Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social
Sono ad Helsinki con la webcam. Al porto di questa monumentale 'città bianca' la giornata è abbastanza trasparente. Nelle prime ore del mattino la temperatura percepita a terra segna zero gradi e mezzo. La notte è davvero una magia di sfumature, con lampioni urbani che ombreggiano sprazzi luminosi, soffondono sensazioni pittoriche, richiami di ecologie finniche con sentori di tundre glaciali. Ho viaggiato per migliaia di chilometri per arrivare percorrendo, rapidamente, quello che sulla carta geografica e della rete stradale europea è già virtualmente il cosiddetto Corridoio Helsinki - La Valletta che dovrà collegare stabilmente la Finlandia con Stoccolma, Malmö, Copenaghen, Lübeck, Amburgo, Hannover, Monaco, Innsbruck, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Taranto, Gioia Tauro, Palermo e Malta. Ho lasciato alle mie spalle uno dei punti più a sud di questa lunga linea che come nelle città immaginarie di Calvino congiunge il Mediterraneo con il mar Baltico. Per consuetudine razionalistica, tutto è ordinato, pulito, scorrevole, simile alla perfezione prefabbricata della vicina Ikea svedese. Ma anche ritoccata da un compassato carattere russo, spalatori di neve, a ogni condizione meteo, mai nessuna emergenza alla allarmata radio, ogni cosa va per il proprio verso, senza alcuna interruzione di attività sociali e pubbliche. Né tanto meno qualche calo di corrente elettrica nei frigoriferi. Nella sua luce nordica, la capitale conta 626.305 abitanti. Nei palazzi dei potenti come nelle palazzine dell'edilizia assistenziale di stato, nelle scuole e per le vie principali del centro storico si ode parlare in due lingue ufficiali, il finlandese e lo svedese. L' area metropolitana, non quella chiacchiera che si frigge a carnevale a Reggio Calabria, è la più a nord del mondo intero. Un milione di abitanti, la più grande metropoli verso il Polo, la capitale più in alto dell’Unione Europea. A Helsinki c’è il parlamento, il governo, adesso di centro destra, ben sette università e tre sedi religiose, una con vescovo evangelico-luterano, uno cattolico e uno russo-ortodosso.
La novità di questo 2017 è che dall’inizio dell’anno si sta sperimentando il reddito minimo garantito, per i cittadini che si trovano in stato temporaneo o permanente di disoccupazione. Un laboratorio, sebbene in scala ridotta, per comprendere ciò che effettivamente può accadere nell’economia nazionale e locale, senza aspettare che la gente finisca tutto il giorno a bere birra nei bei pub disseminati in ogni angolo. Se i risultati non saranno convincenti, il progetto verrà accantonato. (The Finnish Basic Income Experiments, Olli Kangas, Kela)
A dire il vero qui, nei bar del porto e del centro, realmente attraenti e ospitali, si parla molto poco di questo assegno mensile di 550 euro. Probabilmente perché il tema resta sempre al livello medio e più alto del reddito pro capite che contraddistingue la maggioranza delle persone e delle famiglie. Vale a dire che il reddito minimo più che alleviare un bisogno estremo, il disagio, l'esclusione, la povertà marginale, possa rivelarsi utile alla competitività, positivo in termini di aggregati di consumo, entra nello schema economico in quanto specifico moltiplicatore di altri flussi di denaro, rimodellandone persino i percorsi. Tutti sanno, infatti, quanto sia difficile vivere nella principale città del paese con una somma tanto modesta.
Questa inclinazione tendenziale verso l'allargamento del bacino sempre più asfittico dei consumi, fa del reddito minimo garantito in Finlandia qualcosa di ‘ideologicamente’ molto diverso, dal punto di vista dei modelli micro economici, da quello di cui si discute, alquanto imprecisamente e alla larga, anche in Italia. Quello che viene erogato in uno dei paesi economicamente più sviluppati dell'Unione, è un minimo vitale assoluto assegnato a chi non ha mai lavorato, indipendentemente dalle spese sanitarie e dalle indennità di alloggio, che vengono conteggiate separatamente.
In breve, un importo di base, che non sostituisce altri vantaggi, che punta ad allargare la disponibilità di spesa, il pacco standard dei consumi di fasce escluse dal mercato del lavoro ma con forte propensione al mercato dei beni di prima necessità o simili. Quasi a segnalare che tra uno stock di spesa assistenziale devoluto con finanziamenti pubblici alle varie organizzazioni caritative, tipo misericordie, banco alimentare collettivo e mense dei poveri gestite dalle varie Chiese, tanto vale distribuire direttamente reddito ai potenziali acquirenti di quei beni.
