All’attenzione della Syndial-Eni, del Ministro dell’Ambiente, della delegata del Ministero dott.ssa Elisabetta Belli, del Presidente della Giunta regionale Oliverio, del Sindaco di Crotone Pugliese, dei Componenti il Consiglio Comunale di Crotone.
di Rodolfo Bava | Calabria Domani
Crotone era nota in tutta la Calabria, e fuori regione, grazie alle industrie che davano lavoro a moltissimi calabresi. Pertanto, per la tutela della testimonianza si dovrebbe spingere alla conservazione dei capannoni dell’ex Società Montecatini, attualmente di proprietà della Sasol. Rappresentano gli unici edifici industriali ancora non demoliti di detta Società (alcuni, purtroppo, già demoliti).
Dovremmo tramandare questa memoria, promuovendo il turismo industriale, facendo divenire gli edifici delle originali attrazioni turistiche. Un turismo molto sviluppato in Germania, dove nella regione della Ruhr si recano, annualmente, oltre due milioni di persone. Un turismo che potrebbe rappresentare un’opportunità di apprendimento per le scolaresche, nonché un vettore di conoscenza del territorio crotonese per gli adulti. Tanto da riuscire ad arricchire, in tutti i visitatori, ed in tutti noi cittadini, il capitale culturale.
Sono questi alcuni dei tanti motivi che dovrebbero indurre la politica italiana a non fare sparire dal territorio di Crotone la memoria e la tradizione dell’industria. Ma il maggiore motivo sarebbe quello di poter offrire nuove opportunità di lavoro e nuove possibilità di rivitalizzazione del territorio. Ecco, pertanto, la necessità di ripristinare ed abbellire tutti gli edifici industriali esistenti, facendoli risultare dei “monumenti”. Senz’altro con una spesa massicciamente minore rispetto alla loro demolizione. E con dei risultati senz’altro vincenti.
Sono numerosi gli studiosi di questo settore, piuttosto bistrattato. Ecco cosa afferma Massimo Negri: L’archeologia industriale può acquisire una vera rilevanza se lo studio dei resti materiali dell’industrializzazione non sarà inteso semplicemente in termini introspettivi, ma come attività di identificazione e tutela della fisionomia di un determinato territorio considerato come il risultato di un processo storico”.
È la seconda volta che trattiamo l’argomento. La volta precedente avevamo anche riportato ciò che pensa la Svimez: “Trasformare Crotone nella Bilbao d’Italia”.
Riprendiamo alcune interessanti affermazioni della Svimez dal rapporto annuale del 2015: “Bilbao è la principale città basca in Spagna, è un esempio di riconversione ecologica che, dopo un piano di riqualificazione urbana, è diventata una città moderna, efficiente ed un posto turistico internazionale”.
E continua con l’affermare: “Crotone, nonostante le epoche gloriose degli anni 20 del ‘900, fino agli anni 80 - 90, ha da tempo smesso di essere un’attiva e ricca città… la proposta è quella di produrre un piano di rigenerazione urbana ed ambientale sul modello della città di Bilbao, per potere riconvertire le aree dismesse in memoria del passato, in parchi urbani, scientifici e tecnologici, musei all’aperto, cittadelle dello sport, infrastrutture per il bacino del fiume Neto, valorizzazione del sito archeologico dell’antica Kroton. Stima degli interventi: 390 milioni di euro”.
Ma vi sarà qualcuno che si soffermerà sul nostro appello e sui rilievi della Svimez?