Mamma Africa Commendatore della Repubblica a Rosarno, dove la Regione Calabria non c’è


Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social



Dai giorni della rivolta nel ghetto negro di Rosarno, a guardar bene, nulla è cambiato per gli afro-italiani, se non il fatto che sono stati deportati in massa, dopo che la loro piccola Soweto è stata demolita con le ruspe. Norina Ventre, che qui tutti chiamano Mamma Africa, 89 anni, insignita del titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, in quei giorni di fuoco e rabbia ci raccontava :“Ho fatto una mensa nella mia piccola campagna con tavoli e sedie trovati qua e là. Ho raccolto gli extracomunitari offrendogli un piatto di pasta calda, un pezzo di pane.. C’era e c’è tanto, tanto bisogno. Ma le istituzioni non c’erano. Non vedevano. Non sapevano. Siamo abbandonati in Calabria”.


Tuttavia neanche adesso che la donna della Piana si fregia del conferimento altisonante, le istituzioni dello stato e quelle regionali si possono dire attive sul fronte dell’accoglienza e dell’emergenza, al 100%. Semmai, dove sono andate a finire le promesse ampiamente sbandierate?

Dov’è, veramente oggi lo Stato che doveva catturare i caporali dello sfruttamento e della clandestinità? Nonostante il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia lodevolmente assegnato l’onorificenza a Norina Ventre, continuano ad essere molte migliaia gli immigrati che in Calabria lavorano nell’agricoltura stagionale.

Ma il colore della pelle è cambiato. Gran parte degli africani esplusi dalla Piana di Gioia Tauro vengono sostituiti dai più duttili immigrati dell’est. Più utili all’economia sommersa, più funzionali alle imprese famiglia. Coprono tutte le mansioni del ciclo produttivo comprese quelle che non fornisce il sistema di assistenza sociale.

Dopo che a Rosarno l’innocenza è stata perduta, la solidarietà è stata violata, l’Africa è davvero più lontana. Chi va nei campi, fin dalle prime luci del mattino, per tornare all’ultima ora del vespro, sa che passerà anche quest’altra difficile stagione degli ultimi e degli emarginati.


Dal fenomeno migratorio in Calabria non sono nati nuovi modelli di sviluppo.


Quelli si che eran tempi, quando in Italia tutti cantavano con Nino Ferrer, “ Ehi, ehi, ehi dimmi tu Wilson Pickett, Ehi, ehi, ehi dimmi tu James Brown…Ecco perché io vorrei, vorrei la pelle nera,vorrei la pelle nera !!”


Il rapporto lineare tra il fenomeno migratorio e la solidarietà sorgiva e naturale è tutto da sfatare. L’immigrazione è un fatto sociale tanto ampio ed enorme da produrre una frattura profonda nel carattere e nelle relazioni sociali delle nostre popolazioni. Tutto questo nella totale incomprensione delle amministrazioni locali, provinciali e regionali. La Regione Calabria non ha un assessorato con delega sul fenomeno migratorio, almeno altrettanto attivo e visibile come gli altri. Eppure la questione riguarda comunità, famiglie, persone, gruppi sociali, economia, sicurezza, criminalità.


Mancano politiche regionali ampie e sostenibili nelle prospettiva, capaci di dare luogo a nuove forme di aggregazioni tra stranieri e nativi, come pure non si riesce a intravedere un modello coerente di inserimento, integrazione civile, coesiva, partecipativa, eguale e non violenta.
I rosarnesi vennero addirittura tacciati ingiustamente di essere razzisti, ma quell’immagine, come testimonia Mamma Africa, non corrisponde alla verità.
E' del tutto assente, come si è detto, una politica regionale dell’integrazione e della contestualizzazione dei migranti da parte dell'attuale Giunta Oliverio, proprio nel mentre appare utile ripensare gli stessi confini della regione, ridefinendone lo status, poiché queste nuove soggettività meritano di essere riconsiderate, ridando alla Calabria una innovativa qualificazione geo politica nel Mediterraneo.
La Calabria, così come non poteva essere la sponda del respingimento, non può diventare l’attracco, il porto franco delle triangolazioni militari e politiche tra Italia, Libia ed Europa. Per questo sarebbe utile pensare a un progetto lembo, una zona speciale, un area di libero scambio sociale, economico e umanitario, sotto l’egida della cooperazione internazionale, per affrontare in maniera inedita i temi dello sviluppo e del ritardo di crescita di questa regione.