I Sioux sul sentiero di guerra per difendere l’acqua minacciata da un oleodotto

Patrizia Muzzi
Cambio Quotidiano Social



Mentre in Italia ci interessiamo agli esiti della sfida per le presidenziali americane, c’è un’altra battaglia che si sta combattendo negli Stati Uniti e che non riguarda Hillary e Trump, bensì il diritto di un popolo di dissentire contro le decisioni prese dalle multinazionali e dai propri governi. La Standing Rock Sioux Tribe che vive nei territori del North Dakota si oppone alla costruzione di un oleodotto lungo oltre 1800 km dal North Dakota fino a raggiungere una raffineria dell’Illinois centrale. L’opera, sostengono gli indiani Sioux, minaccerebbe la potabilità della loro acqua danneggiando il fiume Missouri, i loro luoghi sacri e il futuro delle nuove generazioni.


Gli abitanti della riserva hanno fatto notare che negli anni sono stati numerosi gli incidenti durante la costruzione di questo tipo di oleodotti e chiedono la sospensione dell’opera, oltre a valutare nuove prospettive. Modificarne la rotta servirebbe solo a creare danni ad altre popolazioni. La potenziale pericolosità della Pipeline sarebbe dimostrata anche dal fatto che gli ingegneri coinvolti nella costruzione dell’opera hanno modificato il progetto iniziale, dove l’oleodotto avrebbe dovuto passare vicino alla cittadina di Bismarck, dirottandolo verso la riserva indiana. La protesta nel frattempo si è allargata includendo membri di altre tribù di nativi americani, e non solo. Per fermare la costruzione del Dakota Access Pipeline è nato l’Oceti Sakowin Camp, ormai considerato un luogo d’incontro storico fra tribù, alleati e persone di tutti i ceti sociali che esprimono solidarietà alla causa.

L'accampamento in questo momento è diventato un palcoscenico per la consapevolezza ambientale e servirà come futuro centro d’incontro tra indigeni. Osservando le mappe, Il tracciato del gasdotto arriverebbe all'interno di un mezzo miglio di terra delle tribù, cioè direttamente all’origine della loro fonte di acqua. L’iniziale progetto di valutazione ambientale del 2015 non ha fatto menzione del fatto che il percorso scelto portasse l’oleodotto nei pressi del loro villaggio e che potesse mettere a repentaglio l'acqua potabile della tribù e dei cittadini.

In realtà era stata omessa l'esistenza stessa della tribù su tutte le mappe e in tutte le analisi, in diretta violazione delle politiche di giustizia ambientale degli Stati Uniti. Nonostante la tribù abbia espresso la sua forte opposizione alla società costruttrice, al governo federale, al Congresso e allo Stato, le loro ragioni sono state ignorate e mentre gli Stati Uniti si sono schierati con lo sviluppatore del progetto. Un giudice federale ha negato agli indiani la richiesta d’ingiunzione temporanea della costruzione dell’oleodotto e i nativi sono stati assediati da esercito e polizia in prossimità dell’Oceti Sakowin Camp.

I ‘protettori dell’acqua’, così si definiscono tutti gli attivisti che stanno prendendo parte a questa battaglia di diritti e che hanno sempre manifestato in modo assolutamente pacifico, sono stati picchiati dalla polizia, aggrediti da cani addestrati, alcuni marchiati sulla pelle, schedati, arrestati a centinaia. Sono stati aggrediti con spray urticante negli occhi, minacciati con le armi, sono stati inoltre geolocalizzati durante i presidi all’oleodotto, i loro cellulari schermati in modo da non poter comunicare in diretta sui social o spedire video.

Secondo un collaboratore della CNN i nativi americani, che rappresentano l’1% della popolazione americana, sono tra le prime vittime di violenza della polizia seguiti dagli afroamericani e dagli ispanici. Di fatto la polizia difende la costruzione dell’oleodotto e non i cittadini che protestano per la difesa dei diritti costituzionali.

Nonostante l’iniziale assoluto disinteresse da parte dei grossi network e testate giornalistiche americane, la protesta si è allargata in tutto il mondo grazie alla complicità di alcuni personaggi noti all’opinione pubblica come il reverendo Jesse Jackson e l’attore Mark Ruffalo, noto per il ruolo di eroe degli Avengers. Ruffalo è diventato uno dei portavoce più attivi ed efficaci aumentando esponenzialmente il numero dei sostenitori. Ha inoltre donato pannelli solari alle tribù presenti nell’Oceti Sakowin Camp.

Il reverendo Jackson ha contattato direttamente la Casa Bianca durante uno dei presìdi chiedendo spiegazioni. Una giornalista e una documentarista sono state subito arrestate. ’Il nostro è un esempio per il mondo.’ ha detto uno dei giovani Sioux intervistati, ‘Senza acqua pulita non siamo nulla, non possiamo bere olio.’ ‘Siamo qui per combattere per le generazioni future’, ha detto una ragazza. ‘Hanno mandato militari e polizia. Le persone vogliono solo essere ascoltate fuori da qui.’ ha aggiunto un altro giovane manifestante.

Durante una delle sue ultime interviste il presidente uscente Barack Obama ha affermato che la costruzione dell’oleodotto sarà sospesa in attesa di nuove valutazioni. I nativi hanno creato un sito web che permette di ricevere news, dove spiegano il significato della loro battaglia e grazie al quale raccolgono firme e denaro per sostenere la causa. La loro protesta per la tutela dei territori e della vita delle generazioni future è diventata un esempio di lotta per tutti quelli che combattono per un mondo in cui i cittadini devono avere il diritto di potere esprimere le proprie idee sul futuro del pianeta.

Un metodo che sembra essere efficace, che ha trovato sostegno anche tra personalità importanti della società. La protesta di un piccolo gruppo di Sioux ci insegna a non arrenderci. Nei prossimi mesi scopriremo quali decisioni prenderanno le autorità a riguardo. ‘Siamo ancora qui, nonostante abbiate fatto di tutto per farci scomparire dalla storia.’ ha affermato uno dei portavoce.


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