Il “Patto Gentiloni-Mattarella” sconfitto dalla morsa del Generale Inverno


Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social


Sta di fatto che dopo nemmeno un mese dalla sua nomina, avvenuta con un blitz che ha sorvolato il Parlamento, il governo nato dalla sonora sconfitta renziana appare sempre di più in forte difficoltà di fronte agli occhi di un Paese letteralmente esterrefatto, pietrificato di sgomento e dolore, dopo quanto accaduto non solo nel cerchio tragico del terremoto appenninico, ma sul cocuzzolo di una montagna imbiancata di neve e macchiata di sangue innocente e ignaro che da una settimana bianca potesse venirne fuori il nero colore del lutto e del dolore familiare. Quel che si va sedimentando nel cuore profondo degli italiani è una ‘pietas’ distinta e intrisa di discernimento, rispetto a un ceto politico, ormai ed evidentemente incapace di leggere il sentimento del Popolo, soprattutto dopo quanto avvenuto alla mezzanotte del 4 dicembre scorso, quando l’esito del voto aveva capovolto e buttato a terra il trono ormai ‘illegittimo’ di un re senza corona, come era rimasto l’ex premier Matteo Renzi. Un Renzi, in qualche modo golpista, che dava il via alla fondazione di un vero e proprio ‘triumvirato’, un accordo che assemblava il Quirinale, il Nazareno e il dicastero degli Interni, e cioè una rinnovata alleanza di governo, sottoscritta in calce da Alfano e Mattarella. Era quello che ho già descritto come il giorno del ‘golpe dell’Immacolata’, in cui Renzi scappava dal retro palco senza andare a render conto alla Camera e al Senato della sua ‘Waterloo’ e Mattarella accompagna per la mano Gentiloni davanti allo stesso Parlamento, supino e ricattato, che gli concedeva la fiducia.


Qualcuno aveva pensato che, deposto Renzi, il “Patto Gentiloni - Mattarella” avrebbe resistito ai rigori del freddo, al sonnacchioso letargo in attesa della primavera, consolidando lo spazio e il tempo di un raffreddamento dei conflitti e della tensione tra le parti. Forse, quello che sembrava un bel piano, stava pure nello stato delle cose. Nessuno infatti avrebbe immaginato che bastasse un Generale Inverno qualsiasi, una specie di no-frost mediterraneo, come in bel quadro di Enrico Baj, capace di far precipitare, soltanto abbassando leggermente le proprie temperature, fino al congelamento, un governo impreparato e goffo, privo di qualsiasi strategia di intervento e di progettualità a breve e a medio termine.

Tanto da far apparire alla pubblica opinione nazionale sia Gentiloni che Mattarella alla stregua di due merluzzi Findus, scongelati e controcorrente. Quel che si può ipotizzare abbia combinato Renzi la notte del ‘redde rationem’ è davvero impressionante, tanto da fantasticare lui e il suo team intenti a staccare i fili istituzionali e nevralgici di tutti gli uffici, resettando i computer delle stanze del governo, cambiando le pass word di ogni programma, utili a mandare avanti, comunque, in regime di ordinaria amministrazione l’intero paese, e in primo luogo Palazzo Chigi.

In poco meno di un mese il Generale Inverno ha sconfitto il “Triumvirato Mattarella-Gentiloni-Renzi”. Il gelo di un inverno a Rigopiano segna la memoria politica nazionale con dolore e rabbia. Che le lacrime siano calde di speranze e il sentimento degli italiani vada oltre ogni storica e infertile rassegnazione.