Pierpaolo Barresi
Cambio Quotidiano Social
Su iniziativa del Limes Club Bologna presso l’Auditorium Unipol si è svolta il 6 dicembre 2016 la presentazione del nuovo numero di Limes che illustra chi e cosa plasmerà l’agenda di Trump, soprattutto il potere cruciale delle burocrazie (Congresso, Pentagono, Cia, dipartimento di Stato, ecc.) nel rendere la Casa Bianca meno potente di quel che sembra. Moderati dal responsabile del Limes Club Federico Petroni, sono intervenuti i seguenti relatori: Germano Dottori, cultore di studi strategici alla Luiss, che ha spiegato la bozza di grande strategia che anima Trump: riconciliarsi con la Russia per giocarla eventualmente contro la Cina. Un’opportunità anche per l’Italia. Dario Fabbri, responsabile Americhe per Limes, ha analizzato i limiti di Trump. Il prossimo presidente dovrà conciliare la retorica antiglobalizzazione che lo ha sospinto alla Casa Bianca con l’egemonia degli Stati Uniti, che proprio dalla globalizzazione (economica, culturale, ecc.) trae linfa vitale. Soprattutto si scontrerà con i custodi dell’impero, le burocrazie. Demostenes Floros, ha parlato dell’ agenda energetica del prossimo presidente, che ha promesso di scommettere il più possibile su fracking, shale gas e shale oil. In sala sono state proiettate le mappe di Laura Canali. Sono stati inoltre presenti un servizio video, la diretta Twitter e il graphic reporting di Yobi.
Dal visual speach dei conferenzieri emergono le parole chiave di quel è stato Trump nel corso di una campagna elettorale ideata, studiata, impostata e calendarizzata in base a un Progetto presidenziale del 2014, la cui sostanza si trova nella sua stessa produzione bibliografica, un piccolo grattacielo di carta composto da ben 15 libri, tutti con il suo volto in copertina. Dentro queste pagine si trova la sintesi della sua Bibbia di successo, fondamentalmente centrata sul concetto di Condivisione delle idee e personalizzazione della presidenza. Il mondo cambierà Trump? Spostamento verso Oriente, rapporto con l’Iran, approccio imperialista contro approccio imperiale, scenario non dissimile dall’America di Obama se non saranno aggressivi con la Cina. Usa-Russia verso l’accordo. Trump non vuole il disarmo perché sa che il sistema della spesa militare, l’investimento nella difesa e nella sicurezza, resta il volano dell’innovazione tecnologica e della crescita del prodotto interno lordo. Le armi sono tutte puntate sul dividi et impera dove dividere si legge in inglese semplicemente ‘divide’ digitale, immateriale, differenza nelle cose che ci fanno intelligenti e potenti rispetto agli altri. Si rafforza sul piano planetario il ‘pitagorico’ triangolo Usa Russia Israele. La Cina non condiziona Trump. Sono Previste provocazioni anche se in un’ora sola da una qualsiasi minaccia, dalla Stanza Ovale sono in grado di colpire ovunque.
Si dice che sarà un Presidente meno forte ma più libero. Si sa pure che ha perso la Clinton. Ma l’America prescinde dai leader. Certo è che, la solita supponente saccenteria di certa intellighenzia incline alle solite logiche fatue e superficiali voleva far credere cose turpi sul conto del biondo che ha conquistato l’America. Tuttavia si facciano presto uno shampoo alla camomilla per ravvivare i loro riflessi opachi e avvizziti e si diano una regolata perché Trump non è uno sciocco. E' un uomo di questi anni, la risposta americana al declino e al malessere che è riuscito a svegliare i propri connazionali, spingendoli a semplificare e concentrarsi su se stessi. Certamente nel suo profilo primeggia la miglior dote di un personaggio che al di là di ogni cosa è un abile, gioviale quanto cazzuto negoziatore, sempre pronto ad abbracciare le crociate delle politiche innovative, a cogliere l’opportunità. Lui e il suo staff, lui e il suo board hanno capito per chi suonava la campana, analizzando il momento storico segnato dalla fine delle guerre culturali, sottolineando l’altro aspetto del bicchiere mezzo vuoto e cioè quello pieno per cui malessere non è declino, l’equilibrio non può sembrare solo la copia della pax romana dopo Cartagine, la globalizzazione non sempre ha giocato alla middle class, gli affari domestici sono fatti che riguardano i colletti bianchi ma anche le tute blu, i clintoniani e gli obamiani abbiano almeno la pazienza di capire che mai come adesso vale il motto ‘senza dollari niente politica estera’.
Sull’energia ci sarà una spinta a favore degli incentivi alle rinnovabili, al momento posizionati al 3%, ma che ambiscono al 4/8% nel 2030, più che un raddoppio. Oil & Gas Fracking sono una frontiera come il muro nel New Mexico, o nel Nevada. Fracking svuota i pozzi velocemente, ciò comporta trivellazioni continue. Petrolio tu sei crollato sul più bello, la caduta del prezzo del barile, il controllo del petrolio che va verso est. Meno del 18% arriva in Usa. Oil 13% della produzione mondiale. Solo gli americani ne consumano il 19%. Come fare? Aumentare l'importazione. Greggio e Gas su 3 mercati, in America Europa Asia, costa meno e si estrae con il petrolio e viceversa. Importo Greggio. Esporto Prodotto. Cala l’Import di Petrolio.