Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social
Nel susseguirsi di iniziative salottiere e televisive messe in palinsesto dal governo Renzi, sempre più minuti e apparizioni vengono concesse al Ministro delle strade interrotte e delle infrastrutture mancate Graziano Delrio. Un vero campione dell'impegno politico, culturale e intellettuale della Costituzione vigente e di quella annunciata, già in pole position tra Imola e Maranello, per prendere il posto di Matteo, se dovesse cadere come Mister Bean nella buca del prossimo referendum. Delrio, che sappiamo tanto amico della Calabria e del Mezzogiorno, impegnato com'è nella campagna referendaria a favore del Si, in questi ultimi giorni ha avuto poco tempo per dare uno sguardo al meteo.
Traversando in lungo e largo l'Italia per raccontare le sue opinioni sul futuro della nazione, che sono ardite come il ponte di Calatrava nella nebbia della pianura Padana, non si è accorto di quel che accade in Italia, praticamente ad ogni 'foliage' autunnale, con cose che certo non sono la presentazione di un catalogo di moda pret à porter. Come da stagione, e come da copione pubblico, milioni di metri cubi d'acqua, hanno purtroppo sconquassato l'Italia intera, spezzandola in ogni dove con inondazioni, crolli, rischi alluvionali e idrogeologici. Alquanto seriamente, qualche sera fa, il Ministro è apparso nella soffusa atmosfera da bolletta di luce televisiva, affermando che se vincerà il Si tutto questo marasma metereologico, potrebbe finalmente cessare con la sola imposizione della riforma costituzionale.
Meno male. Forte del dettato di grandi costituzionalisti, frequentati in giovane età in quel dell'Anci, Graziano pare proprio che, acquattato sotto una pensilina del tram, stia aspettando davvero che piova forte sul governo ladro (il solito eufemismo, popolare), invocando dai Colli un Giove Pluvio che pare si plachi, solo quando fa bel tempo, anche per evitare caschino in mare, sui barconi dei derelitti profughi, i preziosi droni, che gli americani lanciano dalla vicina piattaforma siciliana contro i nostri terribilissimi dirimpettai libici.
Esternando, ma con appropriata previsione, Delrio confermerebbe, forse suo malgrado, qualche malevolo sospetto, magari solo un cattivo pensiero dei tanti concorrenti in corsa, che pure sorge a chi legge in palinsesto una sua dichiarazione pubblicata e diffusa da agenzie e fonti amiche e cioè che "se vince il no il Governo deve prendere atto che una sua importante proposta di semplificazione e di ammodernamento del Paese non è andata a buon fine, e quindi, bisognerà rimettere il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica. Poi sarà Sergio Mattarella a decidere il da farsi".
E poi dicono che se vince il No non cambia niente!
Vallo a raccontare in giro, con tutta quest'attesa messianica che proprio il sottilissimo fiorentino ha già, incautamente, sparso a piene mani.
Tuttavia, qualche pratica, in attesa del possibile risvolto post referendario, il grande Graziano, dal nome antico di un imperatore romano, che si era detto pronto a collegare la Calabria anche con l'Africa, dovrà pure finire di portarla a termine. Prendi ad esempio quella degli aeroporti di una regione dove due su tre ormai sono definitivamente chiusi ai voli.
Pare, comunque, che il Ministro sia rimasto molto turbato alla vista delle solite immagini delle rotaie crollate nelle marine della locride e delle voragini che si sono aperte sulla statale 106, la linea jonica di raccordo con l'Adriatica.
Per questo ha chiamato subito la sua collega di partito Rosy Bindi. Ma solo per capire la natura vera di queste 'infiltrazioni' che tanto danno arrecano alla Calabria e alle immagini delle istituzioni supreme.
Dai, c'è scappato pure qualche appuntamento con la Rosy.
Se tutto dovesse andare come previsto nel piano alternativo, la 'exit strategy' per salvare 'sto Paese, compatibilmente con i desideri dei colli più alti, perchè non fare un inchino al bel Crocifisso ligneo di Cutro?
D'altronde benedetto, che dalla fascia tricolore dopo il tributo si è passati al Sua Eccellenza e da questa... mai dire mai...