Serie A. Crotone. Dall’Arena all’Agorà, Nicola e i quattro passi nella Storia

13 dicembre 2016, 08:15 Trasferta Libera

Giornata di shopping per Davide Nicola, allenatore del Crotone: un incontro casuale, interessante a stargli vicino e parlare di altre cose, non di calcio. Non è l’evento dell’anno, ma nemmeno una banalità. È stata l’occasione per vivere e raccontare di sé, della città e della sua storia.


di Giuseppe Romano | Trasferta Libera

Visitare il museo, fare un passo nel passato, tra il VI ed il V secolo a.C. evocare Pitagora, Alcmeone, Hera Lacinia, i giochi dell’antica Grecia. Davide Nicola mostra di amare il passato più del presente. Dopo un buon caffè, sotto i portici, e una lunga chiacchierata, non fa fatica a percorrere le stradine del centro storico e supera con un sorriso le fitte dolorose provocate dalla mano fratturata. Ha sete di approfondire le conoscenze sulla città e la sua cultura.

Lontano dallo “Scida”, suo rettangolo di lavoro, è un attento osservatore, competente e pronto a sottolineare le affascinanti immagini che il percorso fornisce durante la passeggiata per la città, che non conosce ancora nei particolari.

“Conosco principalmente via Roma ed il corso Vittorio Veneto che percorro giornalmente, tra la libreria Mondadori, il parrucchiere e altri quattro-cinque negozi, dove, abitualmente, faccio delle commissioni. Piazza Pitagora, via Regina Margherita e i Portici, non li ho frequentati, perché impegnato al campo o a casa a studiare o vedere partite”.

Il lungomare non è mancato alle tue passeggiate distensive.

“Ho ammirato la parte del mare da dove inizia il porto, verso piazzale degli Ultras, fino a Viale Magna Grecia. A questi percorsi, va compresa la visita al promontorio, dove si trova il museo e la famosa Colonna. Peccato che non ho potuto seguire alcuni passaggi, chiusi al pubblico, e raggiungere la colonna, posta fuori dalla portata del visitatore”.

Di queste immagini, quale ti è rimasta più impressa, oltre alla limpidezza del mare e il volo dei gabbiani?

“Dal punto di vista naturalistico, lo scorcio che si coglie dal Cimitero per tutta la costa fino a Capocolonna. È una parte che mi piace moltissimo. Trovo elegante, cruda nello stesso tempo, reale, poco lavorata, anche se basterebbero solo alcuni miglioramenti per valorizzare veramente l’insieme. Mi è piaciuta molto la parte del Castello, che non sono riuscito ancora ad approfondire né da fuori né all’interno, e il centro storico”.


"Mi piace molto fermarmi e ascoltare.

Mi piace questo continuo confronto,

è il modo per entrare nel tessuto sociale"


Il suo passaggio dal “corso” non è passato inosservato: richiami, strette di mano, foto ricordo e tanti “consigli” per il Crotone: gente, diversa da quella che va allo stadio, meno rumorosa ma con i colori rossoblù sempre nel cuore.

“Questo lo faccio abitualmente, ma non solo nel centro, anche in altri contesti. Devo dire che mi piace molto fermarmi e ascoltare i consigli e alcune valutazione su di me e la squadra, dal di fuori degli spalti. Alcune persone mi incuriosiscono talmente che mi fermo a parlare ed è difficile staccarsi e andare via. Loro vogliono avere ragione, io ne voglio altrettanto e tutto diventa intrigante. Questo continuo confronto mi piace. È una cosa alla quale non rinuncio. Penso che sia la migliore forma per poter entrare nel tessuto sociale e capire come ragionano e come vedono le cose. Poi si può essere o non essere d’accordo, non è questo il problema”.

Di solito, quando la squadra va male e non fa buoni risultati, ci sono critiche dure, invece, Davide Nicola, non hai riscontrato contrasti forti, fuori dallo stadio.

“Personalmente preferisco andare in giro quando la squadra va male. Perché, almeno, sono consapevole che le persone mi dicono ciò che effettivamente pensano. So che l’accoglienza è festosa e la gente si complimenta, quando si va bene. Io, sono un po' diffidente di natura. Ai complimenti non ripongo grande attenzione, non mi conquistano più di tanto. Piuttosto, mi piace vedere le persone per quello che sono nei momenti particolari. Lo stesso succede per la Tv: vado quando le cose non girano come vogliono gli altri”.

Il tecnico pitagorico ha un contratto triennale con l’Fc Crotone. Interessante la sua proiezione in questa città, per la quale manifesta un senso di appartenenza.

“Non è un discorso legato al tempo. Credo che la durata di un contratto sia a favore della società, che può credere in un giocatore o in un allenatore, aiutandoli a crescere per poterci guadagnare, oppure a favore di coloro che hanno un contratto. Tutto questo è nell’ottica del commercio. Io non ragiono in termini di tempo. Conta ciò che provi quando entri in un tessuto sociale e ti trovi a tuo agio. Per noi che facciamo questo lavoro, non è tanto importante l’aspetto economico, quanto essere soddisfatti e sereni”.


"La gente del posto mi incuriosisce

Ha dovuto imparare a conoscermi

Ho bisogno di tempo per creare rapporti"


Il contatto con la gente di Crotone è positivo, dentro e fuori lo stadio.

“La gente del posto mi ha incuriosito molto. Ha dovuto imparare a conoscermi. Sicuramente, io non sono una persona che si porge con interesse. Mi faccio conoscere per quello che sono e, a volte, comporta parecchio tempo per instaurare quei rapporti interpersonali gratificanti non perché sei l’allenatore e rappresenti i colori del Crotone, ma soprattutto per la persona che sei”.

Anticipiamo gli auguri di Natale alla città. In attesa di visitare il Museo e il Castello.

“A natale, sarà per l’atmosfera, siamo portati di più ad analizzare ciò che stiamo facendo, come ci stiamo comportando, quali sono i nostri valori, cosa vorremo raggiungere e, perché no, dedicarsi anche ad una solidarietà maggiore verso gli altri. Credo sia l’aspetto più piacevole e più gratificante. La felicità, secondo me, è portata soprattutto dal pensiero e dalla curiosità verso agli altri. Ad ogni tifoso crotonese, ma anche non tifoso, ad ogni abitante di Crotone, auguro di poter raggiungere ciò che più desidera, assieme alle persone e agli affetti più cari. Senza condivisione non avrebbe senso quello che ognuno di noi fa. Le difficoltà sono tante ma non si deve desistere”.

Le cose hanno più sapore quando sono difficili da raggiungere, è anche la filosofia di Davide Nicola, ambizioso e sognatore.

Vorrei, voglio può sembrare un imperativo presuntuoso, realizzare un sogno, mai desiderato tanto, come quest’anno. Non ho bisogno di dirlo. È una cosa che sento dentro. Sarebbe il regalo più grande. Indipendentemente dalla mia carriera futura. Ho bisogno di credere nelle favole. Credo che l’essere umano abbia necessità di creare questa cose, per evadere da una realtà che spesso delude. A volte, si ha la sensazione che tutte le cose siano stabilite e nulla le può cambiare. Personalmente, sono per un ragionamento molto fantasioso e continuo ad inseguire quelle cose che sembrano difficili. Questa è la mia arte di vivere”.