Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social
Chi ha anche il minimo dettaglio del diritto costituzionale sa che il referendum, nell’ordinamento della Repubblica, è una funzione di natura diversa, dotato di una propria potenza non solo abrogativa e monitoria, quanto addirittura assoluta. Esso cioè, insieme alle legge d’iniziativa popolare, è l’espressione della democrazia diretta che si è voluto tenere accanto a quella più articolata e vasta della democrazia indiretta e rappresentativa, con il fine di preservare al popolo la piena sovranità, inappellabile e conclusiva, specie sui procedimenti di revisione costituzionale, vale a dire quei possibili cambiamenti di Regime non approvati secondo il quorum parlamentare rafforzato ma soltanto a semplice voto di maggioranza. Proprio con l’obiettivo di un totale ridimensionamento della democrazia diretta, e dunque di cancellare il potere sorgivo e completamente senza vincoli del Popolo Sovrano, per darlo in mano alla squallida e corrotta nomenclatura di un partito autoritario e valorialmente ambiguo, puntava l’azione e la strategia politica di Matteo Renzi e del Pd, volta a determinare una trasfigurazione innaturale e truffaldina dello statuto costituzionale democratico e nazionale del nostro Paese.
Si è trattato di un vero e proprio tentativo reazionario studiato da menti sottili e a tavolino, un pericolo reale per le basi della democrazia italiana, che mirava dritto alla conquista di un potere pieno e totalitario, come purtroppo dimostrato dall’uso spregiudicato della stampa, dal ricatto occupazionale sui giornalisti di ogni ordine e grado, dalla selezione politica e di partito dei direttori di giornali e tg asserviti, al foraggiamento incivile e corruttivo delle televisioni di stato, pagate iniquamente come una tassa in bolletta, e di quelle private che apertamente, sera per sera, notte per notte, mattino per mattino, hanno martellato duro sull’opinione pubblica, schierandosi indecorosamente contro la libertà e la parità d’accesso, per far da coro e cassa di risonanza, al dilagante sproloquio di un politico di non brillante preparazione come (speriamo) l’ex Presidente del Consiglio.
Come insegna la storia della democrazia, per quanto aristocraticamente irrisa dai ricchi e dagli spregiudicati della politica e dell’economia, per quanto accusata di essere grossolana e popolare, essa ha sempre dalla sua parte il comune sentimento del rifiuto della tracotanza, il raffinatissimo senso della realtà e della politica, che ci consente di percepire e avvertire anche l’alea lontana, il sospetto e la minaccia incombente, dell’oligarchia e della tirannide, persino quando la sfacciata ipotesi di una limitazione della libertà e della partecipazione viene gabellata come una riforma di migliorie e progresso.
E’ questo che, al di là di tutti i cavilli giurisprudenziali e costituzionalistici dei parrucconi e dei signori togati e non togati della legge, come elettori abbiamo avvertito, dando una lezione esemplare a Matteo Renzi e al suo partito che passerà alla storia come il più accanito, capzioso e infido, Nemico della Costituzione.
Un avversario sconfitto con le armi leali di un potere diretto che è prerogatativa di noi Popolo, con un voto che esce dagli schemi soliti della palude compromessa e venale di certo parlamentarismo partitocratico, adoperando uno strumento di partecipazione per lungo tempo inutilizzato, che oggi torna in auge e di grande e prospettica utilità per la Repubblica e la democrazia italiana.
Lo stesso quoziente della vittoria del No, così importante e imponente, non solo mette in evidenza che il Paese è saldo e l’Italia Unita e non divisa ma serve, se ce ne sarà eventualmente ancora bisogno, a ricordare l’alto valore educativo di questo istituto.
Il voto, infatti, avrà il suo giusto esito e premio solo se il Parlamento affronterà presto la soluzione di particolari problemi, e tra questi sommamente quello oggettivo e soggettivo di una nuova, corretta e imparziale legge elettorale.
Rammentando agli immemori e ai nuovi qualunquisti che si sono raccolti attorno a Renzi e al Pd che la sovranità appartiene al Popolo e giammai ad alcuna casta e organizzazione di partito.