Elogio del Pirata nel furor delle Tempesta | Venturino Lazzaro

Venturino Lazzaro
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Cari amici, buona domenica. È chiuso anche oggi (bianco, fermo), e ne approfitto per finire il mio (ennesimo) libro sui pirati (un saggio, questa volta). Ho speso una fortuna, negli anni, per libri come questo, ma solo di recente ho indagato sulla motivazione recòndita di questa attrazione imbarazzante. La mente piratesca ha un che di originale, e non scontato. Quella pulsione a predàre, carpire, derubare, infatti, è un'attitudine senza dubbio bassa, deplorevole, ma che presuppone il riconoscimento di un valore (in altrui possesso) che merita attenzione, al punto da desiderare di possederlo. Non è poco. Oggi, il "non riconoscimento" dell'altrui dote, capacità, proprietà o competenza, è cosa più usuale, più diffusa, frequentissima. Non la condivido (o cerco di disfarmene).


E allora continuo (in poltrona) a navigare su quelle golette, su quei brigantini con compagni mai sazi, voraci, affamatissimi. Attratti dal danaro, dall'oro, dai gioielli, ma irresistibilmente (sono sicuro), anche dalla bellezza, dal sorriso, dall'intelligenza. Vorrei assolutamente impossessarmi di libertà, di forza d'animo, di altro sapere. Coltello tra i denti, vorrei assaltare (ammirandole) le altrui conoscenze, gli altrui rimedi, le attitudini, i sapori e i godimenti. Vorrei arrembare su città sane (apprezzandole), per possedere strade sgombre, pulite, con case ben fatte e ben tenute, per recuperare, finalmente, un senso di bellezza e di salute.

Orizzonte della mia anima sarebbe vedere dappertutto (e fare mie) cortesia, rispetto e discrezione, a costo di inseguirle, di rubarle, depredarle. Sarei un pirata forte, coraggioso e intrepido, audace e voracissimo. E sulla mia bandiera (pronta all'assalto), per incùtere attenzione e desiderio, disegnerei (coloratissima) una grande parmigiana di zucchine. Buon pranzo.