I vizi sessuali di un prete calabrese. Storia di don Felice tra il paradiso dei piaceri e l’inferno del peccato

18 novembre 2016, 15:44 100inWeb | di Vito Barresi

Vito Barresi

Cambio Quotidiano Social


Perché l'arresto di un 'parrino' dovrebbe fare meno scalpore di quello di un capo 'ndrangheta? E per quale altra giustificazione, una volta appurato realmente un abuso sessuale su un minorenne da parte di un prete, la comunità ecclesiale, che per voce del suo Vescovo si dichiara ‘ferita da tale scandalo’, potrebbe confusamente accomunare nel peccato, e senza alcuna distinzione sia la vittima che il carnefice in abito talare? Ci sono scorci, margini e spaccati di un sordido vissuto, nell’episodio di prostituzione, violenza e abuso su un adolescente straniero avvenuto in Calabria, e poi nella sequenza dell’arresto di un parroco cattolico, che sotto la lente dell’indagine pubblica, vanno molto al di là della curiosità morbosa, l’allusione sapida della diceria popolare, il colorito e sensuale boccaccesco del racconto, il piccante e peccaminoso rimeggiare in vernacolo alla Donnu Panto. Nella vicenda di preti, sesso e ‘nuovo medioevo’ erotico-sessuale messa in scena e scoperta tra Vibo Valentia e Zungri, il solo richiamo alla preghiera è evidente che non può bastare. Questo perché, contemplato l’orate fratres, il rischio sarebbe d’imboccare una scorciatoia, prendere un sottopasso che taglia i problemi ammessi da un caso tanto emblematico.


Così come illusorio sarebbe un ‘facile’, sbrigativo e consolatorio rifugio, che da solo è altra cosa, poiché certo non concorre a chiarire fino in fondo le tare e le contraddizioni che affliggono la Chiesa, il clero e i loro umani peccati.

E neanche, per quel che importa in questa non tanto sollazzevole vicenda, a individuare e analizzare le cause del fatto, le sue componenti sociologiche, psicologiche ed ecclesiali, quelle da cui scaturisce, non solo la singolarità personale della fattispecie, ma la natura non eccezionale, il suo reiterarsi in altre omologhi reati, espressione di un malessere o se si vuole di una vera e propria crisi religiosa più profonda che travaglia intere comunità, nella forma e nella sostanza della fede e dei valori sociali ed etici in Calabria e nel Mezzogiorno.


Infanzia, Efebi e Sacerdoti. Un fatto emblematico tra sacro e candore


Quando succede che, in un siffatto comportamento delittuoso, si ritrovano connessi minori e sacerdoti, appare evidente l’emblematicità di un fatto, che si riassume immediatamente nei termini di una terribile contraddizione tra le valenze emotive del candore, della purezza e della libertà dell’infanzia e il senso universale del sacro, del sacrilegio, dell’offesa e del peccato.


Tutte cose che riguardano la formazione, la preparazione, la sensibilità, l’inculturazione, l’istruzione che fanno le basi morali del prete, dei modi di reclutamento e selezione delle vocazioni nella stessa Chiesa calabrese, non solo intesa come organizzazione verticistica ma soprattutto in quanto espressione di un popolo locale, di un territorio, di una specifica parrocchia, diocesi, seminario,ecc.

Per le più antiche usanze Don Felice La Rosa, postumo al danno sospeso a divinis dal Vescoso della Diocesi di Mileto Mons. Renzo, arrestato per aver violentato un ragazzo bulgaro in quel di Vibo Valentia, da uomo del sacro è divenuto improvvisamente ‘sacer’.


Cosa significa essere ‘sacer’? Che un uomo di chiesa è sacro, ma anche maledetto.


A Roma vigeva una speciale condanna di chi attentava alla pax deorum che si chiamava sacertà. Il reo, divenuto sacer, per riparare l'offesa, doveva essere esplulso, sacrificato a Giove, poteva essere ucciso impunemente. Tutto ciò per dire che si tratta di questioni forti, delicate che non possono essere rimosse né più sottaciute nella Chiesa calabrese e italiana.

Problemi che pongono domande molto serie e importanti nel contesto di una società tradizionalista e secolarizzata com’è oggi la Calabria, alle prese con complicati e a volte spietati mutamenti sociali dell’ethos e della consapevolezza delle nuove libertà, in rapporto alla responsabilità personale e collettiva, soprattutto sul piano introspettivo e psicologico delle scelte.


Il sesso dei preti nell'epoca di Internet


In questo quadro spesso magmatico e caotico, la dimensione sessuale dei sacerdoti, comprensiva sia di una sua corretta espressività erotica, che delle sue deviazioni patologiche, con l'avvento di internet, della globalizzazione dei costumi, della mobilità internazionale e dell'immigrazione africana e asiatica, è diventata improvvisamente tumultuosa, sospesa tra il paradiso dei piaceri e l'inferno dei peccati più indicibili.


Sulle inclinazioni erotiche di molti preti e monaci è più che mai viva e inesauribile la vena prolifica del racconto decameronesco. Che ora apprende ogni volgare quanto 'raffinata' testimonianza dai verbali dei procedimenti d’accusa e dagli atti processuali che vengono offerti alla conoscenza pubblica.


La stessa tematica di sesso, clero e religiosità meridiana, quella dei vizi sessuali di certo basso quanto alto clero sembra più fatta per le sceneggiature dei film porno che non oggetto di più accurate inchieste scientifiche sulle abitudini e inclinazioni sessuali dei parroci, solo accennate in qualche riservatissimo dossier dei Servizi e di qualche forza dell'ordine.


Tanti, persino troppo e sottataciuti sono stati i casi di abusi sessuali commessi dal clero in Calabria. Gli stessi che poi in regime di diritto canonico cominciano a essere ritrattati poiché ‘a rigore’ di quei codici non si tratterebbe di pedofilia ma di efebofilia, vale a dire di rapporti omosessuali, procacciati con il reato della prostituzione minorile, commesso da un prete che ha compiuto atti sessuali con un soggetto di età postpuberale ancora tra i 13 e i 17 anni.


Oltre lo sconcerto, la discussione verte sull’immagine del clero attuale, sul ruolo dei sacerdoti in questa società così fortemente vulnerabile sul piano etico e dei valori.


L'immagine del prete tra ambiguità sfuggente e camuffamento psicologico


Immaginare il prete di oggi immediatamente fa pensare alle sue ambiguità, ai suoi modi spesso sfuggenti, al suo presentarsi agli altri impaurito, incapace di convertire il mondo, più incline a camuffarsi, a mondanizzarsi. Molte volte, alcuni atteggiamenti del prete appaiono particolarmente urtanti. La figura del sacerdote è ormai intuita pregiudizialmente come quella di un mestierante che cura soltanto i propri interessi di carriera, economici, monetari, patrimoniali, altre invece come un familista che si rifugia nella sicurezza del proprio circuito privato e parentale, infine come un tuttofare, un manager, come avviene nel caso dei cosiddetti preti del sociale, dell’antimafia, dell’usura e così via.


Che ci voglia di piu di una paternale, una tiritera pseudo moralistica infarcita di frasi fatte e formule vetuste, lo dicono i fatti e la statistica criminale in materia di reati sessuali di cui sono stati accusati preti, monaci, monache, alti prelati e clero in genere, suscitando molta più attenzione nella pubblica opinione rispetto ad altre tipologie di crimini, per le ovvie interrelazioni di costume, di moralità, sugli atteggiamenti sessuali della casta sacerdotale.