George Michael, Malinconia di una Voce che non Cantava Bugie

Aurélien Facente
Cambio Quotidiano Social


C’è una voce che è cresciuta con me, una voce unica. Se n’è andato a Natale uno degli artisti che ha fatto della sua voce un’opera d’arte. George Michael se n’è andato, e va ad allargare un elenco di gente che ha fatto la storia della musica. Ma il buon George era diverso, particolare, unico, sconvolgente. Non ci sono parole per descrivere un artista del suo genere. Eppure, confesso che non sono stato un suo fan. L’epoca degli Wham, molto divertente, non è stata una mia grande priorità (facevo le elementari all’epoca, e solo in età dai 18/20 anni ho avuto modo di scoprire il progetto). George Michael l’ho conosciuto grazie al film “Beverly Hills Cop II”. C’era nella colonna sonora la sua celeberrima “I want your sex”. Era il 1987. Il video della canzone lo vidi per caso in un canale che prendeva in nome di Videomusic qualche anno più tardi. Quando cominciai ad avere l’età per comprarmi le musicassette, lo trovai in una raccolta di canzoni tratte da film. Era una canzone che mi faceva sorridere e mi perseguitava. Poi cresci, e cominci ad apprezzare di più.


Abitando nell’estremo sud, non è che puoi assistere a un concerto di George Michael. Siamo una piccola città di provincia. Ma per arrivare a capire lo spessore dell’arte di George Michael ci vuole la morte di un altro grande di nome Freddie Mercury. Il concerto ricordo dei Queen mi permette di vedere dal vivo per la prima volta George Michael. E che performance! Unica, possente, poetica, vicina allo spirito di Freddie Mercury.

Una pura potenza a dir poco poetica. Che George Michael fosse intimamente un poeta, lo vengo a scoprire qualche anno dopo. Riesco ad ascoltare negli anni universitari i suoi album, e vedo anche i tipi di videoclip. Negli anni 90’ cambia radicalmente il suo look, e cerca di essere un cantante più intimo, più vicino al cuore. I suoi pezzi non li ami subito. Ma è innegabile che possiede una voce capace di conquistarti. Guardai spesso i videoclip di George Michael negli anni, e quando capita me li guardo tuttora.

Videoclip eleganti, curati nei minimi dettagli, sempre con lui in primo piano ma con estetiche artistiche ben definite e non scontate. Non ne ha mai sbagliato uno a livello estetico. Anzi, alcuni ti entrano proprio dentro. Bravura solo del regista? Non credo. Ma ogni videoclip accompagna bene la canzone fino alla fine.

Di George c’è stata anche una vita privata che inevitabilmente scopri attraverso i gossip, ma la sua voce sapeva andare ben oltre. Ora ai giorni nostri certe storielle fanno sorridere. Ma la sua voce nascondeva un animo molto sensibile. La natura delle sue canzoni più intime, il sapersi prendere in giro, e poi c’era quel suo sguardo malinconico.

Tu ascoltavi i suoi anni 80’ ballando nei posti più fighi, poi però negli anni 90’ qualcosa è cambiato. Lo percepisci nello sguardo di una persona costretta a combattere contro la tristezza. Ho ammirato George Michael perché non ha mai nascosto il fatto di essere umano, quindi di avere anche dei difetti. Eppure dietro questi difetti non c’era soltanto una voce, ma anche una persona che ha dato negli anni qualcosa a chi non aveva. Un’anima malinconica ha bisogno di molto tempo per riscoprire il senso del sorriso, e il suo sguardo non raccontava tante bugie.

Adesso lui non c’è più. Se ne parlerà molto oggi. Si scriveranno molte cose sulle bacheche di Facebook e Twitter. Usciranno un sacco di articoli e di tributi. Partirà la macchina produttiva per pubblicare un nuovo “Best of” della sua eccelsa carriera. Forse spunterà qualche inedito. Ma credo che alla fine ci rimarrà la sua voce, forse il suo vero spirito. E credo che se ne sia andato un artista unico e inimitabile, molto inimitabile.

Grazie, George, per quello che ci hai dato. Mi mancherai.