo a cui altri avrebbero voluto far “fare il mazzo di scarola in mezzo al bailamme ...” e che un bel giorno si sveglia e dice a se stesso : “Ora, siccome io mazzo di scarola non sono, e chi pensa il contrario è solo uno sciocco perché io avrò soltanto la terza media ma sono di intelligenza assai vispa (come diceva mio padre) e di sensibilità significativa, ne consegue che qualcosa non funziona. In altre parole, io pure se ho azzeccato qualche figura di merda in vita mia e una volta sono pure andato a sbattere contro un tram mentre inseguivo in corsa affannosa un pedinato, a quell’ignorante che si permette di pensare che sono un chiochiero, io gli faccio un culo così».