Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social
Lei conosce la sintassi? La virgola è la chiave di tutto...Se ne dicon di parole, tra banalità e luoghi comuni, a proposito dello spettacolo di una vita com’è stata quella di Dario Fo. Ma su un punto vorrei che i lettori si soffermassero con attenzione. E cioè sulla sua intransigente posizione di rifiuto e di netta ripulsa dello stragismo nero e del terrorismo come prassi politica e culturale, sul richiamo costante alla legge, lo faceva in ogni sua piéces e in alcune recitava a memoria anche il codice di procedura penale, alla legalità intesa come baluardo di tutela delle minoranze e della diversità, della libera manifestazione del pensiero, contro ogni censura, sacralità di casta malcelata dietro il reato di vilipendio, osteggiando ogni 'demonizzazione' dell’arte e del teatro. La posizione di Dario Fo, e ovviamente anche di Franca Rame che pagò sul proprio corpo le conseguenze delle violenze subite, fu ancor di più esemplare poichè avvenne e si manifestò nella piena libertà di un uomo e di una donna dello spettacolo e del teatro italiano che, quasi sempre soli in mezzo a una moltitudine di attori e registi silenti, si schierò senza alcuna copertura dell’Arco Costituzionale, quindi del potere politico di quell’epoca, contro la brutalità dello stragismo e del conseguente terrorismo nero e rosso, nonostante sia stato accusato di stare in odore di 'fiancheggiatore', che insanguinò le strade e le piazze del Paese. Credo che questo sia un valore politico e umano enorme che non può esser in alcun modo né denegato nè sottaciuto. E di cui Dario Fo non ha mai menato vanto, né strombazzato o strumentalizzato, magari per conquistarsi qualche medaglietta parlamentare, che pure gli sarebbe spettata di diritto, in quanto conquistata sul campo, sui tavolacci dei palcoscenici di città, capitali europee, cinema di periferia e sale parrocchiali, proprio per tale, incontrovertibile e straordinario, contributo di chiarezza e di schieramento, ancor più prezioso per tanti ragazzi confusi in quella fase così buia. Anzi, un contributo alla vera essenza della democrazia, cioè di non fare naufragare la ragione critica nè di ammassarsi nelle cosiddette leggi speciali di stampo cossighiano-berlingueriano, che la propaganda di certo regime ha potuto distorcere, accusandolo più volte di essere stato corrivo con certe frange o zone grigie del terrorismo. Così, per esempio, ha fatto Alexander Stille nel suo blog in cui scrive, sbagliando platealmente le fasi storiche, “Mi ricordo vari spettacoli di Fo e Rame alla palazzina Liberty di Milano nei primi anni ottanta, durante il periodo più buio degli anni di piombo: in uno spettacolo hanno raccontato di un operaio costretto a rubare dalla miseria, la fame e la spietatezza del padrone capitalista. Mi ricordo bene che dopo gli spettacoli di Fo, raccoglievano soldi per il “soccorso rosso,” facendo discorsi pietosi sui “poveri” amici - ex-capi di Potere Operaio, Lotta Continua e Autonomia che hanno dovuto fuggire in Francia per sottrarsi a processi per terrorismo. Mai un cenno alle barbarie delle Brigate Rosse o di Prima Linea e delle responsabilità politiche e morali dei loro amici che hanno mandato allo sbaraglio una fetta importante della loro generazione: prese alla lettera le prediche e gli scritti sulla necessità della lotta armata. Ed eccoci trent’anni dopo con Beppe Grillo - non per paragonare Grillo ai capi della sinistra extraparlamentare - sempre con le arringhe di un mondo ultra-semplificato, del popolo “buono” e i soliti cattivi, di demagogia vuota senza programmi e senza prospettive.” Ho voluto riprendere l’opinione del figlio del più famoso Ugo Stille poiché essa mi appare paradigmatica di un certo interessato pregiudizio. Che gli volessero cucire addosso il costume del 'cattivo maestro' o del 'grande vecchio' era evidente. Ma non ci riuscirono. E forse anche per questo motivo conquistò il Nobel. Dario, quando recitava il suo Teatro Verità, non portava mai gli occhiali. In fondo il suo monito restava sempre uguale al titolo della sua prima commedia: meglio stare sempre attenti al 'dito nell’occhio'.
Chi lo ricorda nei tempi impressionanti degli Anni di Piombo, i lunghissimi anni Settanta che hanno profondamente cambiato l’inconscio collettivo della nazione, l’epoca della sua coraggiosa intrapresa teatrale con il collettivo La Comune e poi con l’occupazione della Palazzina Liberty a Milano, le lunghe e straordinarie tournée del suo teatro canzone, con le varie edizioni dello spettacolo itinerante ‘ Ci Ragiono e Canto’, ha di che considerare a proposito del diverso contributo politico che le nuove generazioni di quegli anni seppero dare alla drammatica crisi di una società sempre più polarizzata, simultaneamente e schizofrenicamente cresciuta tra la ricchezza relativa del boom economico, la piena occupazione, la conquista dei diritti dei lavoratori e la crudele contrapposizione ideologica, ereditata prima dal fascismo e poi strutturata nelle sottigliezze psichiche della Guerra Fredda.
