Giovani italiani all’opposizione del governo Renzi. Caritas contro povertà ed esclusione sociale


Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social


“A questo insulso paese io dico tre volte no”, verrebbe da dire con le parole di Gianni Rodari, davanti alla conclusioni del Rapporto Caritas 2016 su “povertà ed esclusione sociale in Italia e alle porte dell’Europa”. Un documento che con gli strumenti scientifici dell’indagine sociologica, ha ripreso, ampliato e caratterizzato in Italia, le linee guida contenute nel Rapporto McKinsey, “Poorer thain their parents: a new perspective on income inequality”, laddove si fornisce una lettura della condizione delle famiglie, delle nuove generazioni, e delle classi sociali, viste e considerate nella prospettiva dell’ineguaglianza e dello svantaggio. Per quanto possa far male all’immagine di un Renzi sempre bello e vincente, purtroppo ad esso si deve contrapporre, con la forza della verità e dell’evidenza, il quadro sempre più impressionante di povertà e miseria che incombe in vaste aree locali, regionali e metropolitane, sia al Nord che al Sud, poiché come mai era accaduto dal secondo dopoguerra in Italia, adesso c’è il serio rischio che i figli “finiscano la loro vita più poveri dei loro padri”. Tutto per confermare non una leggenda, ma la realtà di un mondo attuale dove domina il classismo come forma nuova di un razzismo sociale e umano, che divide sempre di più la società tra chi è escluso e non ha niente e i pochi, anzi i pochissimi, che comandano e concentrano nelle proprie mani l’intera ricchezza dell’umanità. Sulla linea di demarcazione che separa verticalmente un manipolo di super ricchi e una sempre più vasta area di povertà, lo studio Caritas non solo denuncia ma soprattutto chiama tutti noi a riflettere non più e solo sul declino italiano ma sulla ormai manifesta inadeguatezza del Governo Renzi di dare un senso alla parola futuro per i giovani. Non si tratta di uno sciogli lingua demagogico, neanche di una filastrocca populista ma dei dati sociali e degli indicatori economici reali che inchiodano il Paese immaginario di Renzi dentro una stagnazione materiale che non è riuscito a sbloccare in questi ultimi due anni, fallendo praticamente tutti gli obiettivi macroeconomici di sviluppo e crescita che aveva propagandato nei suoi ormai quotidiani spot di stampo giornalistico - pubblicitario.



Per questo, quasi tutti gli osservatori, in Italia e all’estero, affermano senza indugio che il ‘ciclo Renzi’ non è stato un ‘ciclone’ ma una piccola tempesta in un bicchier d’acqua, in poche parole un fallimento. Il leader del Pd ha portato il Paese a imboccare la strada della sua terza finanziaria che di fatto sancisce un bluff programmatico, rispetto ai roboanti obiettivi che si era riproposto nei dimenticati abiti di Rottamatore.


Anzi con un tracollo dell’apparato produttivo, un fermo dei consumi, una crisi della domanda, un persistere strutturale della disoccupazione di massa non più solo giovanile, fattori di fronte ai quali non si pone una dovuta e urgente attenzione, tanto meno si individuano nuovi e più efficaci rimedi nella Legge di Bilancio. Una manovra di ben 27 miliardi che poco, per non dire niente, offre agli svantaggiati e agli esclusi della vita attiva. E che si arrocca a difesa dei presidi istituzionali fiscali, per concedere, ancora una volta sempre di più ai titolari e ai garanti politici, finanziari, bancari e imprenditoriali, i benefici di un patto d’impresa pubblico-privato.


Dunque, una manovra essenzialmente centrata su provvedimenti privi di una coerenza programmatica complessiva, piuttosto costruita a lista e scaletta per il ramo di potere confindustriale. E per questo, ancora una volta, cieca e insensibile verso i veri e più profondi bisogni di cambiamento generazionale del sistema nazionale, protesa com’è non a fare patto sociale ma blocco elettorale.