Per le vie brevi chi vuole percorrere il corridoio 'immaginario' e tortuoso, un vero girone dantesco, del reddito minimo di cittadinanza, viaggiando nella mappa socio economica dei welfare da nord a sud, deve andare all’aeroporto di Helsinki, senza sperare di prendere un aereo per Crotone. Lì funziona, giorno e notte uno scalo che ospita molte rotte per destinazioni in Europa e nel mondo. Non lo stesso si può dire per Crotone che sta nella sua naturale collocazione del Golfo di Taranto e l’artificioso nonché molto ‘equivoco’ inserimento nell’area dell’altisonante Autorità portuale di Gioia Tauro. Qui non funziona proprio niente e giustamente la gente si lagna sotto il peso asfissiante della rassegnazione.
Nelle statistiche ufficiali, la provincia calabrese, è la città più povera d’Italia, con il più alto tasso disoccupazione assoluta e relativa, la più alta percentuale di giovani emigrati altrove in Europa e in Italia, un ragguardevole indice di povertà, il reddito pro capite più basso della nazione. Primati che durano da decenni. Nel mentre il porto è un relitto utilizzato solo dagli scafisti e dalle autorità di confine per far sbarcare migliaia di profughi asiatici e africani all’anno, l’aeroporto chiuso al traffico nonostante una tra le compagnie leader mondiali come Ryan Air faceva viaggiare tanti passeggeri altrimenti privi di collegamenti ferroviari decenti con Roma e altre città principali.
I disoccupati sono un numero impressionante. Quasi una genetica sociale. Si nasce all'anagrafe come tali. Poi si è inseriti a carico e a nero nel libretto di pensione dei pensionati di famiglia. C’è miseria nei quartieri operai e più abbandonati. Molto spesso la cronaca deve occuparsi di drammi famigliari che riguardano la malasanità e la mancanza di un sostentamento civile. Ciò nonostante parlare di reddito minimo garantito è un vero e proprio tabù e chi lo fa rischia di passare per un bestemmiatore, un sacrilego che si scaglia contro le interessate politiche del lavoro, insomma un eretico che scaglia una pietra nello stagno sporco del clientelismo e del voto di scambio.
In quest'area la disoccupazione ha un carattere storico, strutturale. Non ha origini soltanto nelle forme contemporanee dell’innovazione tecnologica. Esisteva prima quando c’era il latifondo feudale e i grandi baroni delle terre. Le inchieste agrarie, tipo la storica del Iacini, descrivevano la miseria, la povertà, e poi la grande ondata migratoria transoceanica, il miraggio delle Americhe. Lo stesso accadde quando venne l’industria inquinante, oppure quando tentarono di reindustrializzare la zona con i fondi europei. Arrivarono strani imprenditori dal Belgio per costruire nuove fabbriche. Ma fu un bidone.
In queste parti del Sud la disoccupazione è ormai un fenomeno irreversibile. Per questo sarebbe praticamente illusorio immaginare che un ipotetico prossimo sviluppo industriale possa cambiare la realtà. La disoccupazione temporanea o quella a vita deve essere affrontata e ridimensionata soltanto in una prospettiva nuova, diversa dalla logica del passato. Altrimenti essere cittadini a Crotone significa sottoscrivere la propria condanna all’ergastolo del non lavoro.
Un fatto che significa non solo disoccupazione materiale, mancanza di reddito stanziale ma anche formale esclusione dalla democrazia e dalla partecipazione politica. Se non si affronta il tema politico e civile della sopravvivenza economica e dell’inclusione democratica dei disoccupati e dei senza reddito tutti i discorsi sulla qualità della vita, sull’ecologia, l’arte, il turismo, i beni culturali e archeologici, la giustizia sociale, tutto insomma diventano un’ipocrisia politica, un orpello vacuo e indecoroso.
Inutile far finta di niente. Non c’è più tempo per la letteratura operaista e neolaburista. Occorre subito una grande campagna politica nazionale per sperimentare il reddito di cittadinanza a Crotone. In una città dove, per dirla con Max Horkheimer, ‘la vita dei disoccupati è l’inferno, la loro apatia la notte, l’odierna esistenza della popolazione è la grigia vita quotidiana’.