Gli ultimi giorni del Medio Evo a Norcia. Un disastro italiano che chiameranno ricostruzione

Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social


Se questo è il frutto della riforma Franceschini stiamo freschi per il futuro e per il presente del patrimonio artistico italiano. Battute così, in questi giorni di terremoti collaterali, si raccolgono a man bassa, come cocci dispersi, proprio sul campo della catastrofe, tra cultori dell’arte e accademici di rango, docenti universitari, liberi professionisti, iscritti ad associazioni culturali, dirigenti e funzionari del Mibact. Sotto attacco sismico da un lato e sotto accusa d’insipienza politica dall’altro, Renzi e Franceschini, il primo ministro già sindaco di Firenze e il ministro dei beni artistici di Ferrara, sono apostrofati come i veri rottamatori del più grande patrimonio artistico dell’umanità, esistente in Italia e in Europa. Tra tanti sospiri e molte spallucce, il mondo importante, talvolta sommerso e sconosciuto al grande pubblico, che gira intorno a un’immenso patrimonio artistico, abbandonato, trafugato, mercificato, strumentalizzato e, infine, ridotto in rovine, tra polvere e calcinacci, dal susseguirsi dei terremoti, è letteralmente esterrefatto, immobile, senza parole. Affatto distratti dal frastornante ‘show down’ in corso, come un cataclisma live, sulla dorsale monumentale italiana, insieme a quasi tutti gli esperti d’arte internazionale, europei, asiatici e americani, osservano le mosse molto confuse del Premier Renzi, in cui si confonde tutto nell’insalata mista della ricostruzione a ogni costo. E’ lui, lo stesso leader politico italiano, che nel suo famoso decalogo del perfetto rottamatore, aveva posto il patrimonio artistico nazionale al centro del suo programma operativo, il progetto ‘number one’ per rilanciare il turismo italiano. Riservato e silente, come i monaci de ‘Il nome della Rosa”, il ceto degli efori dei beni culturali, ormai decisamente critico se non palesemente avverso a Renzi e Franceschini, osserva attentamente quanto sta accadendo in questi giorni di ‘Delenda Italia Centrale’, forse anche per vagheggiare la subitanea chiusura di una stagione renziana, non solo deludente ma anche inconcludente.


Anzi, sarebbero già concretamente pronti a ispezionare, anche da lontano, l’orlo del cratere, per segnare con la matitona rossa le mille incoerenze nelle scelte di tutela e difesa del patrimonio da parte dell’attuale amministrazione politica, sotto l’egida del ministro Dario Franceschini. Segnalandone non solo le contraddizioni e le carenze nella gestione territoriale di monumenti straordinari, ma anche l’incoerenza di microfatti sconnessi, gli stessi che prima e dopo il sisma di Amatrice, sono andati a incastrarsi, e in qualche modo, agevolare la corsa finale verso il dirupo in cui sono caduti e deragliati i vagoni di un lunghissimo e ricchissimo convoglio di Beni culturali.

Un pezzo dell’identità nazionale, della memoria collettiva, della storia popolare e condivisa che ha fatto coesione sociale e culturale, persino ideologica, per secoli, per millenni interi, senza mai scalfire se non ingigantire e far rifulgere ancor di più la stella del primato assoluto dell’arte e della genialità italiana è rovinato nei crolli. Tanto da apparire oggi duramente, se non mortalmente, ferito proprio al centro della colonna di marcia, nel cuore più prezioso e profondo del suo sistema circolatorio nazionale, l’Italia di mezzo, quella dei paesaggi, delle architetture e delle opere d’arte dell’Evo Medio europeo.

Adesso tutti si chiedono quale nesso casuale, e quale grado di separazione può esistere tra l'altisonante nomina di sette direttori stranieri alla guida di sette importanti musei e soprintendenze italiane con la drammatica distruzione del patrimonio monumentale dell'Umbria, del Lazio, dell'Emilia Romagna?