Renzi, con la sua filosofia di un ‘welfare per gli straccioni’, l’effetto d’elitismo della sua linea politica, che sempre più assomiglia a quello flou berlusconiano, ha crudelmente messo gli italiani di fronte alla scelta difficile e traumatica o di salvare i vecchi bilanci del passato o di puntare a recuperare vigore, energia, competitività, sfruttando un giacimento inutilizzato e sprecato di risorse umane, quel bacino immenso di opportunità produttive e creatrici di prodotto nazionale e consumo rappresentante da una gioventù, fortemente a rischio di essere bruciata.


Non a caso i circa 20 capitoli della manovra prevista dalla Legge di Bilancio (Tasse Imprese, Lotta all’evasione, Edilizia, Famiglia, Pensioni Minime, Anticipo pensionistico, Produttività, Decontribuzione, Riscossione, Studi di Settore, Spendine Review, Ammortamenti e ricerca, Credito, Finanza d’Impresa, Sanità, Università, Infrastrutture, Enti Locali), appaiono incoerenti e distanti dai dirompenti bisogni di uguaglianza e accesso, posti con sempre maggiore evidenza al Governo, al Parlamento e alla politica, dalle nuove generazioni.


Siamo di fronte non solo al cedimento e alla proletarizzazione del ceto medio ma ancor di più a una vera e propria discriminazione generazionale e anagrafica che rischia di far saltare i cardini della coesione sociale e nazionale.


Quel che scrive Caritas, che pure ha un angolo visuale certamente diverso dal Labour Party di Geremy Corbyn, sembra estratto da un classico di Marx e del suo compagno inglese Friedrich Engels, puntando dritto a “due riflessioni di ordine sociologico; la prima sui minori. La povertà per bambini ed adolescenti si traduce in privazioni di ordine materiale e educativo, che produrranno effetti negativi sull’oggi e ancor più sul domani. Significheranno infatti - come ricorda Save the Children - “mancanza di opportunità, chiusura di orizzonti, impossibilità di raggiungere e fissare dei traguardi”10. Le stesse difficoltà che, seppur con specifiche peculiarità, vivono anche i cosiddetti giovani-adulti penalizzati nella possibilità di pianificare un futuro e un proprio “piano di vita”. Nuove generazioni, quindi, che rischiano di entrare in un circolo vizioso di povertà da cui sarà difficile affrancarsi, alla luce anche degli alti tassi di disoccupazione registrati.”



Italian youth opposition by the Renzi government. Caritas against poverty and social exclusion - "At this silly country I say three times no," you might say in the words of Gianni Rodari, before the conclusions of Caritas Report 2016 on "Poverty and social exclusion in Italy and on Europe's doorstep." A document with scientific instruments sociological survey, has taken expanded and characterized in Italy the guidelines in this respect contained in the McKinsey Report, "Poorer Thain Their parents: a new perspective on income inequality", where it provides a reading of the condition of families, younger generations, and disadvantaged and exploited social classes, views, and considered in the perspective of inequality and disadvantage. Although it may hurt the image of an ever Renzi beautiful and successful, unfortunately needs to be countered with the force of truth and the evidence increasingly impressive picture of poverty and misery that hangs over large areas local, regional and metropolitan, both North and South, as never before since the second World war, there is now a serious risk that children "end up their lives poorer than their fathers." All to confirm not a legend but the reality of a modern world dominated classism as a new form of social racism and human, that more and more divided society between those who are excluded and has nothing and the few, the very few indeed, that command and concentrated in their hands the whole richness of humanity. On the dividing line separating vertically a handful of super-rich and an increasingly large area of ​​poverty, Caritas study not only denounces above all calls all of us to reflect not only on the Italian decline but on the now manifest inadequacy of the Government of Renzi give meaning to the word future for young people. Unfortunately this is not a melt demagogic language, even a populist rhyme but of social and economic indicators of the actual data they hold the country to Renzi in a stagnation that has failed to unlock the past two years. Vito Barresi Daily Social Change