Lettera a Gentiloni: ecco perché ricostruire altrove i centri terremotati

15 febbraio 2017, 09:57 Calabria Domani | di Rodolfo Bava

di Rodolfo Bava | Calabria Domani

Illustrissimo Sig. Presidente, La prego vivamente di volermi scusare se, da semplice cittadino, le inoltro questa “lettera aperta”, concernente i lavori in corso del post terremoto nel Centro Italia.

Certo, il Governo sta facendo di tutto per potere fare eseguire i lavori di sgombero delle macerie; però, è un’operazione titanica, quasi impossibile. Costosissima ed a lunghissima scadenza.

Recentemente, il Capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, ha rilasciato testualmente la seguente dichiarazione: “Tra fine 2016 e inizio 2017, abbiamo avuto una serie di eventi che se si dovessero scrivere in un film dell’orrore sarebbe difficile descrivere in maniera così puntuale: quattro regioni coinvolte e cinquantadue Comuni zona rossa sono una dimensione stratosferica che non viene percepita”.

Ecco il “punto” – Ill.mo Sig. Presidente – “una dimensione stratosferica che non viene percepita”. Infatti, bisognerebbe visionare il seguente video: http://www.agi.it/video/2017/02/13/video/ecco_come_ridotto_il_centro_di_amatrice-1484468/ per potere notare che, dopo mesi, soltanto la strada principale di un Centro terremotato è stata sgombrata dalle macerie.

Recentemente, il Ministro dei Beni Culturali, Franceschini, visitando Camerino ha detto: “è un’operazione titanica il recupero delle opere. Danni registratisi in oltre tremila chiese. Uno sciame sismico di queste dimensioni non si era mai verificato”. Ed ha aggiunto: “Sui tempi necessari è impossibile dire qualcosa. Basta guardarsi attorno”.

Quindi, quanti anni, quanti decenni ci vorranno per potere sgombrare letteralmente tutto e poter ricostruire, provvedendo a far ritornare i cittadini? E quanto denaro sarà necessario? Dove reperirlo? Indebitandoci sempre di più?

Infatti, in questi ultimi mesi, con frequenza vengono emessi Titoli di Stato a scadenza decennale. A parte il fatto che, una volta eseguiti i lavori, i cittadini, forse, non ritorneranno sia perché sistematisi altrove sia perché ancora sotto stress nonostante gli anni trascorsi.

Alla luce delle considerazioni del Capo della Protezione Civile e del Ministro ai Beni Culturali, si può trarre una semplice considerazione: non è possibile ricostruire in una zona dove la terra continua a tremare ed a fare danni. Ecco un altro “appunto” del Capo della Protezione Civile Curcio: “Ogni giorno si mettono in piedi dei sistemi che tendono un po’ a correggersi proprio perché le azioni si stanno succedendo in maniera tale che non sempre inizi quel programma e sei sicuro che quel programma può continuare così come lo hai pensato. Basti pensare alle verifiche di agibilità: in queste 50 mila scosse più volte si è dovuto ripassare perché ogni volta che c’è un evento la situazione cambia e, pertanto, sono necessari dei correttivi”.

Ecco perché sarebbe opportuno abbandonare quei Centri particolarmente danneggiati, provvedendo a ricostruirli in nuove località meno soggette ai capricci delle faglie sotterranee che continuamente si sfaldano.

Sarebbe un’operazione dolorosa e spiacente per i Sindaci e per molti abitanti ma, pur necessaria, perché fattibile in tempi non lunghi e senza spendere un mare di soldi che l’Italia, purtroppo, non possiede.