Vito Barresi | Trasferta Libera
Questo campionato del Crotone in Serie A non vi sembra somigliante in qualche modo alla storiella della moglie ubriaca e della botte piena? Così che di questo Crotone Calcio tutti fuori ne parlano bene e solo noi invece solleviamo qualche dubbiosa critica. Sta di fatto che la dirigenza dei Vrenna è molto, molto meno stordita della curva mezza vuota. Del Crotone si discute, proprio per la traettoria dei suoi risultati, dei numeri messi in campo che non sono solo quelli visti e segnalati in classifica ufficiale. Vi sono cioè altre graduatorie di affidabilità, accountability e appetibilità economica che misurano la propensione agli investimenti e all'innesto di nuovi capitali che potrebbero dare diversa strategia all'impresa calcistica crotonese. E di questo,ovviamente, secondo diffusa mentalità, meno se ne parla e meglio è...
Un Crotone incolore che se non fa ancora le valige dalla Serie A non tira neanche il trolley che risolve la crisi d’identità verticale di una intera società apparentemente impantanata nelle sabbie mobili dell' indecisionismo. Svaniti i miraggi del tridente africano, della squadra tutta cuore e passione di città, la maglia resta ancora in vista anche se lo stadio sempre più frequentemente comincia a dispensare qualche cartellino giallo agli attori protagonisti di questa annata speciale per il movimento calcistico crotonese.
Il Presidente Vrenna sembra puntare a vincere il proprio campionato, dopo aver portato il Crotone ai vertici, aprendosi a nuove avventure calcistiche e più ampi mercati del tifo calabrese. Certo, lasciare tutto in famiglia è la via più sicura ma anche più facile.Bisognerebbe anche ricordare che la società dei Vrenna ha sempre, logicamente e logisticamente, fruito di tanti aiuti pubblici, che nel corso degli anni sono stati necessari, e talvolta decisivi, per vincere numerosi campionati.
Per cui sarebbe stato interessante capire se. per questo Crotone, così ben piazzato in termini di visibilità nazionale ed europea, ci sarebbe stato modo di internazionalizzare gli azionisti con qualche innesto, di aprire all’azionariato popolare, in sintesi di fare capitalisticamente una cosa innovativa e più forte che non fermarsi alla rassicurante formula dell’azienda di casa.
Lo stesso dicasi per la politica comunale che ha dispensato molto spesso i soldi a pioggia e mai ha voluto quantificare gli investimenti che in questi decenni sono stati erogati a favore della società. Questo perché è tempo di svegliare i cittadini tifosi che primi fra tutti, non solo quelli che pagano abbonamento e biglietti, hanno diritto a un piano specifico e particolareggiato che trasformi quella parte della città, dove insistono verde, ambiente, sanità, sport, turismo e viabilità, scuole e attrezzature culturali, in un parco di grandi dimensioni, fruibile e polivalente, di dimensione urbana, regionale e mediterranea.
Ma di questo campionato qua nessuno sembra averne voglia.