Il Medico e il Ministro. Marco e Massimo. Tutto comincia e finisce in M come le iniziali di Massimo Marrelli, medico anticancro e imprenditore sanitario di Crotone, da anni in lotta per aprire una clinica privata, intesa anche come presidio contro le malattie oncologiche che attanagliano a dismisura la popolazione dell’ex città industriale crotonese e di Marco Minniti, il dirigente dell’ex Partito Comunista Italiano, che proprio a Crotone, venuto da Reggio Calabria, si era speso per salvare la madre di tutte le fabbriche inquinanti la Pertusola Sud. Strano destino quello del medico odontoiatra crotonese e del politico di professione che ha fatto carriera fino a diventare ministro del Governo. Due facce di una Calabria estrema, una sotto e l’altra sopra, l’una ai vertici l’altra alla base del sempre più aggrovigliato e sbagliato quadrato sociale, politico ed economico di conio pitagorico.
Minniti in questi giorni di festa sta a Roma per fronteggiare il rischio e la minaccia terroristica dei kamikaze del Tir, Marrelli sta davanti al Comune di Crotone, presidiato da una nutrita squadra di forze dell’ordine, gli uomini del Ministero degli Interni dislocati sul territorio, con auto di servizio e blindati, per fronteggiare la protesta civile e democratica, scoppiata improvvisamente in giornata.
I dimostranti, tutti dipendenti della clinica Marrelli su cui pesa la scure del licenziamento, attaccano apertamente la gestione regionale e commissariale della sanità. E minacciano di guastare la festa al neo ministro calabrese magari occupando la municipalità proprio il giorno di Natale.
Il grado di separazione sta tutto nella massiccia presenza dei mezzi della pubblica sicurezza, Polizia di Stato e Carabinieri hanno parcheggiato i propri mezzi sul principale corso cittadino, dileguando quel che restava di un ricordo festivo cancellato dalla crisi economica e dall’emigrazione senza ritorno.
Più che clima natalizio l’aria che tira è quella cupa delle lotte sociali e dei rancori politici. La porta del Municipio, l’unico presidio pubblico in una città gabbata dallo Stato che ha salvato la Prefettura e la Questura rottamando quelli della Provincia, è chiusa e dentro si vedono solo le luci di un albero di Natale modesto. Appena fuori l’amministrazione che fa capo al sindaco Pugliese, a dir loro per il decoro natalizio, ha realizzato una installazione presepiale che sembra piuttosto lo stazzo di un allevamento ovicaprino.
Gli uffici sono vuoti, la stanza del primo cittadino ha le tapparelle a metà e le luci spente. I lavoratori della Marrelli sui gradini d’ingresso sbattono forte i tamburi di latta. Tra rumori e fischi, il suono è modulato di rabbia, su cui si alza netta la voce di un coro popolare e diffusa che sembra dire a tutti i politici locali, regionali e nazionali che a nessuno è più consentito scendere dalle stelle.