Crotone, il Museo della “discordia”: tante visite e pochi spazi

10 marzo 2017, 10:21 Il Fatto

La collezione statale dei beni archeologici e culturali, esposta al Museo Nazionale di Crotone, continua a destare grande interesse locale e nazionale. Il numero elevato dei visitatori: “Oltre ventiduemila presenze tra Castello Carlo V, museo civico, biblioteca ed archivio storico”, rappresenta un miglioramento dei servizi offerti dalla direzione del Museo e del Comune.


di Giuseppe Romano

È questo il segnale lanciato dall’assessore alla cultura, Antonella Cosentino. Soddisfatto, ma non pienamente, anche il direttore del Museo Civico, Gregorio Aversa, che trova insufficienti gli spazi di esposizione, rispetto al patrimonio in giacenza nelle aree di appartenenza alla soprintendenza.

L’attuale struttura museale, composta da una palazzina a due piani, ubicata al centro storico è stata “adottata” nel 1969 e da allora non mai ampliata, nonostante l’abbondanza del materiale di alto valore storico e artistico riportato alla luce.

Tra i suoi appelli di collaborazione registriamo la risposta del Comune di Crotone, attraverso la professoressa Antonella Cosentino, assessore alla cultura.

“Abbiamo un ottimo rapporto col direttore Aversa, perché, con il polo museale, l’amministrazione comunale si confronta per problemi che interessano entrambe le Istituzioni. L’ultimo incontro si è tenuto il 3 febbraio, a Cosenza. Alla presenza della sovrintendente del Polo Museale Calabrese, dottoressa Acordon, abbiamo sottoscritto l’accordo con il quale il Comune di Crotone concede, in comodato d’uso, alcuni locali del Principe di Piemonte affinché la soprintendenza possa istituirvi i suoi uffici. La soprintendenza ha chiesto questo perché intende liberare Palazzo Morelli per allargare i propri spazi”.

Oltre a questa soluzione, non vi sono altri immobili disponibili da autorizzare per le esposizioni di nuovi reperti, ancora ammassati in locali di fortuna?

“Non abbiamo aree di nostra pertinenza da poter concedere. Anzi, l’amministrazione comunale ha insufficienti spazi. Si tenga presente che tutta la serie di aree, che dovrebbero essere del Comunale, sono sottoposte a ristrutturazione, risanamento e quant’altro. È chiaro che non disponiamo di strutture da poter concedere. Tuttavia, la concessione ventennale dei locali del Principe di Piemonte si è fatta proprio nello spirito di collaborazione tra le due istituzioni”.

Il castello di Carlo V è una fortezza di epoca medievale che sorge nella parte antica di Crotone, area storica, con biblioteca e sale di esposizione, che hanno registrato numerosi visitatori, è inibito a svolgere attività museale?

“Il Castello è di proprietà demaniale e, per l’utilizzo di alcuni locali del castello già il Comune di Crotone paga al demanio. Però, parte della struttura è stata data, dal demanio, in concessione alla soprintendenza. Quello che la sovrintendenza vorrà fare di ciò che gli è stato concesso il Comune non lo sa”.

In che misura il Comune è attivo nella promozione dell’immagine e del patrimonio culturale?

“Noi, come amministrazione stiamo realizzando una cartellonistica ampia e razionale, nell’ottica dell’incremento del turismo e, quindi, della capacità attrattiva del territorio. Ma non so se vi sono cose in comune con la soprintendenza”.

I beni culturali hanno fatto registrare una presenza rilevante di “visitatori”, in questi due ultimi anni. Cosa Le suggerisce?

“Certamente c’è un rinnovato interesse rispetto all‘archeologia e ai resti della Crotone Magno-Greca e della Crotone romana. Ma anche gli spazi del Castello hanno registrato un notevole aumento di visite all’Archivio Storico, Biblioteca e alle mostre realizzate alla Torre Aiutante. Le firme raccolte sono tante. Indubbiamente i dati ci dicono che i luoghi, soprattutto dopo la riqualificazione degli spazi esterni, sono molto graditi agli ospiti che frequentano la nostra città. Questo ci sprona a fare di più e meglio, in maniera tale da poter essere sempre più attrattivi”.

I numeri sono confortanti e incoraggianti, ma si potrebbe avere di più. Secondo lei, cosa frena l’arrivo e la presenza di gente che viene da fuori?

“Indubbiamente la nostra perifericità. Il fatto che non abbiamo strade, ferrovie, obiettivamente, ci tagliano fuori… Anche l’attività dell’aeroporto, in questi ultimi anni, è collegata ad una maggiore possibilità di presenze. Ma Crotone deve crescere in merito alla capacità attrattiva, alla valorizzazione della nostra cultura e del patrimonio archeologico”.

Dalla sua esperienza da dirigente e, oggi, politica, come è possibile risolvere questo problema?

“È estremamente difficile, complesso. Ci stiamo lavorando con grande impegno, speriamo di vedere dei risultati con l’aiuto di tutte le Istituzioni”.

Le associazioni danno una mano e in che modo?

“Alcune si altre di meno”.

Hanno la professionalità per rispondere alle vostre richieste?

“Come no! Per esempio, ci stanno associazioni che si sono proposte, come il Gruppo Archeologico Crotoniate che ha dato la sua disponibilità e dei suggerimenti. Qualcun’altra interviene in maniera sporadica. Ma fin tanto che ci sono rapporti e nel momento in cui si interviene per la specificità della propria competenza è tutto molto gradito”.

Crotone, nella Calabria e in tutto il Meridione, a livello culturale come si pone?

“Per quelle che sono le sue potenzialità, Crotone potrebbe dare moltissimo, purtroppo ancora dà poco rispetto al patrimonio di ricchezza storica e culturale”.