Se non si parte dalla piattaforma morale degli anni Settanta e ancor prima, dal decennio che va dal 1968 al 1977, epoca della grande ondata rivoluzionaria e creativa, politica ed esistenziale, da una Milano in subbuglio e fermento tra rivolta esistenziale e movimenti politici, cioè dall’orda d’oro come ha scritto il librario Primo Moroni, se non si inglobano sullo sfondo di una rilettura critica dell’uomo, della sua opera e della sua vita di ‘istrione’ (dal greco Histria, contrada sul confine dell’Illiria da cui si dice venissero i primi commedianti) i momenti mitologici di un vissuto collettivo che vanno dalla morte dell’anarchico Pinelli al traliccio di Segrate, dove venne trovato morto l’editore Gian Giacomo Feltrinelli, dai gruppi extraparlamentari di Lotta Continua, Potere Operaio, il Gramsci fino all’Autonomia Operaia, da Re Nudo e dal Parco Lambro di Valcarenghi a Macondo di Mauro Ristagno, se non si collega Dario Fo con Enzo Jannacci e Giorgio Gaber con le loro canzoni del cabaret meneghino difficile sarà comprendere insegnamento e lezione di un uomo che ha fatto fede alla parola anche etrusca di essere un istrione come un istruito sempre sul pezzo dell'attualità e della storia.
Accidental death of Dario Fo. Nobel intransigent against black massacres and terrorism of the 70s -You know the syntax? The comma is the key to everything ... If I say of words, between banality and clichés about the show of a lifetime as it was that of Dario Fo. But on one point I would like the readers soffermassero carefully. And that is, on its uncompromising position of rejection and clear rejection of black massacres and terrorism as a political and cultural practices, the constant reminder of the Law, he did so in every piéces and no to recite even the Code of Criminal Procedure, the legality understood as a bulwark of protection of minorities and diversity, the free expression of thought, against all censorship of undisguised caste sacredness behind the crime of contempt, by opposing any 'demonization' of art and theater. The position of Dario Fo and Franca Rame who obviously paid on their body, or the consequences of the violence was even more exemplary because it happened and was manifested in the freedom of a man and a woman of the show and the Italian theater that, almost always alone in the midst of a multitude of actors and directors silent, sided without the Arch Constitutional coverage, so the political power of the time, against the brutality of the massacres and the subsequent terrorism black and red, although it is He was accused of being in the odor of 'supporter', which bloodied the streets and squares of the country. I think this is a huge political and human value that can not be in any way neither disavowed nor omitted. And when Dario Fo has never brought pride nor trumpeted or manipulated, perhaps to gain some parliamentary medal, although he would be entitled in law, winning on the field, on the plank of the city stages, European capitals, suburban and cinema halls parish, because of this, undeniable and extraordinary clarity contribution and deployment, even more valuable to many guys confused at that stage so dark. Indeed, a contribution to the very essence of democracy, that is not to scupper the critical reason nor clump together in so-called special laws cossighiano-Berlinguer mold, that certainly could distort regime propaganda, accusing him several times that he was facile with certain fringes or gray areas of terrorism. So, for example, did Alexander Stille in his blog in which he writes, blatantly wrong historical phases, "I remember several shows of Fo and Rame the mansion by Milan in the early eighties, during the darkest period of the years of lead : in a show told of a worker forced to steal from poverty, hunger and ruthlessness of the capitalist master. I remember well that after shows in Fo, collecting money for the "red room," making pious speeches about the "poor" friends - Former Heads of Power Worker, Lotta Continua and Autonomy who had to flee to France to escape processes for terrorism. Never a nod to the barbarism of the Red Brigades and Prima Linea and the political and moral responsibility of their friends who have sent in jeopardy an important part of their generation: taken literally sermons and writings on the necessity of armed struggle. And here we are thirty years later with Beppe Grillo - not to compare Grillo to the heads of the extra-parliamentary left - always with the pleadings of an ultra-simplified world, the people "good" and the usual bad, empty demagoguery no programs and no prospects. " I wanted to take the opinion of the son of the most famous Ugo Stille because it seems to me paradigmatic of some interested injury. They wanted to impute the costume of 'bad teacher' or the 'grand old man' was evident. But they could not. And perhaps for this reason he won the Nobel. Dario when he chanted his Teatro Truth, never wore glasses. At the bottom of his warning he was always equal to the title of his first play: better to be always attentive to the 'finger in the eye'. Vito Barresi Daily Social Change