Se cioè questa fine desolata del patrimonio artistico italiano è solo causa del destino cinico e baro, del terremoto imprevedibile o anche il frutto della nefasta, sbagliata e arrogante politica culturale di Renzi e Franceschini?

Quella che il ministro Franceschini aveva enfaticamente proclamato la sua “rivoluzione culturale”, davanti alle macerie della Basilica di Norcia rischia di passare alla storia come una vera e propria 'catastrofe' culturale che ha ancor di più spezzato il rapporto tra centro e periferia in ogni parte del Paese. L’accusa quasi unanime è che Franceschini, puntando sulla crescita di potere e di competenze degli uffici romani del Ministero, abbia dimenticato il territorio, la gestione del rischio, le soprintendenze locali abbandonate a se stesse. Avrebbero dovuto rileggere le pagine di Quatremère de Quincy quando nel 1796 scriveva che “il vero museo è composto dai luoghi, dai siti, dalle montagne, dalle strade, dalle vie antiche, dalle rispettive posizioni delle città in rovina, dai rapporti geografici, dalle relazioni tra tutti gli oggetti, dai ricordi, dalle tradizioni locali e dagli usi ancora esistenti, dai paragoni e dai confronti che non si possono fare se non nel Paese stesso». Franceschini dovrebbe rispondere sui modesti risultati ottenuto dalla cosiddetta norma dell’ArtBonus che aveva l’obiettivo di coinvolgere i privati nella valorizzazione dei beni culturali pubblici, usando la leva del vantaggio fiscale, sul progressivo abbandono dei musei «minori», sempre più staccati da quelli maggiori, senza adeguate risorse finanziarie e senza progetti. Ma il Ministero, dopo la riforma, nulla ha fatto sulla loro ristrutturazione, sulla riduzione dei finanziamenti, sulle azioni attese per il rilancio. Italia immenso giacimento d’arte a cielo aperto, un macro «museo diffuso» con tante eccellenze che costellano la geo-diversità creativa e artistica di ogni luogo. E’ solo colpa del sisma, del solito vetusto terremoto o le politiche liberiste applicate all’arte, alla cultura, ai monumenti, il dinamismo manageriale alla moda del renzismo e seguendo l'ideologia della fallite fondazioni bancarie, sta producendo luoghi geneticamente modificati, privi di segni, simboli, miti, società e legami profondi con la storia e la memoria?


The final days of the Italian Middle Ages in Norcia. A pile of rubble that call rebuilding - If this is the fruit of reform Franceschini we're fresh for the future and the present of the Italian artistic heritage. Jokes as well, in these days of side earthquakes, gather in plunder, like shards scattered, precisely in the area of ​​the disaster, between art and academic scholars of rank, academics, professionals, members of cultural associations, directors and officers the Mibact. Under seismic attack on one side and accused of cultural ignorance on the other hand, Renzi and Franceschini, the former mayor of Florence Prime Minister and Minister of the artistic heritage of Ferrara, are apostrophe as the real wreckage of the largest artistic heritage of ' humanity, existing in Italy and Europe. Among so many sighs and many shrug, the important world, sometimes submerged and unknown to the public, which revolves around an immense artistic heritage, abandoned, stolen, commercialized, exploited and finally reduced to ruins, including dust and rubble, from frequent earthquakes, is literally stunned, motionless, speechless. At all distracted by the deafening 'show down' in progress, like a cataclysm live on Italian monumental backbone, along with almost all the international art experts, Europeans, Asians and Americans, looking very confused moves of Premier Renzi in which mingles everything in the salad mixed reconstruction at all costs. E 'him, the same Italian political leaders, who in his famous Decalogue of the perfect car heaven, had placed the national artistic heritage at the heart of its operational program, the project' number one 'to relaunch the Italian tourism. Reserved and silent, like the monks of 'The Name of the Rose ", the silent class of efori of cultural heritage, now definitely critical if not patently averse to Renzi and Franceschini, carefully observe what is happening in these days of' Delenda Central Italy ', perhaps even yearn for the sudden closure of a renziana season, not only disappointing but also inconclusive. - Vito Barresi Daily Social Change