Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social
Mettiamola così: se la Raggi Sindaco di Roma sta a una polizza assicurativa come una spolverata di pecorino romano sui bucatini all’amatriciana, qual è il rapporto geometrico, aritmetico, pitagorico che intercorrerebbe tra il Sindaco Ugo Pugliese e la sua professione abituale di assicuratore? Ovviamente uno, nessuno e centomila. Uno, perché il sindaco di Crotone è da sempre tra gli assicuratori più apprezzati in città, nella provincia e in Calabria, per cui la misura relazionale si potrebbe definire autentica e identitaria. Nessuno, perché mai si è detto, nel corso di qualsiasi campagna elettorale, sia comunale, regionale e nazionale, che potesse sussistere, anche alla lontana, un qualche conflitto d’interesse tra una carica pubblica elettiva e l’esercizio professionale nel ramo assicurativo, che poi nello specifico caso locale, non è certo il primo e unico assicuratore ad assurgere, qui e altrove in Italia, a una qualunque carica istituzionale di diverso grado, se andando a memoria ci si sofferma su ben più illustri precedenti al Senato (Mungari, Direttore Generale Ina Assitalia) che alla Provincia (Iritale, varie compagnie). E infine, centomila come ipoteticamente potrebbe essere il numero delle pratiche svolte per dirla con il ritmo di Paolo Conte in Sud America quando attacca il refrain ‘era ancestrale il gesto tropicale, un'arco dal sereno al fortunale, per dirti quanto è grande la questione tra il danneggiato e l'assicurazione…”
Fare un'assicurazione sulla vita dei politici in tempi come questi, in cui il confine tra rischio personale, professionale e di carriera e impegno in politica è diventato sempre più sfumato, accendere una polizza quando tutti sanno che al di là della ‘comparsata’ politica c’è un rischio che nessuno degli attori protagonisti è in grado di autoassicurare (a meno che non lo faccia qualcun altro), a detta dei giudici reali (categoria timocratica che ne capisce in tema) non può essere in alcun modo un reato. Cosa, invece ben diversa, per chi evidentemente guarda da altra angolazione etica la ‘questione’, ordinando il tutto a partire dall’assunzione di una responsabilità dell’eletto, quindi la sua missione, il suo mandato morale vincolante rispetto agli elettori, secondo cui egli dovrebbe annullare, non solo gli interessi personali, ma anche abbandonare ogni rete di protezione rispetto al calcolo sia delle opportunità che degli errori.
Se valeva per il gigantesco conflitto d’interesse di Berlusconi come mai non dovrebbe valere più?
La carica dovrebbe, quindi, assumere per un deputato, un senatore o un sindaco, il carattere di una specie di perdita della sua precedente soggettività professionale. Uno sganciamento dalla catena dei suoi interessi materiali e vitalmente strategici, forse persino negli aspetti più intrinseci del proprio essere. Vuoi perché prende i voti degli altri, vuoi perché obbligato ideologicamente a fare professione di fede attorno a quegli stessi voti, essendo egli assunto e sviluppato all’interno di un ordinamento che gli fornisce non la tentazione dell’errore, bensì il margine assoluto della sicurezza della legge, attrezzandolo perfettamente, nelle diverse sue espressioni, in ogni specifico ambito di attività.
Concludendo, se alla Raggi è stato chiesto di fare chiarezza sulle sue assicurazioni, che cosa aspettano i consiglieri del Movimento Cinque stelle di Crotone a domandare al loro Sindaco se vi siano state o attualmente insistano anche minime interferenze, in via remota un vago conflitto d’interesse da rimuovere, qualche ambiguità da dissipare, tra quella che è ancora la sua attuale e precedente professione di imprenditore e perito nel vasto, vastissimo campo delle assicurazioni, del brokeraggio, del rischio e sinistri, e il dovere della massima trasparenza richiesto dalla carica di primo cittadino, davanti alla popolazione amministrata?